martedì 28 febbraio 2017

Scarti Da TM #19

Tortoise ‎- The Catastrophist (2016); Deludente rientro dopo diversi anni di inattività; pochi i momenti veramente interessanti, è una carrellata di manierismo a volte anche extra-tortoisiano, ed è in quei momenti che le cose vanno peggio. 5,5/10

Panna Fredda - Uno (1972): Già il nome del gruppo era scadente. Prog-rock rinascimentale (un sacco di spinette, celeste, clavicembali) con un cantato insopportabile; qualche bello scarto ritmico non basta a salvare dal naufragio dei nomi di serie D del movimento. 5/10

Thegiornalisti - Fuoricampo (2014): Esempio casistico di come non esista più il confine fra underground e mainstream. Pop italiano che si rifà agli anni '80 meno beceri, un concetto che fino a qualche anno fa avremmo obbrobriato, ma che si rivaluta in maniera misteriosa. Alcuni pezzi sono coinvolgenti. Di un onestà indiscutibile. Ma andiamo, Blow Up....6/10

Police - Synchronicity (1983); Avevo letto che è il migliore della discografia, ma anche no. Alcuni pezzi conservavano un residuo di tensione ritmica avvincente, ma alla fine il migliore è Every breath you take e le stucchevolezze fanno cascare le braccia. Giusto lo scioglimento. 5/10

Volcano The Bear ‎- The Idea Of Wood (2003): Il disco più "residentsiano" dei VTB, un po' Eskimo e un po' Not Available: proprio per questo inferiore agli altri, perchè meno personale. Pochi i lampi di genio dadaista che hanno saputo raggiungere in seguito. 6/10

Mountain Goats - Nothing For Juice (1996): Folk acustico countryeggiante, fatto di quelle melodie tipicamente yankee vecchie come il cucco. Insopportabile. 4/10

Killing Joke - Fire Dances (1983): Tanto efficace quanto monocromatico, efferato quanto ripetitivo. Qui avevano raggiunto la perfezione esecutiva ma non c'erano quasi più emozioni che sarebbero paradossalmente arrivate col successivo, molto più pop. Voto incerto, quindi. 6/10

Cows - Daddy Has A Tail (1989): Madonna quanto mi pesa la produzione iper-compressa delle cose Amphetamine Reptile e dintorni fine anni '80. Mi è quasi insopportabile al punto che persino un disco così gasato e perverso come uno dei primi Cows mi esce ridimensionato. 6,5/10

Red Krayola - Hazel (1996): Ritenuto il colpo di coda di Mayo Thompson dai tempi di Soldier Talk, è in effetti un buon compendio di stranezze nel suo classico stile, ma risente un po' troppo della presenza di Grubbs e O'Rourke che tentacolarizzano produzione e suoni. Per questo alla fine è un po' impersonale, quasi da gruppo. 6,5/10

Shintaro Sakamoto - Love If Possible (2016): Lussureggiante tavolozza di pop, reggae, lounge e funk curato e straniante in quanto nipponico. Non si può negare la cura e la ricerca delle soluzioni melodiche, ma per me è un po' troppo ammiccante. 6/10

Dos - Uno Con Dos (1991): Sono un bassista ed amo tanto il mio strumento, ma questi coniugi bassisti (Watt e la Rossler) erano moooolto pretenziosi nel pubblicare musica per due bassi e nient'altro. Per quanto sia fondamentale nell'economia di gruppo, il 4 corde da solo non può stare in piedi. Poche discussioni. Una palla non indifferente. 5/10

Felt - Forever Breathes The Lonely Word (1986): Il primo disco senza Deebank, ma per quanto non si senta da matti fu anche la svolta "professionale" negli arrangiamenti, nonostante l'animo incompromissorio di Lawrence. Ben poche le canzoni memorabili ed una solarità eccessiva stride con l'anima intensa di Felt. Passabile. 6/10

Tim Buckley - Lady, Give Me Your Key (2016-1967): Per i 50 anni dell'esordio del divino, escono provini acustici in solitaria fra di esso e G&H. Poca roba, che poteva anche starsene nei cassetti. Gli inediti restarono tali per buoni motivi di selezione. Le conosciute non aggiungono nulla. Vale giusto un po' per The Voice, ma l'operazione è un fondello inopportuno. 5,5/10

Projekt Transmit - Projekt Transmit (2009): Il supremo Tony Buck dei Necks in un progetto solista, che lo vede armeggiare una chitarra shoenoisegaze oltre a pestare su groove boombastici attorno all'alternative anni '90. Troppo monotono senza un ossessione di fondo. A volte persino ruffiano. E poi mettersi a cantare, Tony...Dai. 5/10

Sumac - What One Becomes (2016): Cosa diventa uno. Aaron Turner, dopo tanti progetti e collaborazioni, lancia il suo vero nuovo gruppo. Sarà vero? Speriamo di no, altrimenti la bottega creativa si è chiusa. Blocco math-metal che va a parare da tante parti ma finisce per farsi (e fare) venire il mal di testa. E poi i growls, Aaron...Dai. 5/10

Willard Grant Conspiracy - Let It Roll (2006): Una delle piccole istituzioni alt-country uscite negli anni '90. Un disco come tanti, tantissimi. Stile e cura, voce da crooner, due-tre pezzi buoni su 10. Troppo poco. Ma Fisher è morto poco tempo fa e dobbiamo ricordarlo con stima e rispetto. 6/10

Arca - Xen (2014): Acclamatissimo disco di new-electronica scintillante e variopinto. Non c'è dubbio che sia il frutto di un lavoro studiato e certosino, ma che sostanzialmente mi lascia un po' freddo. Colpa mia che non so captare gli elementi innovativi? Forse. 6/10