M. Zalla - Paesaggi (1971): Un Umiliani bucolico e pastorale, come lascia intuire la bella copertina agreste. Scenette stucchevoli e qualche sparuto fraseggio di gran classe. Siamo ben lontani da Mondo Inquieto e Problemi d'oggi, questo è certo, ma il serbatoio della stoffa inesauribile. 6/10
Karate - Unsolved (2000): Non lo capii all'epoca ed oggi lo trovo un incompiuta: la svolta jazz di Farina & Co. dovette passare attraverso una transizione per trovare un senso. A parte un paio di episodi più movimentati, l'atmosfera è fin troppo rilassata, asettica e i pezzi mancano di brillantezza. Si rifaranno col successivo. 6/10
Siouxsie and the Banshees - Join Hands (1979); Meno immediato di The Scream e meno artistico dei successivi, il secondo di S&TB soffre di una claustrofobia e di una eccessiva concessione ai concetti, trascurando l'omogeneità strumentale. Le arie ispirate non mancano, ma restano una minoranza e The Lord's Prayer è decisamente troppo lunga. 6/10
Julian Cope - Peggy Suicide (1991): Un JC esuberantemente, effervescentemente POP, poco altro da dire. Con un po' di pregi (alcune arie davvero indovinate) e tanti difetti: una ruffianeria talmente marcata da sembrare surreale, la lunghezza eccessiva del disco (doppio) ed una produzione a suo modo ancora legata agli '80. 5,5/10
Exmagma - Exmagma (1973): La parola che mi viene in mente al termine del disco è sciatteria: tanto bravi tecnicamente questi tedeschi col loro impro-jazz-rock quanto disorganizzati e privi di una visione. In pratica le trovate armoniche vengono vanificate da un assetto fin troppo, per l'appunto, impro. Occorrevano altre doti? Semplicemente più talento? 5,5/10
Have A Nice Life - Sea Of Worry (2019): Qualche avvisaglia col secondo c'era stata, che gli HANL non fossero più in grado di eguagliare i livelli storici di Deathconsciousness. Questo, contrassegnato da un suono decisamente robusto, con chitarre piene, non è altro che un disco di revival new-wave di media fascia, con qualche deriva elettronica. Troppo poco, per loro. 6,5/10
Battles - Juice B Crypts (2019): Va bene il cambiamento, il non ripetersi, ma oggi i Battles sono praticamente un duo elettronico. Non servono le comparsate stravaganti (Jon Anderson?) se poi in effetti il suono "veramente umano" è ridotto al minimo. Troppo freddi. Qualche trovatina geniale c'è. 6/10
Ben Frost - The Centre Cannot Hold (2017): Il BF di oggi non ha molto a che vedere con l'impressionista dei primi album, bensì uno scultore di ruvidezze elettroniche marziali, imponenti e colossali come la terra in cui vive da tempo, l'Islanda. Io lo stimavo di più prima. 6,5/10
Bill Callahan - Shepherd In A Sheepskin Vest (2019): SIB ha ragione, con gli anni si sta rincoglionendo. Questo è stato disco del mese. Il BC di mezza età, (salvo una parentesi geniale come il disco dub), è tutto qui, senza speranza; un distinto signore, inappuntabile, formalmente perfetto, ma incredibilmente prevedibile e noioso (oltretutto un disco doppio, quindi ancora più pesante). 5,5/10
Karate - Unsolved (2000): Non lo capii all'epoca ed oggi lo trovo un incompiuta: la svolta jazz di Farina & Co. dovette passare attraverso una transizione per trovare un senso. A parte un paio di episodi più movimentati, l'atmosfera è fin troppo rilassata, asettica e i pezzi mancano di brillantezza. Si rifaranno col successivo. 6/10
Siouxsie and the Banshees - Join Hands (1979); Meno immediato di The Scream e meno artistico dei successivi, il secondo di S&TB soffre di una claustrofobia e di una eccessiva concessione ai concetti, trascurando l'omogeneità strumentale. Le arie ispirate non mancano, ma restano una minoranza e The Lord's Prayer è decisamente troppo lunga. 6/10
Julian Cope - Peggy Suicide (1991): Un JC esuberantemente, effervescentemente POP, poco altro da dire. Con un po' di pregi (alcune arie davvero indovinate) e tanti difetti: una ruffianeria talmente marcata da sembrare surreale, la lunghezza eccessiva del disco (doppio) ed una produzione a suo modo ancora legata agli '80. 5,5/10
Exmagma - Exmagma (1973): La parola che mi viene in mente al termine del disco è sciatteria: tanto bravi tecnicamente questi tedeschi col loro impro-jazz-rock quanto disorganizzati e privi di una visione. In pratica le trovate armoniche vengono vanificate da un assetto fin troppo, per l'appunto, impro. Occorrevano altre doti? Semplicemente più talento? 5,5/10
Have A Nice Life - Sea Of Worry (2019): Qualche avvisaglia col secondo c'era stata, che gli HANL non fossero più in grado di eguagliare i livelli storici di Deathconsciousness. Questo, contrassegnato da un suono decisamente robusto, con chitarre piene, non è altro che un disco di revival new-wave di media fascia, con qualche deriva elettronica. Troppo poco, per loro. 6,5/10
Battles - Juice B Crypts (2019): Va bene il cambiamento, il non ripetersi, ma oggi i Battles sono praticamente un duo elettronico. Non servono le comparsate stravaganti (Jon Anderson?) se poi in effetti il suono "veramente umano" è ridotto al minimo. Troppo freddi. Qualche trovatina geniale c'è. 6/10
Ben Frost - The Centre Cannot Hold (2017): Il BF di oggi non ha molto a che vedere con l'impressionista dei primi album, bensì uno scultore di ruvidezze elettroniche marziali, imponenti e colossali come la terra in cui vive da tempo, l'Islanda. Io lo stimavo di più prima. 6,5/10
Bill Callahan - Shepherd In A Sheepskin Vest (2019): SIB ha ragione, con gli anni si sta rincoglionendo. Questo è stato disco del mese. Il BC di mezza età, (salvo una parentesi geniale come il disco dub), è tutto qui, senza speranza; un distinto signore, inappuntabile, formalmente perfetto, ma incredibilmente prevedibile e noioso (oltretutto un disco doppio, quindi ancora più pesante). 5,5/10