martedì 31 agosto 2021

Scarti da TM #65


Black Midi - Cavalcade (2021): Non c'è dubbio che si tratti di una band di grande talento, esecutivo e tecnico. Si è parlato di King Crimson, di art-prog, e anche questo ci può stare. Si passa da arie solenni a tempeste tech-rock con assoluta disinvoltura, e forse è proprio questo il problema. A questo livello ricordo i Mars Volta, che riuscirono in più frangenti a non oltrepassare quel gradino gigantesco che si chiama autoindulgenza. Ecco dove cadono i Black Midi. 6/10

Roger Eno - The Night Garden (1996): Un Rogerino minore, un po' lambiccato e lezioso, inclusa l'incomprensibile scelta di utilizzare tastiere dal suono un po' troppo midi. Meno lirico e più tappezziere, insomma. 6/10

Dead Meadow ‎- The Nothing They Need (2018): Non ci sono più molte speranze che i DM ritornino all'antica forma, ormai mi sembrano stanchini, privi di quelle trovate sanguigne che tanto ci hanno esaltato in passato. L'esperienza a volte aiuta e qualche buon trip c'è, ma il manierismo aleggia ovunque. 6/10

Foals - Total Life Forever (2010): Lo hanno chiamato math-pop o math-funk, il suono ambizioso degli inglesi Foals. Per me è semplicemente l'AOR dei tempi nostri, una formula molto accessibile ed ammiccante che gli ex-emo non più giovani gradiranno, con la scusa di aver trovato qualcosa di adulto che ha permesso loro di crescere. Qualche buon pezzo c'è (Black Gold).  6,5/10

Levitation - Meanwhile Gardens (1994): Per la cronaca, la versione rimasterizzata con le vocals originarie di Terry Bickers, che nel frattempo era stato sostituito. I Levitation chiusero con le contraddizioni ingigantite: un indie-prog dalle potenzialità enormi, ma succube di un indulgenza e di un massimalismo inarrivabile. Come sprecare centinaia di idee in un solo album? 6/10

Holger Czukay ‎- On The Way To The Peak Of Normal (1981): Stessi ingredienti dell'ottimo Movies, di due anni prima. L'eredità Can, il gigioneggìo ed il cazzeggio, le inflessioni esotiche, Jaki Liebezeit e tanta voglia di divertirsi. Ma il disco è complessivamente fuori fuoco ed alla lunga annoia, alla ricerca di un colpo di coda che non arriva mai. 6/10

Imaad Wasif - Great Eastern Sun (2018): La lunga pausa discografica (8 anni) me lo aveva fatto quasi dimenticare. Il suo 5° album ha rappresentato un'elegante carrellata del suo psych-folk svanito ma a schiena dritta e di nobile pedigree (Barrett e Spence sempre santinati), con 3 grandi pezzi (Origins, Thorn, Unhinged), ma anche con tanti sbadigli, per quanto gradevoli. 6,5/10

Bruno Nicolai - Una Vergine Tra I Morti Viventi (Original Motion Picture Soundtrack) (1973): Da una pellicola erotica-horror tipica degli anni '70, la tipica colonna sonora di Nicolai, sospesa fra fascinosi ed oscuri temi thriller e stucchevolezze bossa-lounge con la signora Dell'Orso a fare il suo mestiere. 6/10