Rollo - Pinhole (2007): Progetto solista del batterista dei Boris, in tutta franchezza inaspettato perchè a tratti si sente qualche tratto caratteristico del trio. Un disco dimesso, svanito e polveroso. Psych-folk registrato con approssimazione, con buoni frangenti ma che risente dell'evidente precarietà. Comunque discreto. 6,5/10
F.A.R. - Presto i topi verranno a cercarci (1987): Industrial paradossale da teatro di macelleria, che probabilmente ai tempi poteva sembrare persino temibile, almeno in Italia. Il tempo non gli rende molta giustizia, vista anche la pessima registrazione, ma se non altro era da applaudire per il coraggio. 6,5/10
Santandrea - Ricordi e sogni del mio vescovo (1985): Curioso mix fra opera, pop, teatralità, tradizione ed elettronica. Ne fuoriusciva una specie di vaudeville sintetico che se non altro coglieva l'attenzione per l'originalità. Ma manca l'amalgama e le ripetute concessioni alla stucchevolezza rovinano tutto. 5/10
Dream Syndicate - The Medicine Show (1984): Decisamente non per me, e spiace per l'aurea di pietra miliare che si porta dietro. Rockaccio che vorrebbe essere rustico-stradaiolo ma è talmente insipido e registrato con le peggiori tecniche '80 che non riesco ad arrivare alla fine. 4/10
K. Leimer - 2014 A Period Of Review (Original Recordings- 1975 - 1983): Elettronica vintage applicata alla library o al synth-pop, da parte di uno statunitense ritenuto pioniere di certe cose. E' un antologia lunghissima e risente sia di disomogeneità che di stucchevolezze. Quasi sicuro che non andrò a cercare i suoi album. 5,5/10
Pere Ubu - 2015 The Pere Ubu Moon Unit: Ultima incarnazione per un live forse all'insegna dell'improvvisazione. I vecchi fuochi dell'avanguardia si sentono ancora, ma una gigantesca autoindulgenza generale mitiga l'effetto che probabilmente fanno dal vero, altrimenti dubito che Thomas lo avesse voluto pubblicare. 6,5/10
Hammerhead - Into the Vortex (1994): Dopo un debutto fulminante nel firmamento noise-rock, ripulivano ed irrobustivano il suono; l'equivalente di un sell-out. Intendiamoci, erano ancora cazzutissimi ma i Melvins li sapevano fare solo i Melvins. 6/10
Jack Or Jive - Mujyo (1992): I campioni nipponici del gothic-dream-pop che più euro non si può. Hanno fatto di meglio in altri dischi. Una produzione un po' troppo gonfiata ed enfatica non giovava ad un disco comunque pieno di belle atmosfere. 6,5/10
Giorgio Carnini - Trait D'Union (1977): Scordiamoci Zanagoria ed il suo killer di un lustro prima. Il Carnini incravattato di questa library è un altro signore, che denota maestria da vendere in una pseudo-soundtrack da film melodrammatico all'italiana, con suoni piuttosto alla moda (il basso flanger). Gradevole ma di secondo piano. 6,5/10
Loren Mazzacane & Suzanne Langille - Come Night (1991): Uno dei preferiti di SIB. Chitarrista sui generis, dallo stile personale, qui con una vocalist, qualche colpo di batteria e qualche borbottio di sax. Una specie di jazz-blues rarefatto, dai ritmi anemici, dai vuoti assordanti, con questa chitarra in perenne vibrazione. Noia, noia, noia. Noia e basta 5/10
Aurora Lunare - Live la Goldonetta (1980): Bootleg di un collettivo fuori tempo massimo. Un prog-pop particolare, con una componente percussiva preponderante (tribal-prog?). Le inclinazioni teatrali e le stucchevolezze però rovinano quanto di interessante sembrerebbe emergere. Niente paura, di Locanda Delle Fate ce n'è stata solo una. 5,5/10
Membranes - Kiss Ass... Godhead! (1988): Non riesco a spiegarmi la reverenza nei confronti dei Membranes. Fall? Ma quando mai. Noise-rock? A volte sì, ma dozzinale, sguaiato e senza cattiveria. A me sembra più un pub-punk per ubriachi. 5,5/10
Akron⁄Family - Love Is Simple (2007): La voglia di strafare, quanti danni che fa. L'entusiasmo che susciterebbe il secondo degli A/F viene così annacquato drasticamente, da un eclettismo esagerato e da una dispersione allagante. 6/10
Cowboy Junkies - The Trinity Sessions (1988): Lessi, tanto tempo fa, non ricordo dove, che era stato un anticipatore dello slow-core. Stronzata. Questo è country lambiccato, patinato, da club ingioiellato, mal mascherato da folk rurale. Vade retro 4/10
Steve Kilbey & Russell P. Kilbey - Gilt Trip (1997): Il cantante dei Church insieme al fratello, in preda a delle visioni new-age cinematiche. Velleità che, man mano che il disco scorre, si spengono sempre più in un manierismo peraltro troppo serioso. Non era decisamente il suo habitat ideale. 5/10
Aural Fit - 2008 II: Di gran lunga inferiore a quel Mobumuso che due anni dopo li ha resi paladini di un nippo-psycho-noise pantagruelico. Questo è un harsh che guarda all'America con condiscendenza, di media qualità. 6/10
Metamorfosi - La Chiesa Delle Stelle – Live In Rome 2004: La reunion in occasione del freddino Paradiso, in verità un ritorno che fece un po' sbottare ma non ci aspettavamo miracoli. Registrato in una chiesa, con gli evidenti limiti del caso in fatto di suono: aggravante, nessun estratto da Inferno. Eppure è discreto, e si lascia ascoltare bene fino alla fine. 6/10
F.A.R. - Presto i topi verranno a cercarci (1987): Industrial paradossale da teatro di macelleria, che probabilmente ai tempi poteva sembrare persino temibile, almeno in Italia. Il tempo non gli rende molta giustizia, vista anche la pessima registrazione, ma se non altro era da applaudire per il coraggio. 6,5/10
Santandrea - Ricordi e sogni del mio vescovo (1985): Curioso mix fra opera, pop, teatralità, tradizione ed elettronica. Ne fuoriusciva una specie di vaudeville sintetico che se non altro coglieva l'attenzione per l'originalità. Ma manca l'amalgama e le ripetute concessioni alla stucchevolezza rovinano tutto. 5/10
Dream Syndicate - The Medicine Show (1984): Decisamente non per me, e spiace per l'aurea di pietra miliare che si porta dietro. Rockaccio che vorrebbe essere rustico-stradaiolo ma è talmente insipido e registrato con le peggiori tecniche '80 che non riesco ad arrivare alla fine. 4/10
K. Leimer - 2014 A Period Of Review (Original Recordings- 1975 - 1983): Elettronica vintage applicata alla library o al synth-pop, da parte di uno statunitense ritenuto pioniere di certe cose. E' un antologia lunghissima e risente sia di disomogeneità che di stucchevolezze. Quasi sicuro che non andrò a cercare i suoi album. 5,5/10
Pere Ubu - 2015 The Pere Ubu Moon Unit: Ultima incarnazione per un live forse all'insegna dell'improvvisazione. I vecchi fuochi dell'avanguardia si sentono ancora, ma una gigantesca autoindulgenza generale mitiga l'effetto che probabilmente fanno dal vero, altrimenti dubito che Thomas lo avesse voluto pubblicare. 6,5/10
Hammerhead - Into the Vortex (1994): Dopo un debutto fulminante nel firmamento noise-rock, ripulivano ed irrobustivano il suono; l'equivalente di un sell-out. Intendiamoci, erano ancora cazzutissimi ma i Melvins li sapevano fare solo i Melvins. 6/10
Jack Or Jive - Mujyo (1992): I campioni nipponici del gothic-dream-pop che più euro non si può. Hanno fatto di meglio in altri dischi. Una produzione un po' troppo gonfiata ed enfatica non giovava ad un disco comunque pieno di belle atmosfere. 6,5/10
Giorgio Carnini - Trait D'Union (1977): Scordiamoci Zanagoria ed il suo killer di un lustro prima. Il Carnini incravattato di questa library è un altro signore, che denota maestria da vendere in una pseudo-soundtrack da film melodrammatico all'italiana, con suoni piuttosto alla moda (il basso flanger). Gradevole ma di secondo piano. 6,5/10
Loren Mazzacane & Suzanne Langille - Come Night (1991): Uno dei preferiti di SIB. Chitarrista sui generis, dallo stile personale, qui con una vocalist, qualche colpo di batteria e qualche borbottio di sax. Una specie di jazz-blues rarefatto, dai ritmi anemici, dai vuoti assordanti, con questa chitarra in perenne vibrazione. Noia, noia, noia. Noia e basta 5/10
Aurora Lunare - Live la Goldonetta (1980): Bootleg di un collettivo fuori tempo massimo. Un prog-pop particolare, con una componente percussiva preponderante (tribal-prog?). Le inclinazioni teatrali e le stucchevolezze però rovinano quanto di interessante sembrerebbe emergere. Niente paura, di Locanda Delle Fate ce n'è stata solo una. 5,5/10
Membranes - Kiss Ass... Godhead! (1988): Non riesco a spiegarmi la reverenza nei confronti dei Membranes. Fall? Ma quando mai. Noise-rock? A volte sì, ma dozzinale, sguaiato e senza cattiveria. A me sembra più un pub-punk per ubriachi. 5,5/10
Akron⁄Family - Love Is Simple (2007): La voglia di strafare, quanti danni che fa. L'entusiasmo che susciterebbe il secondo degli A/F viene così annacquato drasticamente, da un eclettismo esagerato e da una dispersione allagante. 6/10
Cowboy Junkies - The Trinity Sessions (1988): Lessi, tanto tempo fa, non ricordo dove, che era stato un anticipatore dello slow-core. Stronzata. Questo è country lambiccato, patinato, da club ingioiellato, mal mascherato da folk rurale. Vade retro 4/10
Steve Kilbey & Russell P. Kilbey - Gilt Trip (1997): Il cantante dei Church insieme al fratello, in preda a delle visioni new-age cinematiche. Velleità che, man mano che il disco scorre, si spengono sempre più in un manierismo peraltro troppo serioso. Non era decisamente il suo habitat ideale. 5/10
Aural Fit - 2008 II: Di gran lunga inferiore a quel Mobumuso che due anni dopo li ha resi paladini di un nippo-psycho-noise pantagruelico. Questo è un harsh che guarda all'America con condiscendenza, di media qualità. 6/10
Metamorfosi - La Chiesa Delle Stelle – Live In Rome 2004: La reunion in occasione del freddino Paradiso, in verità un ritorno che fece un po' sbottare ma non ci aspettavamo miracoli. Registrato in una chiesa, con gli evidenti limiti del caso in fatto di suono: aggravante, nessun estratto da Inferno. Eppure è discreto, e si lascia ascoltare bene fino alla fine. 6/10