venerdì 30 settembre 2022

Scarti da TM #78


Ūrok - Ūrok (2019): Noise-jazz-metal da parte di un trio di base a Londra, guidato da un batterista di nome Marco Quarantotto, che sembrerebbe uno del Triveneto ma in realtà viene dato come croato. Una mistura interessante, più sbilanciata sul metal che sul jazz, che per alcuni versi richiama i Naked City più contaminati. Qualche sbrodolatura di troppo si sarebbe potuta mondare. 6,5/10

Earth - Earth 2 - Special Low Frequency Version (1993): Va benissimo la funzione storica, l'intuizione geniale e la seminalità, ma 2 resta un mattone che mi è un po' difficile assimilare, digerire e soprattutto ascoltare tutto d'un fiato. Va bene il microscopio ed il concetto, il risultato finale meno. 6/10

Electric Wizard - Come My Fanatics (1997): Il tempo fa sempre giustizia, ed oggi lo stoner-doom degli EW non appare più quel mostro che incuteva timore 25 anni fa. Colpa sicuramente della produzione, troppo compressa e con una batteria criminalmente racchiusa, perchè il disco in sè racchiudeva i migliori luoghi comuni del genere, ma diciamocelo, la classe stava altrove. 6/10

Pedro The Lion - The Only Reason I Feel Secure (1999): Era da 20 anni o forse più che non ascoltavo PTL, da quando mi scottai per aver acquistato un suo cd che mi deluse non poco. Questo è cantautorato spleen-agreste ma anche un po' ruffianello, ad uso e consumo degli hipster dell'epoca, oggi non saprei. Certo che se è rimasto un nome di serie B/C un motivo ci sarà. 5/10

Alvaro - Drinkin My Own Sperm (1977): Pianista cileno indeciso fra latino-americana, folk-prog sbilenco e filastrocche ad altissimo tasso etilico-politico. Spicca l'ottima Palido Sol come esempio di ciò che sarebbe potuto essere con un po' più di impegno e sobrietà. Il resto è quasi tutto da farsi 2 risate. 5/10

Horrific Child - L'etrange Mr. Whinster (1976): Non-sense, psichedelia, progressive simil-Goblin, teatro, concretismo, horror (per l'appunto), tutto frullato follemente e senza costrutto da parte di un battitore libero francese, uno di quelli che è salito sul carrozzone del momento senza tanti scrupoli, così come a sprecare i buoni spunti ivi presenti per produrre un pastone inestricabile. 5,5/10

Anton Bruhin - Von Goldabfischer (1970): La prima cosa che esce googlando lo svizzero Bruhin è la qualifica "pittore". Non che fare pittura pregiudichi il fare musica, ed infatti ha proseguito parallelamente entrambe le attività. Ma questo sghembità dada-surreal-etno-folk non ha niente di geniale. E' solo una noia incontrastabile. 5/10

Tony Oxley - Tony Oxley (1975): Batterista free-jazz inglese alle prese con un'avanguardia concreta quasi interamente solista, senza disdegnare qualche puntata di gruppo in stile. Un disco molto pesante, complice forse anche la lunghezza quasi improba per sonorità di questo tipo. 6/10

Operation Rhino - Fête De Politique Hebdo Lyon 76 (1976): Free-big band-jazz francese, live e tonfante, con fiati e batteria ampiamente sopra tutto il resto, che avrebbe meritato una migliore registrazione. Un disco molto impegnativo, che osa parecchio e non sempre rosica. 6,5/10

Mahjun - Mahjun I + II (1973-74): Band francese dedita ad un interessante ibrido di dandy-rock alla Kevin Ayers, oktoberfest-core, acid-rock, hard-rock, sarabande pseudo-jazz, etc. Un po' troppo, decisamente, ma l'esuberanza collettiva è tangibile. Forse il limite più grande paradossalmente è la lunghezza perchè effettivamente sono due dischi e ci si perde in un nulla. Ma nella List è censito così, chissà perchè.... 6,5/10