Un inno immortale al dark psichedelico dei grandissimi, meteorici californiani, apertura di quel monolite che fu Dancing to restore an eclipsed moon. La fusione rovente fra i Cure della trilogia gotica (il basso in flanger) ed i Pink Floyd di Ummagumma (i rombi galattici della chitarra), completata da una voce, quella di Faircloth, tecnicamente non impeccabile ma molto originale nella sua declinazione, ed una batteria apocalittica, magnificamente registrata.
Il titolo doppio è dovuto alla struttura: Exorcism, lunga intro per maelstrom chitarristico, scampanellii e piatti in libertà. Si è già immersi in una lava devastante quando entra possente il giro concentrico della batteria, e la quadra si raggiunge con l'entrata del giro di basso. E' sempre un brivido, anche al trecentesimo ascolto, per uno dei dischi meglio prodotti dell'intera decade. Waiting for the sun è l'atterraggio perfetto, con il chorus che trova nel riff compatto della sei corde il suo apice emotivo. Finiti gli aggettivi.
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