Talibam! - The Excusable Earthling (2007): Uno dei primissimi prodotti di Mottel & Shea. Due jam di 18 minuti in puro stile Borbetomagus, con la line-up però in power-duo. Ascoltare Shea è sempre un piacere, ma il materiale, puramente improvvisato, non è un granchè memorabile. 6,5/10
H.P. Lovecraft - H.P. Lovecraft II (1968): Musica davvero invecchiata troppo male. 5/10
Pearls Before Swine - One Nation Underground (1967): Musica realmente invacchiata malissimo. 5/10
Perfume Genius - Too Bright (2014): Svolta patinata per il cantautore fragile che avevo scoperto col precedente 2012. Evidentemente il ragazzo vuole il successo, e visto il potenziale commerciale (se oggi ha ancora senso parlarne), e la stoffa sarebbe dalla sua parte, ma sono scelte e io oggi scelgo di abbandonarlo. 6/10
Mazinga Phaser - Abandinallhope (1997): Space-rock in classico stile '90 con puntatine kraute, un vago retrogusto indie, una voce femminile incantata ed eterea. Avessero concentrato le trovate nella metà del tempo ne sarebbe uscito un gran bel dischetto. Troppe diluizioni. 6,5/10
Rubicon - What starts, ends (1992): Power-gothic abbastanza peculiare per un gruppo inglese che fece due dischi su Beggars Banquet. Suono lambiccato, mezzo guitar-hero e cantante potente, calati in un contesto semi-dark; curioso anche se non memorabile. 6,5/10
Tar - Clincher (1991): Un mini-lp di transizione dei grandissimi Tar, altezza Toast. Meno incisivo di quest'ultimo e tanto meno di Jackson, meno titanico di Over And Out. Insomma, meno di tutti i loro grandi dischi, ma tutt'altro che disprezzabile; la formula era sempre la loro, soltanto che i pezzi sono semplicemente meno geniali. 7/10
Spacemen 3 - The Perfect Prescription (1987): Mi sono dato 10 anni di tempo per rifletterci ma il giudizio non cambia: ritengo che gli S3 siano stati uno dei gruppi più sopravvalutati della storia. Belli i suoni ed intriganti le atmosfere, ma inconcludenti e scontati a livello compositivo. Non a caso qui il pezzo migliore è una cover dei Red Krayola. 6/10
Il Rumore Del Fiore Di Carta - Lesson 3 – How To Live Without Senses (2011): Post-rock sui generis, molto accademico ed impostato, molto debitore dei Giardini Di Mirò, ma anche di certe formazioni americane già non esaltanti di loro. Passare oltre, peccato. 5/10
H.P. Lovecraft - H.P. Lovecraft II (1968): Musica davvero invecchiata troppo male. 5/10
Pearls Before Swine - One Nation Underground (1967): Musica realmente invacchiata malissimo. 5/10
Perfume Genius - Too Bright (2014): Svolta patinata per il cantautore fragile che avevo scoperto col precedente 2012. Evidentemente il ragazzo vuole il successo, e visto il potenziale commerciale (se oggi ha ancora senso parlarne), e la stoffa sarebbe dalla sua parte, ma sono scelte e io oggi scelgo di abbandonarlo. 6/10
Mazinga Phaser - Abandinallhope (1997): Space-rock in classico stile '90 con puntatine kraute, un vago retrogusto indie, una voce femminile incantata ed eterea. Avessero concentrato le trovate nella metà del tempo ne sarebbe uscito un gran bel dischetto. Troppe diluizioni. 6,5/10
Rubicon - What starts, ends (1992): Power-gothic abbastanza peculiare per un gruppo inglese che fece due dischi su Beggars Banquet. Suono lambiccato, mezzo guitar-hero e cantante potente, calati in un contesto semi-dark; curioso anche se non memorabile. 6,5/10
Tar - Clincher (1991): Un mini-lp di transizione dei grandissimi Tar, altezza Toast. Meno incisivo di quest'ultimo e tanto meno di Jackson, meno titanico di Over And Out. Insomma, meno di tutti i loro grandi dischi, ma tutt'altro che disprezzabile; la formula era sempre la loro, soltanto che i pezzi sono semplicemente meno geniali. 7/10
Spacemen 3 - The Perfect Prescription (1987): Mi sono dato 10 anni di tempo per rifletterci ma il giudizio non cambia: ritengo che gli S3 siano stati uno dei gruppi più sopravvalutati della storia. Belli i suoni ed intriganti le atmosfere, ma inconcludenti e scontati a livello compositivo. Non a caso qui il pezzo migliore è una cover dei Red Krayola. 6/10
Il Rumore Del Fiore Di Carta - Lesson 3 – How To Live Without Senses (2011): Post-rock sui generis, molto accademico ed impostato, molto debitore dei Giardini Di Mirò, ma anche di certe formazioni americane già non esaltanti di loro. Passare oltre, peccato. 5/10