Zweistein - Trip - Flip Οut - Meditation (1970): Cantante pop tedesca si camuffa sotto nome maschile francese e si allea con la sorella per un pastone interminabile (3 vinili) di voci manipolate, effetti elettronici e tutto ciò che si può inquadrare nella categoria "casaccio puro". Truffe della List. 5/10
Painkiller - Execution Ground (1994): Zorn, Laswell and Harris, ovvero dub-free-jazz-core-ambient. Ora che sono passati oltre 20 anni, possiamo capire che era tutto un'interminabile sbrodolamento, uno spreco di talento immane a dispetto dell'idea a dir poco illuminante. 5/10
Harry Bertoia - Bellissima Bellissima Bellissima ⁄ Nova (1970): Scultore italo-americano che ad un certo punto si diede alla registrazione di suoni prodotti da elementi di metallo, lastre, tubi. Avveniristico ed anticipatore di certo industrial, ma resta sostanzialmente un campionario, per quanto suggestivo. 6/10
Open Mind - The Open Mind (1969): Non fa per me. Quando il vecchio diventa vecchiume, non ce n'è per nessuno e cuore in pace. 5/10
Audience - The House On The Hill (1971): Buon reperto di folk-prog-soul da parte di una band inglese che sfiorò il successo ma non superò le difficoltà. Voce vibrante, un trittico di composizioni mirabili, qualche riempitivo, un ascolto gradevole ma che difficilmente ripescheremo. 6,5/10
New Blockaders - Changez Les Blockeurs (1982): 45 minuti di rumore semi-organico, senza nessun apparente sviluppo. In giro poche opinioni, ma tutte molto positive. Io boh, non ci ho percepito una gran inventiva. 5/10
Bert Jansch - Moonshine (1972): Songwriting soffice e delicato, ancora radicato nei '60, un po' Van Morrison. Il trasporto vocale alla lunga infastidisce, ma gli arrangiamenti sono curati ed alcune canzoni molto belle. 6,5/10
Penguin Cafe Orchestra - Penguin Cafe Orchestra (1981): Musica classica moderna, attingente da world music da ogni angolo del mondo, col comune denominatore di una scanzonatura ed un ironia palpabile. Operazione mirabile ma la leziosità toglie mezzo punto. 6,5/10
Tom Recchion - Oaxaca Dawn ⁄ Bamboo (2016): Scherzetto del buon vecchio Tom che ci propina mezz'ora di suoni concreti provenienti da quella che a tutti gli effetti sembra una fattoria. Da lui mi aspetto molto, ma molto di più. 5/10
VV.AA. - The Cure In Other Voices (2016): L'ennesimo tributo, ma si sente che la produzione è davvero limitata e non conosco 1/32 degli artisti coinvolti. Curiosamente i pezzi migliori sono i primi 3/4 e poi è un aberrante concentrato di copiature pedisseque e pochezze inaudite. Il sospetto peraltro è che in totale siano al max 3/4 gruppi che si sono divertiti. 4,5/10
Michael Bundt - Just Landed Cosmic Kid (1977): Santino eccessivo di Zingales, a segnalare che forse col passare degli anni si fa sempre più dura. Un paio di buone traiettorie cosmiche e motorikitiche, un paio ordinarie ed un paio di cadute nel kitsch, ingiustificabili se non nel fatto che Bundt in seguito si diede alla sonorizzazione porno. 6,5/10
Richard Skelton - An Ash-Tree Which The Ignorant Call Holy (2013): Col glorioso filone in esaurimento, testimoniato dal cambio di nome del progetto principale ed anche di stile formale, Skelton spara le ultime cartucce drone-chamber-folk-minimal, con questi 45 minuti. Il magnetismo è quello, ma sostanzialmente non replica le magie passate. 6,5/10
Transmit - Radiation (2015): Caro Tony Buck, capisco ed apprezzo la tua volontà di evadere dai Necks, la tua voglia di libertà è naturale, ma questo pastone math-fusion mi resta un po' sullo stomaco. 5,5/10
Asva - Futurist's Against The Ocean (2005): Una specie di doom-metal-opera in 4 atti, il che suona maledettamente kitsch ed alla fine lo diventa anche, con le voci femminili possedute e la pompa allegata. Un peccato, perchè la prima parte prettamente doom sarebbe veramente buona, la media infatti fa 6,5/10.
Iceburn - Firon (1992): Il debutto, fra gli ultimi Black Flag e i Voivod, con un tocco arty in più. Penalizzato da una produzione iper-compressa che appiattisce i chitarroni, resta un buon disco ma era chiaro che dovevano ancora maturare e variegare il concetto, come riusciranno brillantemente due anni dopo col secondo. 6,5/10
Egisto Macchi - Biologia Animale e Vegetale (1976); Un Macchi più pastorale di quanto siamo abituati, la classe infinita è immutata, il servizio è per le speci animali sotto studio, i suoni ancestrali, giocosi, paciosi, l'infanzia che riappare come per miracolo, quest'uomo va eletto mito assoluto, il prima possibile. 7/10
David Toop & Max Eastley - Buried Dreams (1994): Antropologia in musica, si direbbe, ma qua siamo in un area di mezzo dove l'etnica cozza con l'ambient e la new-age, vorrebbe intimidire se non spaventare, ma il salotto in radica è dietro l'angolo, basta un po' d'edera fuori per camuffarlo. 5/10
Le Luci Della Centrale Elettrica - Terra (2017): Si farebbe presto a dire che ormai ce lo siamo giocato, invece il buon Vasco non sfigura, e almeno recupera rispetto al precedente deludente. Le canzoni hanno ancora un senso, crescere ha un sapore sempre più amaro, strumentalmente non un granchè da dire ma nel complesso più che dignitoso. 6,5/10
Darkside - Psychic (2013): Nicolas Jaar con un chitarrista. Ricorda l'operazione Amorphous Androginous negli anni '90: elettronica fusa a psichedelia soft, versante Pink Floyd maturi. Risultato modesto, seppur con qualche piccola impennata. 6/10
Ellen Allien & Apparat - Orchestra Of Bubbles (2006): Consigliatomi da un amico mentre si ascoltava il primo Aphex Twin. Non regge il confronto, ma non è da buttar via. 6/10
Harry Bertoia - Bellissima Bellissima Bellissima ⁄ Nova (1970): Scultore italo-americano che ad un certo punto si diede alla registrazione di suoni prodotti da elementi di metallo, lastre, tubi. Avveniristico ed anticipatore di certo industrial, ma resta sostanzialmente un campionario, per quanto suggestivo. 6/10
Open Mind - The Open Mind (1969): Non fa per me. Quando il vecchio diventa vecchiume, non ce n'è per nessuno e cuore in pace. 5/10
Audience - The House On The Hill (1971): Buon reperto di folk-prog-soul da parte di una band inglese che sfiorò il successo ma non superò le difficoltà. Voce vibrante, un trittico di composizioni mirabili, qualche riempitivo, un ascolto gradevole ma che difficilmente ripescheremo. 6,5/10
New Blockaders - Changez Les Blockeurs (1982): 45 minuti di rumore semi-organico, senza nessun apparente sviluppo. In giro poche opinioni, ma tutte molto positive. Io boh, non ci ho percepito una gran inventiva. 5/10
Bert Jansch - Moonshine (1972): Songwriting soffice e delicato, ancora radicato nei '60, un po' Van Morrison. Il trasporto vocale alla lunga infastidisce, ma gli arrangiamenti sono curati ed alcune canzoni molto belle. 6,5/10
Penguin Cafe Orchestra - Penguin Cafe Orchestra (1981): Musica classica moderna, attingente da world music da ogni angolo del mondo, col comune denominatore di una scanzonatura ed un ironia palpabile. Operazione mirabile ma la leziosità toglie mezzo punto. 6,5/10
Tom Recchion - Oaxaca Dawn ⁄ Bamboo (2016): Scherzetto del buon vecchio Tom che ci propina mezz'ora di suoni concreti provenienti da quella che a tutti gli effetti sembra una fattoria. Da lui mi aspetto molto, ma molto di più. 5/10
VV.AA. - The Cure In Other Voices (2016): L'ennesimo tributo, ma si sente che la produzione è davvero limitata e non conosco 1/32 degli artisti coinvolti. Curiosamente i pezzi migliori sono i primi 3/4 e poi è un aberrante concentrato di copiature pedisseque e pochezze inaudite. Il sospetto peraltro è che in totale siano al max 3/4 gruppi che si sono divertiti. 4,5/10
Michael Bundt - Just Landed Cosmic Kid (1977): Santino eccessivo di Zingales, a segnalare che forse col passare degli anni si fa sempre più dura. Un paio di buone traiettorie cosmiche e motorikitiche, un paio ordinarie ed un paio di cadute nel kitsch, ingiustificabili se non nel fatto che Bundt in seguito si diede alla sonorizzazione porno. 6,5/10
Richard Skelton - An Ash-Tree Which The Ignorant Call Holy (2013): Col glorioso filone in esaurimento, testimoniato dal cambio di nome del progetto principale ed anche di stile formale, Skelton spara le ultime cartucce drone-chamber-folk-minimal, con questi 45 minuti. Il magnetismo è quello, ma sostanzialmente non replica le magie passate. 6,5/10
Transmit - Radiation (2015): Caro Tony Buck, capisco ed apprezzo la tua volontà di evadere dai Necks, la tua voglia di libertà è naturale, ma questo pastone math-fusion mi resta un po' sullo stomaco. 5,5/10
Asva - Futurist's Against The Ocean (2005): Una specie di doom-metal-opera in 4 atti, il che suona maledettamente kitsch ed alla fine lo diventa anche, con le voci femminili possedute e la pompa allegata. Un peccato, perchè la prima parte prettamente doom sarebbe veramente buona, la media infatti fa 6,5/10.
Iceburn - Firon (1992): Il debutto, fra gli ultimi Black Flag e i Voivod, con un tocco arty in più. Penalizzato da una produzione iper-compressa che appiattisce i chitarroni, resta un buon disco ma era chiaro che dovevano ancora maturare e variegare il concetto, come riusciranno brillantemente due anni dopo col secondo. 6,5/10
Egisto Macchi - Biologia Animale e Vegetale (1976); Un Macchi più pastorale di quanto siamo abituati, la classe infinita è immutata, il servizio è per le speci animali sotto studio, i suoni ancestrali, giocosi, paciosi, l'infanzia che riappare come per miracolo, quest'uomo va eletto mito assoluto, il prima possibile. 7/10
David Toop & Max Eastley - Buried Dreams (1994): Antropologia in musica, si direbbe, ma qua siamo in un area di mezzo dove l'etnica cozza con l'ambient e la new-age, vorrebbe intimidire se non spaventare, ma il salotto in radica è dietro l'angolo, basta un po' d'edera fuori per camuffarlo. 5/10
Le Luci Della Centrale Elettrica - Terra (2017): Si farebbe presto a dire che ormai ce lo siamo giocato, invece il buon Vasco non sfigura, e almeno recupera rispetto al precedente deludente. Le canzoni hanno ancora un senso, crescere ha un sapore sempre più amaro, strumentalmente non un granchè da dire ma nel complesso più che dignitoso. 6,5/10
Darkside - Psychic (2013): Nicolas Jaar con un chitarrista. Ricorda l'operazione Amorphous Androginous negli anni '90: elettronica fusa a psichedelia soft, versante Pink Floyd maturi. Risultato modesto, seppur con qualche piccola impennata. 6/10
Ellen Allien & Apparat - Orchestra Of Bubbles (2006): Consigliatomi da un amico mentre si ascoltava il primo Aphex Twin. Non regge il confronto, ma non è da buttar via. 6/10