mercoledì 31 marzo 2021

Scarti da TM #60


Come - I'm Jack (1981): Dopo il clamoroso debutto di Rampton, William Bennett abbandonava di fatto la 6 corde e si metteva a smanettare di larsen, dando il via alla saga infinita di Whitehouse. Un colpo di spugna all'arty-noise-punk che aveva creato, una svolta sconcertante ma simbolo di una scelta oculata. 6/10

Irresistible Force - It's Tomorrow Already (1998): Chill-out nella sua natura totalizzante, sconfessata ed iper-funzionale. La musica migliore che si potesse sentire in un club a fine millennio, senza bisogno di ingaggiare un dj, per mettere a proprio agio gli avventori. Condensando le eccellenti 6/7 idee di questa ora, i Global Communication ne avrebbero fatto un ottimo prodotto. 6,5/10

Splintered - Moraine (1996): Un monolite di quasi 40 minuti di space-noise dal ritmo immutato, come un cingolato in una prateria. Fu l'ultimo atto di un collettivo inglese che paradossalmente avrebbe trovato più riscontro 10 anni dopo, ma che in sostanza agiva in maniera concettuale, senza molto talento. 5,5/10

Grand Magic Circus Et Ses Animaux Tristes - Le Grand Méchant Cochon et les Trois Gentils Petits Loups (1974): Colonna sonora di una rappresentazione teatrale, con la recitazione sempre in primo piano e sporadici interventi musicali a base di cabaret, vaudeville, folklore e blues. Sono ignorante di materia teatrale e quindi non mi permetto, ma questo è uno dei tanti scherzi di Stapleton. 4/10

Food Brain - Social Gathering (aka Bansan) (1970): Giapponesi, scatenati con una formula dissacrante a base di classica, hard-rock, blues, free-jazz e testosterone a palla. Se avessero deciso di pavoneggiarsi meno e si fossero concentrati su meno aree avrebbero avuto il potenziale per fare un gran bel disco. Invece 6/10

Alrune Rod - Spredt For Vinden (1973): Gradevole psych-rock scandinavo, grintoso e con buone trame chitarristiche. Ma era un'involuzione senza ritorno, per un gruppo che 4 anni prima aveva fatto un mezzo-capolavoro di psych&prog oscuro ed originale. Il secondo deludentissimo l'aveva già certificato. 6/10

Samla Mammas Manna - Samla Mammas Manna (1971): Il debutto dei favolosi svedesi, con il consueto calderone di idee jazz-circus-prog, poco canto e l'assenza della chitarra di Costas, che entrerà decisivo a partire dal secondo. Un disco un po' acerbo per il loro potenziale in prospettiva, e con l'aggravante di una pessima registrazione. Ma usciranno, oh che usciranno....6,5/10

Mainliner ‎- Mainliner Sonic (1997): Smaltita la sorpresa del Mellow Out che l'anno prima aveva creato un mostro harsh-psych, la replica non fu molto esaltante, a conferma che il loro era più uno stile esibizionista che una reale voglia di creare musica. 6/10

Bauhaus - Press the eject and give me the tape (Live 81-82): Se penso a quanto amavo i Bauhaus 20/25 anni fa, impallidisco e devo ammettere che la storia non ha reso loro molto giustizia ed ha fatto invecchiare un po' la loro musica. Questo live ne è mesta attestazione: esecuzioni potenti ed impeccabili, materiale ingiallito. Peccato. 6,5/10

Cloud Nothings - The Black Hole Understands (2020): Per quanto il power-pop di Dylan Baldi sia spontaneo, genuino ed energetico per farsi ascoltare con piacere, non gli perdonerò mai di non esser tornato ai livelli di Attack on memory. 5,5/10

John Carpenter ‎- Lost Themes III Alive After Death (2021): Spiace un po' constatare che JC ed i suoi due sodali, a distanza di 6 anni dal mio disco dell'anno, siano scesi un po' nel manierismo e nell'autoreferenzialità di un album che, per carità, si ascolta benissimo, ma è nettamente inferiore a quella rivelazione. 6,5/10

Cloud Nothings - The Shadow I Remember (2021): Mi intestardisco nello sperare che Dylan Baldi ritorni con un colpaccio e questa volta ci andrebbe vicino, vista la registrazione di Steve Albini. Il suo power-pop è contagioso e divertente, ma sembra sempre che gli manchi quella scheggia di follia (o di spleen) per essere veramente oltre. Può farcela, ma io non ho molta pazienza. 6,5/10