Alrune Rod - Hej Du (1971): Secondo album dei danesi, pesantemente inferiore all'ottimo primo che li impose, seppur solo in Scandinavia, come esempio brillante di art-prog in anticipo sull'Europa. Questo invece fu fiacco, senza le impennate che furono punto di forza, e dilatato a causa delle poche idee. 5/10
Cycomotogoat - Alkaline (1994): Questo cd era negli scaffali del negozio del mio amico Pig quando uscì, e c'era ancora nel 2007 quando faceva gli scatoloni per la chiusura. Alternative-crossover di stampo hendrixiano, con hippytudine a limiti più che tollerabili; suoni buoni ma canzoni da ricordare neanche una. 5/10
Jef Gilson - Le massacre du printemps (1971): Dalla List, un jazz-trio (piano elettrico, organo e batteria) francese in impro totale. Non c'è che dire, grandissimi suoni, attitudine dissacrante e la follia giusta. Ma è un po' troppo monocromatico. 6,5/10
Ulan Bator - Ego Echo (2000): Non mi ha mai sfagiolato questa band francese che negli anni zero ha avuto tanti consensi anche in Italia. Essere Arty a tutti i costi non è facile. Un lavoro che è disomogeneo e monotono al tempo stesso, che cerca e trova sfide anche appetitose ma non conclude molto di significativo sul piano pratico. Gli altri album furono persino peggio. 6/10
VV.AA. - 2015 Library of Sound Grooves - Obscure Psychedelic Manuscripts from the Italian Cinema (1967-1975): Raccolta un po' superficiale (americana, infatti) che pesca come da titolo. Al di là del fatto che chiamarla psichedelica fa un po' ridere, ci si dimena fra pieces notevoli e pezzetti ammiccanti, al punto che i secondi sviliscono la magia dei primi. Media; 6,5/10
Devo - Duty now for the future (1979): Seguito dello storico debutto domanda-risposta che lascia l'amaro in bocca: talmente perfetto e professionale da far perdere ai Devo la spontaneità e la genuinità. Ai tempi poteva anche passare per innovativo e peculiare, ma con il senno di poi, fu soltanto l'inizio di un declino che ha conosciuto fondo come pochi. 6/10
Solo Andata - Fyris Swan (2006): Nulla a che vedere stilisticamente col duo che 4 anni dopo ha realizzato un'ottimo compendio di post-dark-ambient. Qui gli australiani debuttavano con un folk d'atmosfera tedioso, ampolloso, strumentale, ad encefalogramma quasi piatto. Inspiegabile 4,5/10
Drcarlsonalbion - Edward Kelley's Blues (2012): Decisamente Carlson da solo non mi sfagiola. O è troppo piatto e compassato o troppo terrorista come in questo, 50 minuti di feedback senza capo nè coda. E pensare che quando si discute degli Earth di solito si parla al singolare. Viene qualche dubbio, anche vista la statura storica del personaggio. 5/10
Cycomotogoat - Alkaline (1994): Questo cd era negli scaffali del negozio del mio amico Pig quando uscì, e c'era ancora nel 2007 quando faceva gli scatoloni per la chiusura. Alternative-crossover di stampo hendrixiano, con hippytudine a limiti più che tollerabili; suoni buoni ma canzoni da ricordare neanche una. 5/10
Jef Gilson - Le massacre du printemps (1971): Dalla List, un jazz-trio (piano elettrico, organo e batteria) francese in impro totale. Non c'è che dire, grandissimi suoni, attitudine dissacrante e la follia giusta. Ma è un po' troppo monocromatico. 6,5/10
Ulan Bator - Ego Echo (2000): Non mi ha mai sfagiolato questa band francese che negli anni zero ha avuto tanti consensi anche in Italia. Essere Arty a tutti i costi non è facile. Un lavoro che è disomogeneo e monotono al tempo stesso, che cerca e trova sfide anche appetitose ma non conclude molto di significativo sul piano pratico. Gli altri album furono persino peggio. 6/10
VV.AA. - 2015 Library of Sound Grooves - Obscure Psychedelic Manuscripts from the Italian Cinema (1967-1975): Raccolta un po' superficiale (americana, infatti) che pesca come da titolo. Al di là del fatto che chiamarla psichedelica fa un po' ridere, ci si dimena fra pieces notevoli e pezzetti ammiccanti, al punto che i secondi sviliscono la magia dei primi. Media; 6,5/10
Devo - Duty now for the future (1979): Seguito dello storico debutto domanda-risposta che lascia l'amaro in bocca: talmente perfetto e professionale da far perdere ai Devo la spontaneità e la genuinità. Ai tempi poteva anche passare per innovativo e peculiare, ma con il senno di poi, fu soltanto l'inizio di un declino che ha conosciuto fondo come pochi. 6/10
Solo Andata - Fyris Swan (2006): Nulla a che vedere stilisticamente col duo che 4 anni dopo ha realizzato un'ottimo compendio di post-dark-ambient. Qui gli australiani debuttavano con un folk d'atmosfera tedioso, ampolloso, strumentale, ad encefalogramma quasi piatto. Inspiegabile 4,5/10
Drcarlsonalbion - Edward Kelley's Blues (2012): Decisamente Carlson da solo non mi sfagiola. O è troppo piatto e compassato o troppo terrorista come in questo, 50 minuti di feedback senza capo nè coda. E pensare che quando si discute degli Earth di solito si parla al singolare. Viene qualche dubbio, anche vista la statura storica del personaggio. 5/10