venerdì 24 luglio 2020

Arab Strap - The devil-tips (2001)

Un altra situazione slow-core di immane brillantezza, forse l'ultima vera della loro carriera, su The Red Thread, ma con l'eccezione importante di avere la beat-box al posto della batteria umana. Specchio quasi inevitabile di quello che forse è il pezzo più spettrale di tutto il loro repertorio, con un testo abbastanza contenuto in cui Aidan parla di nostalgia infantile alternata alla proverbiale bevuta. La magnetica tessitura di Malcolm più intricata della media, niente basso (almeno a corde), insomma un arrangiamento piuttosto scarno e sotto le righe, con un unica variazione compositiva in un breve chorus strumentale, col beat in lieve lieve accelerazione e la chitarra che si fa galattica, prima di re-implodere nel motivo principale. Dopo due giri così, il rombo finale di Malcolm ed il tipico sgocciolio pianistico di Aidan, forse il più memorabile, con quelle piccole note impressionistiche, in lieve dissonanza. 

domenica 19 luglio 2020

Arab Strap - Autumnal (1999)

Volendo individuare un pugno di pezzi slow-core nel loro repertorio, in termini di bassezza di bpm, direi The Long Tips, Pyjamas, Aries The Ram, The long Sea, Glue, ma si tratta sempre di declinazioni uniche. Paradossalmente, di questo ipotetico contenitore, Autumnal è il più canonico; i Codeine di White Birch con flebo inserita in vena, oppure gli Slint di Washer in modalità ultra-umile e dimessa. 
Sette minuti e mezzo di malinconia cosmica, resa con un tocco quasi cameristico; protagonista il cello di Cora Bissett nel chorus, ma anche i magistrali tintinii di pianoforte conferiscono un enfasi ed un eleganza fino a quel momento mai sentita, come se avessero voluto rilanciare la raffinatezza di Philophobia con gli interessi.
Dopo una lunga intro chitarristica in punta di plettro, le spazzole di Aidan toccano il rullante con sapienza. Un'altra prestazione unsung del vocalist ai tamburi, resa con una pertinenza inaudita ed incredibilmente funzionale allo svolgimento del pezzo, che ha una struttura piuttosto convenzionale: intro, strofa, chorus, bridge, strofa, chorus. Ad un minuto e mezzo dalla fine quest'ultimo si arroventa e si tramuta in un finale chiassoso, con la Bissett in libera uscita, Malcolm in delirio ultra-elettrico, Aidan a picchiare fortissimo sui piatti. Proprio per questa tipologia di struttura, il parallelo con Washer si fa inevitabile, ma la sua bellezza intrinseca resta inconfutabile.
Di fronte a questa architettura così intensamente malinconica, le liriche di Aidan, bofonchiate con la proverbiale trasandatezza del periodo, stridono aspramente; trattasi di uno dei suoi più intensi testi d'amore (come la maggioranza di Elephant Shoe, il suo love album per antonomasia), in cui si trastulla ad immaginare un futuro di fuga con la compagna, ad abitare una casa sul mare del Nord, ad arredarla, a pitturare la cucina, a scegliere il materasso, incontrare i vecchi amici ai funerali e fare finta che sono mancati....e stabilire i nomi dei nascituri. 
Che abisso, rispetto a Philophobia.

venerdì 10 luglio 2020

Arab Strap - Direction Of Strong Man (1999)

Fu il primo pezzo che li vidi eseguire dal vivo, ad Urbino nell'Agosto del 1999. Uno degli highlights di Elephant Shoe, il mio album preferito degli Straps, non soltanto per la sua bellezza intrinseca, quanto per il fatto che funge da perfetto intermezzo a metà di una scaletta concentrata sui toni più dimessi dell'intero catalogo, incastrata fra il fascinoso beat notturno di Leave the day free e la stupefacente atmo-bossa di Tanned. Interamente umana, Direction svetta con tutta la sua potenza abbagliante, con la classica brillante ragnatela di MM, con gli stop and go solenni, i preziosi inserimenti di organo durante il bridge strumentale, la progressione satura fino al climax e la sfumatura finale col piano sparso e tintinnante. Ed una delle migliori prestazioni alla batteria di AM, in una parola: risoluta. In una recensione dell'epoca, non ricordo scritta da chi, venne descritta Nick Cave in preda alle convulsioni, forse una definizione un po' esagerata, ma in effetti l'australiano più sporco ed efferato potrebbe essere l'unica pietra di paragone, se proprio proprio proprio ne volessimo trovare una.
Dal vivo, eseguita dal quartetto classico dell'epoca con Gow e Miller, perdeva qualcosa. Nel bridge MM azionava il pedale del distorsore suonando il riff a tutto volume per sostituire sia la sua tessitura di sostegno che l'organo (AM avrebbe potuto buttarla, una mano sulla tastiera per fare quei due accordi scarni ma così preziosi....), ma la magia dello studio in parte si dissolveva per favorire l'aspetto più crudo ed asciutto del brano. Non a caso, dopo i tour del 1999 venne messa in naftalina e mi risulta che non l'abbiano mai più eseguita.
Con la recente diffusione dell'AS Archive su Bandcamp, ne abbiamo guadagnato una tipica rendition, tratta dall'abortito live album Mitchell Theatre.

venerdì 3 luglio 2020

Arab Strap - Girls Of Summer (Original Studio Version 1997)

Per oltre vent'anni, la mia Girls Of Summer è stata quella di Mad For Sadness, con la sua durata di oltre 8 minuti, e poi ripubblicata in altre versioni nel cofanetto postumo Scenes of a sexual nature (10:22) e nella ristampa deluxe di Philophobia. Uno dei massimi climax dei concerti degli AS per lungo tempo, una girandola di emozioni che culmina nella fase techno inserita prima del rallentamento finale. Immensamente più veloce, energetica e fragorosa della sua versione originale, che scoprii in seguito quando acquistai l'EP omonimo, uscito nel 1997, ovviamente su Chemikal. Non mi disse un granchè e credo di averla archiviata dopo un paio di ascolti al massimo. Non reggeva proprio il confronto, come in altri casi in cui sul palco M&M trasfiguravano i loro pezzi dandogli una vita letteralmente nuova (Blood, Phone me tomorrow, One day after school).
Oggi, in piena sbornia AS post-Archive su Bandcamp, una bazza piovutami fra capo e collo in grado di riprendere una passione che non accenna a passare col tempo, ripassando il repertorio da cima a fondo, avviene in me una clamorosa rivalutazione di questo originale in studio, della durata di 6 minuti esatti. Appare quantomeno curioso che su YT non sia stata caricata da nessuno, segno che forse si tratta di un episodio un po' dimenticato. A mio parere, si rivela essere un gioiello di rarefazione, di arrendevole pigrizia affine per certi versi a Coming Down, Deeper e Trippy, come esse contenente piccole particelle di Dna Slintiano (innegabile influenza, anche se fosse stata involontaria, ma AM ha espressamente dichiarato di amare tantissimo Spiderland). Il monologo di AM è di quelli tipici del periodo, da hangover ormonale e filosofia spiccia ma poetica. Retta da un riff di basso portante, su cui MM disegna fioretti semi-dissonanti di elettrica, trova secondo me un valore aggiunto nella batteria, registrata divinamente come sempre, accarezzata sul rullante e sui piatti da spazzole regolari e saldamente impugnate. Non ci sono conferme scritte nè orali che sia stata opera di AM, ma come nella maggior parte del loro repertorio sembrerebbe scontato concludere che sia stato lui a registrare le parti di batteria umana. D'altra parte iniziò come tale nei Bay, e non ci sono motivi per pensare che non abbia continuato a suonarla in studio negli anni. In questa sbornia, sono particolarmente affascinato ed attento come non mai alle "sue" performances e ritengo che siano tutte di grande gusto ed effetto scenico. Lo definirei uno di quei musicisti non-virtuosi, quasi nascosti ma altamente funzionali nonchè capaci di ricreare un proprio linguaggio, anche nelle esecuzioni più semplici e lineari.
Tornando a GOS, lo schema iniziale si ferma, riparte con un tamburellare frenetico sul rullante, MM sovrappone le sue classiche frasine atmosferiche e fa decollare la sezione fino ad azionare il distorsore. Il crescendo sfuma, ed il breve finale dolente e smorzato appare come una delle parti più slintiane in assoluto del loro repertorio.
Sembra non irreale pensare che l'AS Archive verrà ampliato in futuro (se poi ci fosse un secondo lockdown in autunno-inverno, diventerà probabile!); a questo punto, direi che una delle più da me desiderate diventerebbe una fedele versione live, in stile slacker, proprio come questa. Chissà se l'hanno mai fatta. Mai dire mai, con questi due.