domenica 30 aprile 2017

Scarti Da TM #21

Sophia - As We Make Our Way (Unknown Harbours) (2016): Caro amico Robin, fa sempre piacere ritrovarti, soprattutto dopo 7 anni di silenzio in cui sei anche stato espulso dall'Europa ingiustamente. La tua musica? Beh, sarà difficile trovare nuove motivazioni al di là di quelle interiori. Diciamo che hai fatto di molto meglio in passato. Comunque 6,5/10

Tiny Vipers ‎- Hands Across The Void (2007): Mi chiedevo perchè un disco Sub Pop fosse passato così inosservato; semplicemente perchè è scarso. Voce squillante e chitarra acustica; ballate stentoree, vitali, non letargiche. Uno stile personale ci sarebbe anche, sulla carta, ma le canzoni? Insignificanti. 5/10

Mount Eerie - A Crow Looked At me (2017): Ridimensionamento strutturale per il buon Phil; sembra un vecchio disco di Will Oldham di quelli super-scarnificati, ma senza tanto talento compositivo. Purtroppo il lutto è stato immenso per lui: è venuta a mancargli la moglie. Tanto affetto, Phil. 6,5/10

Mothlite - Máthair EP (2013): Uscita minore al traino di Dark Ages, e ad esso perfettamente allineato. Anche se fossero degli scarti, è sempre un buon elettro-arty-eighties-pop peculiare e bello fresco. Ma resta il sospetto che non ascolteremo mai più qualcosa all'altezza di The flax of reverie. 6,5/10

Public Image Ltd - Live At Manchester 1979-06-18: Appendice della ristampa deluxe dell'anno scorso di Metal Box. Diciamo che c'era da riempire la cofana ed hanno preso la pessima registrazione (una sola, Wobble non si sente) di un pessimo concerto. Forse erano ubriachi per un pubblico ancor più ubriaco. Io, fossi stato presente e sobrio, mi sarei incazzato. 5/10

Red Krayola - Live 1967 (1998): Pubblicata soltanto per la fama immortale dei primi due albums. Più che sperimentazione si trattava di una tortura vera e propria, che diede origine alla leggenda del cane morto. Si potevano tagliare i momenti migliori e condensare qualcosa di valido, invece è una pena interminabile senza capo nè coda. 5/10

FFWD▸▸ ‎- FFWD▸ ▸(1994): Joint-venture fra gli Orb e Bob Fripp nel momento di maggior successo dei primi. Drumless ambient come se le parti fossero intimidite l'una dall'altra, col risultato che non è nè carne nè pesce, e lo sbadiglio è spesso in agguato. Quasi new-age. 6/10

Edgar Broughton Band - Sing Brother Sing (1970): Indecisi fra blues-rock, un salmodiare beefheartiano e un folk da battaglia. Qualche pezzo sfiora l'eccellenza, ma se sono rimasti un po' nel dimenticatoio un motivo ci sarà. Seconda fascia. 6,5/10

Die Tödliche Doris ‎- Unser Debut (1984): Indecifrabile (soprattutto per il recitato in tedesco) dark-electro-cabaret; uscirono dalla stessa scena degli Einsturzende Neubauten, con un approccio beffardo e concettualmente provocatorio. Evidentemente la musica era poco più che un viatico. 6/10

Michel Waisvisz ‎- Crackle (1978): Questo olandese titolo NWW non sfugge ad un destino tristemente comune a quasi tutti gli inventori di strumenti: una fiera delle possibilità armonico-rumoristiche a scapito di qualsiasi visione artistica. Provocatorio quanto si vuole, ma oppressivo come il trapano di un dentista. 5/10

Olivia Block - Heave To (2006): Non la capisco, la fascinosa Olivia. Elettroacustica semi-rumoristica con squarci di silenzio interrogativi. Ma mi sfugge un disegno di fondo. 5/10

Holly Herndon - Platform (2015): Questi sono i dischi che mi fanno sentire vecchio, vecchissimo. Un caleidoscopio di trattamenti vocali, a tratti un po' freddo, ma che sorpassa a destra ogni concetto di hauntologia. Se l'hanno sbandierato un po' tutti qualcosa ci sarà; magari ci arriverò anch'io fra qualche anno. 6,5/10

Sun Kil Moon ‎- Common As Light And Love Are Red Valleys Of Blood (2017): Talmente prolisso e logorroico da ottenere un effetto comico; il vecchio Markone esagera al punto di far ridere. Ma è una risata che fa riflettere, e ci vorrebbe una disquisizione molto lunga sul come e sul perchè. Resta il fatto comunque che questo non è il Markone che amo io. 6/10


Yndi Halda - Under Summer (2016): Come se avessero passato 10 anni senza connessione internet, senza ascoltare dischi nuovi, sotto una campana di vetro. E' un caso interessante quello degli inglesi: diec'anni fa furono una delle tante meteore (peraltro molto buona) dell'epic-instru, ora sono dei reduci a testa alta e petto in fuori. Ma il tempo è scaduto. 5,5/10

Eugenio Finardi ‎- Sugo (1976): Non mi dispiaceva quando avevo 13/14 anni, ma nonostante l'appartenenza ad un'ambito artisticamente rilevante dei '70 (Cramps, Area ed affini) trovo Finardi indisponente e poco gradevole sia come liriche che come musica. Troppo stentoreo ed enfatico. Sugo indigesto. 5/10

Gong - You (1974): Prova incolore, stiracchiata a seguito della magica trilogia. Inciso forse con troppa fretta, o scadenze contrattuali. Ci sono alcune eccellenti gag in stile, ma l'ago pende verso uno space-rock monotono e a tratti persino vanitoso. 6/10

Lucio Dalla - Il giorno aveva 5 teste (1973): Davvero, meglio il Dalla melo-pop di fine anni '70/inizio '80, e non solo per motivi d'infanzia. Il Dalla sperimentale mi lascia l'amaro in bocca, perchè suona inconsistente, forzato, insomma contronatura. Per non parlare dei testi, ermetici senza un criterio. 5/10

Cave - Threace (2013): Temi psycho molto compatti ed ordinati. Vengono in mente i Wet Hair, una delle ciofeche più clamorose del weird-Usa. Indietro tutta? 5/10

Zz Top - Rio Grande Mud (1972): Quello che mi fa incazzare è che hanno ri-registrato gli album negli '80, così gli originali dei '70 non si trovano da nessuna parte. Ma viene il sospetto che non fossero così imprescindibili. 4,5/10

Le Orme ‎- Contrappunti (1974): Le Orme ultra-tecniche non sfuggivano al processo di vanagloria del prog in atto. Troppo cervellotici, questi contrappunti. Risultato? Persa gran parte della poesia. Per non parlare dei testi, troppo cattolici per i miei gusti. 5,5/10

Joy Division - Misplaced (Rare And Unreleased Rehearsals 1977-1980): Siamo a livelli di feticismo al limite della scatologia. E il bello è che li hanno sparsi proprio loro, questi demos registrati coi piedi. 4/10

Amon Düül ‎- Collapsing Singvögel Rückwärts & Co (1969): Documento importante ma passabile; suona esattamente come ci si aspetta che suonasse una comune di sballati tedeschi, all'alba del kraut fenomeno, talmente sballati da poter suonare solo dei tamburi, e per fortuna che c'era qualche anima pia che ogni tanto attaccava la chitarra e graffiava. 6/10

Riccardo Fogli - Matteo (1979): Il disco prog nascosto per vent'anni, la cui pubblicazione fu impedita dalla major di turno, dato che il movimento era bell'e finito. Non è per tutti i palati, è chiaro, ma si dipana con dignità e buoni arrangiamenti. 6/10

Mauro Pelosi ‎- Al Mercato Degli Uomini Piccoli (1973): Un potenzialmente grande cantautore romano, con un album pressochè acustico + set di archi. In certi momenti sembra quasi il Nick Drake o Scott Walker de no' artri. Tutto però penalizzato da un'attitudine esistenziale / pessimistica che sfiora l'autolesionismo, e un po' deprime anch'essa. Tempi migliori? 6,5/10