venerdì 31 gennaio 2020

Scarti da TM #54

Townes Van Zandt - Our Mother The Mountain (1969): Il cantore forse meno becero e ritrito del la storia americana del country-folk. Ci sono almeno 3 pezzi stupendi in questo che viene decantato il suo migliore, e l'autore (fra l'altro un ubriacone/tossico di primo livello) va senza dubbio rispettato. Ma come si dice in gergo, in stragrande maggioranza this is not my cup of tea. 6,5/10

Altro - Aspetto (2007): Musicalmente non sarebbe davvero malaccio, fra punk e secca wave, irruenza e dirompenza. Ma quella voce, monocroma ed urlata, toglie ogni voglia persino di comprendere i testi. Diciamo che il cosiddetto emo non fa tantissimo per me. 6/10

Lucky Pierre - 1948 - (2017): L'addio di Aidan a LP avviene con un atto concettuale, una provocazione bella e buona: un vinile senza custodia, per due suite che campionano soltanto musica sinfonica registrata, per l'appunto, nel 1948. Poteva salutare meglio, questo è certo; spero che questo suo lato trovi un nuovo outfit al più presto. 6,5/10

Sunn O))) - Life Metal (2019): Ok, 10 anni dopo il loro capolavoro, ad Anderson e O'Malley resta davvero ben poco da aggiungere se non altri 4 monoliti di drone-metal con impercettibili variazioni. Uno sforzo davvero limitato. 5/10

M.B. - Colori (1998): Il ritorno di Maurizio Bianchi dopo un lunghissimo silenzio, e svolta ambient/new-age. Una palla incredibile, poco da dire. Pezzi dai 6 ai 10 minuti, contemplazioni immobili e vanamente tronfie, peraltro con un suono di tastiere già vecchio allora. Chiaro che non facesse parte del suo DNA. 4,5/10

Arc - Repercussion (2002): Alla voce "sbrodolature di Aidan Baker", qui in uno dei primi ARC, potenzialmente uno dei progetti più interessanti (non da solo) ma qui siamo proprio nella situazione "abbiamo una/una e mezzo idee, fai REC, alla prima e vai così" che di per sè non è un male, sia chiaro. Ma Baker è sempre un pericolo. 5/10

Iggy Pop - Free (2019); Molto lodevole il gesto di IP di affidarsi in una parte di Free alla chitarrista Noveller, per un pugno di pezzi davvero stranianti ed evocativi. L'altro compositore è il trombettista Thomas, che fa altrettanto un buon lavoro. Il resto della scaletta, che invece è ascrivibile alla voce "banalità rock per non perdere del tutto chi ama The Passenger", purtroppo inficia la media generale del disco. Si vede che gli manca ancora il coraggio (a 70 anni suonati, ma uno cosa deve fare....) 6,5/10

Jandek - The Beginning (1999): Per quanto fosse efficace, penso che la formula out-folk di Jandek possa aver fisiologicamente funzionato per una decina d'anni, ma la mia è soltanto un'ipotesi. Qui sa tutto di risaputo e ripetuto abbondantemente. Ed il pezzo al piano di 15 minuti è una mazzata fra capo e collo. 5,5/10

Procession - Fiaba (1974): Ben poco allineati all'It-Prog, i torinesi Procession facevano un buon folk-rock grintoso e per nulla favolistico. Macro-Difetto: la voce del cantante, tecnicamente impeccabile ma alla lunga troppo datata. Con altri presupposti sarebbe stato un piccolo gioiello. 6,5/10

Felt - Let the Snakes Crinkle Their Heads to Death (1986): Graziosissimo mini di soli strumentali, una delle tante stranezze di Lawrence che ben si destreggiava alla 6 corde in assenza del buon Deebank che se ne era fuggito. Dominato comunque dalle tastiere retrò, restò uno spreco di buoni temi immolati alla super-sintesi. 6/10

Van Der Graaf Generator - Now And Then (1987): Pasticciaccio credo neanche autorizzato da parte di Banton/Evans/Jackson che provarono a fare qualcosa nel 1984/5 senza Hammill, probabilmente poco convinti essi stessi. Un pugno di strumentali banalotti che vanno a parare in più direzioni senza concentrazione. 5/10