mercoledì 30 novembre 2016

Scarti Da TM #16

Magic Muscle ‎- The Pipe, The Roar, The Grid (1988): Ma quali figli degli Hawkwind. Se non pubblicarono nulla in vita, c'era anche un motivo. Non tutti sono stati colpiti dalla sfortuna a fine anni '60, e forse i MM non meritavano una pubblicazione. Blues-rock appena appena modernizzato per i tempi, ma senza talento. 5/10

Thurston Moore - Psychic Hearts (1995): C'era una tale reverenza nei confronti dei SY che le lodi si sperticarono persino per questo solo di Moore, che a me sembra più una raccolta di scarti dei SY che un espressione solista. D'altra parte gli ingredienti erano sempre quelli, ma senza il contributo dei compagni. Che contavano, oh che contavano. 5/10

VV.AA. - Criminale Vol.4 - Violenza! (2015): Di gran lunga inferiore ai volumi precedenti, ma non per demeriti oggettivi; semplicemente contiene un easy listening / funky / exotica che non mi sfagiola assai, pur essendo un genuinissimo prodotto italico di anni d'oro. Insomma, di violenza ce n'è ben poca. 6/10

Dissolve - Third Album For The Sun (1997): Psichedelia letargica, quasi del tutto priva di ogni percussione. Non dico anni luce dalla classe cristallina dei Labradford, ma qualche km sì. 6,5/10

Breeders - Pod (1990): La Deal ad un'altra prova fuori dai Pixies. Indie-pop variopinto ed angolare, buon sangue non mentiva ma il suono è invecchiato maluccio e Frank Black era un marpione con facoltà di scelta molto ben oculata. 6/10

Jacques Thollot ‎- Quand Le Son Devient Aigu, Jeter La Girafe À La Mer (1971): Batterista jazz francese, in completa solitudine, per fortuna suonava anche il piano e bene. Al netto dei pallosi assoli di tamburi, un po' troppo dadaista e gigione per farsi apprezzare. I pezzi migliori infatti sono covers. 6/10

Baciamibartali ‎- The Mournful Gloom EP (1984): Con un nome così ridicolo non avrebbero potuto fare tanta strada, eppure facevano della new-wave raffinatissima, di chiara estrazione british, non troppo originale (qualche influenza Japan in rilievo, soprattutto il basso) ma molto curata e gradevole, voce a parte che forse era l'anello debole. 6,5/10

Eitzel Ordeal - The Konk Sessions (2013): Live in studio con la formazione che lo accompagnò nel tour europeo. Grande enfasi sul pianoforte, versioni alternative (alcune azzeccate, altre no), un po' di ubriacatura nelle tre bonus track realmente dal vivo. Anche in un prodotto in tono minore in quanto autoprodotto, The Voice è sempre The Voice. 7/10

French Radio - Elements (2006): Ennesimo progetto di Bruce Anderson, qui in trio con un nastrista ed un rumorista elettronico. Solita risonanza carbonara e cd-r. Suono sulfureo e statico, col maestro un po' in sordina, concentrato su un minimalismo estremo. Alla lunga il fascino fuoriesce, ma è chiaro che è un prodotto minore. 6,5/10

David Crosby - If I Could Only Remember My Name (1971): Non è proprio il mio pane, il west-coast-country-pop di CSN, neppure quando si era aggiunto Nellone. Eppure bisogna ammettere che questo decantatissimo è davvero bello, pastorale il giusto che aggira ogni smanceria o eccessi zuccherosi. Certo, non una pietra miliare ma umile ed ispirato. 7/10

Guapo - Black Oni (2005): Replica sbiadita di quel temibile Five Suns che solo l'anno prima li aveva portati alla ribalta. Certo, la costanza non è mai stato il punto forte  dei Guapo. L'ossessività può essere un'arma a doppio taglio, ed in questo disco è equivalsa un po' alla monotonia. 6/10

Gnu - Suro (2003): Jazz-rock di razza, a metà fra Soft Machine e Tortoise, suonato con guanti bianchi ma non troppo pulito per infastidire. Vale un discreto ascolto, ma nulla di eccezionale. Quasi strano che siano giapponesi. 6,5/10

Neurosis - Enemy of the Sun (1993): Niente da fare, non li digerisco, con tutta la buona volontà. Non nego la rilevanza, certo. Ma non fanno per me, troppa enfasi, troppo dramma, troppo di tutto. 5/10

Nadja & Uochi Toki ‎- Cystema Solari (2014); Non funziona, l'esperimento del dream-drone-metal di Baker con il rapping dei friulani, in sostanza perchè le due cose cozzano e non si amalgamano in qualcosa di significativo. 5/10

Cat Stevens - Teaser And The Firecat (1971): Mai stato un fan di CS, anche se ho apprezzato timidamente i suoi principali hits. Questo disco però devo ammettere che fu in larga parte molto bello, con i suoi limiti (qualche faciloneria, perdonabile peraltro) e i suoi pregi (gli arrangiamenti essenziali e qualche canzone da ricordare). 7/10

Henry Kaiser - Those Who Know History Are Doomed To Repeat It (1988): Inqualificabile accozzaglia di covers fra country, psichedelia plasticata e presunte stranezze che manco ti si alza il sopracciglio. Inspiegabile che Ginn pubblicasse questa robaccia su SST. 4/10