Nils Frahm - Spaces (2013): Non mi convince, questo pianista tedesco che mischia classicismo ed elettronica. A tratti sembra avere una stoffa finissima, poi si perde in qualche virtuosismo, poi si perde ancor di più in ruffianeria, insomma salta di palo in frasca con fare furbo e smaliziato. Non riesco a farmelo piacere: peraltro questo è un live fin troppo eterogeneo. 6/10
Julian Cope - Rite (1992): Disco stampato privatamente, annunciato come musica ambientale. Se questa è ambient, io mi chiamo Paolino Paperino. 4 lunghissime jams minimali fra psichedelia, funk e krautrock, i cui spunti in partenza sarebbero anche buoni ma si rovinano con la logorrea. Da 70 minuti se ne sarebbero ottenuti 10 buoni, il resto è scarto. 5/10
Robert Plant - Shaken 'N' Stirred (1985): Il disco "sperimentale" di Plant, in piena era plastica. Modernissimo per allora, ispirato un po' ai Police, un po' ai Talking Heads, baldanzoso, poliritmico, tecnologico ma caldo. In effetti non è male, nonostante una produzione becera; di certo è meglio di qualsiasi cosa abbia fatto negli ultimi 30 anni. 6,5/10
Deerhoof - The Man, The King, The Girl (1997): Miscuglio intricato di noise-freak-pop-alternative. Terra di mezzo, la spontaneità in dubbio. Il costrutto latita, ma non è detto che se ne fosse alla ricerca. Potrei fare spallucce dicendo che non colgo il concetto; massì, le faccio. 6/10
Tractor - Tractor (1972): Folk-hard-blues con qualche iniezione strutturale di prog nelle tracce più lunghe. Alcuni passaggi sono molto buoni, poi si scade in situazioni scontate e già stantie per l'anno di uscita. 6,5/10
Steve Hackett - Voyage Of The Acolyte (1975): Apprezzabile (ma perlopiù strumentale) esordio del chitarrista dei Genesis, abbastanza sulla loro scia. E' vero che il quintetto storico era la somma delle parti. Qui mancano Gabriel e Banks, e si sente. Ma non è certo da buttar via. 6,5/10
Vivenza - Réalités Servomécaniques (1985): Industrial nudo, crudo, puro e duro. Sonorità da catena di montaggio, da taglio laser, da gigantesche macchine siderurgiche. Un po' troppo integerrimo per affascinare. 5,5/10
String Driven Thing - The Machine That Cried (1973): Una specie di contraltare brit-prog dei Jefferson Airplane. Armonie west-coast improbabilmente mixate con atmosfere favolistico-ancestrali. Difficilissimo da digerire. 4,5/10
Underground Set - War In The Night Before (1971): Organ-driven-60's rock da parte di un entità italica guidata dai direttori fratelli Reverberi, protagonisti del symph-pop italiano dei primi '70 e quindi degni di rispetto. Peccato che, nonostante un paio di composizioni di pregio, sia tutto fuori tempo massimo già allora. 5,5/10
Charlemagne Palestine - From Etudes To Cataclysms For The Doppio Borgato (2008): Caro Carlomagno, è vero che hai fatto scuola con il tuo strumming. Però dopo 30 e passa anni preferisco vederti in concerto. Forse interessante per l'aspetto tecnico ed i suoni del Doppio Borgato, ma a livello di ascolto è una palla interminabile. 5/10
Daniel Lentz - On The Leopard Altar (1984): Avanguardia? Contemporanea? Neo-Classica? Elettronica corale? Tutto questo o forse nulla. Al termine, non mi è rimasto un granchè (i suoni sono 80' e non è bello), ma ammetto che è solo colpa mia. 6/10
Slapp Happy & Henry Cow - Desperate Straights (1975): Un RIO contaminato, fra pop e cabaret quello combinato (diceva PS) per non morire di fame. La Krause se ne sta bella controllata, certi pezzi sono raffinati e gradevoli, altri ruffiani ed inappropriati. Facevano la loro figura ma era evidente che dovevano sperimentare. 6/10
Fire + Ice - Gilded By The Sun (1992): Folk apocalittico, marziale, gotico, incorruttibile, perfino eversivo. Non proprio il mio pane, a meno che non si parli di quella fase di Current 93 (che invece era poetico). Ma bisogna riconoscere a questo inglese una visione lucida e qualche buona melodia. Certo, la voce non è irresistibile. 6,5/10
Reale Impero Britannico & Willy Brezza - 1976 Perché Si Uccidono (CSO): I Goblin sotto falso nome probabilmente per ragioni contrattuali + tale Brezza, per un film sulla droga del figlio di Macario. Molto lontani da Profondo Rosso, ma una prova comunque valida fra funk e psichedelia immersa nel periodo fino al midollo, fatti salvi alcuni momenti stucchevoli. 6,5/10
Transcendprovisation - Trans (1977): Improvvisazione pseudo-jazz, con cinque (pseudo?)musicisti che sembrano suonare in 5 stanze diverse. Difficile farla funzionare così, infatti è un mezzo fiasco senza capo nè coda. 5,5/10
Julian Cope - Rite (1992): Disco stampato privatamente, annunciato come musica ambientale. Se questa è ambient, io mi chiamo Paolino Paperino. 4 lunghissime jams minimali fra psichedelia, funk e krautrock, i cui spunti in partenza sarebbero anche buoni ma si rovinano con la logorrea. Da 70 minuti se ne sarebbero ottenuti 10 buoni, il resto è scarto. 5/10
Robert Plant - Shaken 'N' Stirred (1985): Il disco "sperimentale" di Plant, in piena era plastica. Modernissimo per allora, ispirato un po' ai Police, un po' ai Talking Heads, baldanzoso, poliritmico, tecnologico ma caldo. In effetti non è male, nonostante una produzione becera; di certo è meglio di qualsiasi cosa abbia fatto negli ultimi 30 anni. 6,5/10
Deerhoof - The Man, The King, The Girl (1997): Miscuglio intricato di noise-freak-pop-alternative. Terra di mezzo, la spontaneità in dubbio. Il costrutto latita, ma non è detto che se ne fosse alla ricerca. Potrei fare spallucce dicendo che non colgo il concetto; massì, le faccio. 6/10
Tractor - Tractor (1972): Folk-hard-blues con qualche iniezione strutturale di prog nelle tracce più lunghe. Alcuni passaggi sono molto buoni, poi si scade in situazioni scontate e già stantie per l'anno di uscita. 6,5/10
Steve Hackett - Voyage Of The Acolyte (1975): Apprezzabile (ma perlopiù strumentale) esordio del chitarrista dei Genesis, abbastanza sulla loro scia. E' vero che il quintetto storico era la somma delle parti. Qui mancano Gabriel e Banks, e si sente. Ma non è certo da buttar via. 6,5/10
Vivenza - Réalités Servomécaniques (1985): Industrial nudo, crudo, puro e duro. Sonorità da catena di montaggio, da taglio laser, da gigantesche macchine siderurgiche. Un po' troppo integerrimo per affascinare. 5,5/10
String Driven Thing - The Machine That Cried (1973): Una specie di contraltare brit-prog dei Jefferson Airplane. Armonie west-coast improbabilmente mixate con atmosfere favolistico-ancestrali. Difficilissimo da digerire. 4,5/10
Underground Set - War In The Night Before (1971): Organ-driven-60's rock da parte di un entità italica guidata dai direttori fratelli Reverberi, protagonisti del symph-pop italiano dei primi '70 e quindi degni di rispetto. Peccato che, nonostante un paio di composizioni di pregio, sia tutto fuori tempo massimo già allora. 5,5/10
Charlemagne Palestine - From Etudes To Cataclysms For The Doppio Borgato (2008): Caro Carlomagno, è vero che hai fatto scuola con il tuo strumming. Però dopo 30 e passa anni preferisco vederti in concerto. Forse interessante per l'aspetto tecnico ed i suoni del Doppio Borgato, ma a livello di ascolto è una palla interminabile. 5/10
Daniel Lentz - On The Leopard Altar (1984): Avanguardia? Contemporanea? Neo-Classica? Elettronica corale? Tutto questo o forse nulla. Al termine, non mi è rimasto un granchè (i suoni sono 80' e non è bello), ma ammetto che è solo colpa mia. 6/10
Slapp Happy & Henry Cow - Desperate Straights (1975): Un RIO contaminato, fra pop e cabaret quello combinato (diceva PS) per non morire di fame. La Krause se ne sta bella controllata, certi pezzi sono raffinati e gradevoli, altri ruffiani ed inappropriati. Facevano la loro figura ma era evidente che dovevano sperimentare. 6/10
Fire + Ice - Gilded By The Sun (1992): Folk apocalittico, marziale, gotico, incorruttibile, perfino eversivo. Non proprio il mio pane, a meno che non si parli di quella fase di Current 93 (che invece era poetico). Ma bisogna riconoscere a questo inglese una visione lucida e qualche buona melodia. Certo, la voce non è irresistibile. 6,5/10
Reale Impero Britannico & Willy Brezza - 1976 Perché Si Uccidono (CSO): I Goblin sotto falso nome probabilmente per ragioni contrattuali + tale Brezza, per un film sulla droga del figlio di Macario. Molto lontani da Profondo Rosso, ma una prova comunque valida fra funk e psichedelia immersa nel periodo fino al midollo, fatti salvi alcuni momenti stucchevoli. 6,5/10
Transcendprovisation - Trans (1977): Improvvisazione pseudo-jazz, con cinque (pseudo?)musicisti che sembrano suonare in 5 stanze diverse. Difficile farla funzionare così, infatti è un mezzo fiasco senza capo nè coda. 5,5/10
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