Asunta - Landscapes (1996): Stimo ed apprezzo molto Opium Hum, ma a volte ho l'impressione che per lui contino di più degli aspetti che vanno oltre lo stretto musicale. Qui siamo di fronte ad un chilometrico sbadiglio per drone monotonale di harmonium e meste svisature di clarinetto, una palla colossale che è davvero impossibile ascoltare per intero. Blah. 4,5/10
Balaton - Fény Közepe A Sötétség Kapujában (1996): Il gruppo del mitico Mihaly Vig, il compositore storico di Bela Tarr. Poco o nulla a che vedere con le magistrali partiture delle pellicole: un jingle-jangle-pop piuttosto compassato e decadente, con qualche piccola fiammata nel finale, penalizzato dal canto di Vig stesso, quasi impresentabile nella sua limitata monotonia (e straniante per la cadenza delle liriche in ungherese, familiare solo a chi ha visto più film di Tarr). 5,5/10
Brainiac - Electro-Shock For President (1997): L'involontaria ultima uscita dei Brainiac, di poco precedente alla tragica morte di Tim Taylor e soprattutto alla vigilia della prova del 9 su major.- Questo mini fu una sorta di transizione, con pesante dose di elettronica e scarso impiego della strumentazione classica. O fu un test o il segnale che ormai TT era il capo della banda. In ogni caso, un po' troppo ermetico e troppo scuro se rapportato ai precedenti. 6,5/10
Vanishing Twin - The Age Of Immunology (2019): Disco molto battuto nelle polls di fine anno. Per me è una piccola evoluzione degli ultimi Stereolab con qualche spunto tensio-attivo mutuato dai Can, qualche divagazione lounge e un'attitudine pop molto diffusa, con qualche buon pezzo e pi di uno sbadiglio. 6/10
VV.AA. - Flipper Psychout (2010): Antologia 1965/1972 della library italiana più piaciona che ci fosse, per un jazz-funk-rock-soul ruffiano tipico dell'epoca a firma di autori di seconda fascia (alcuni mai sentiti prima). Non mancano comparsate di nomi illustrissimi (Alessandroni, Tommasi, De Filippi), la qualità media non va oltre il 6,5/10
VV.AA. - NME Awards 2009 - Pictures Of You - A Tribute To Godlike Geniuses The Cure: L'ennesimo tributo ai Cure, questa volta patrocinato dal NME e perfino con la benedizione di Ciccio Smith, che introduce il disco con un pistolotto filosofico di 3/4' sulle cover. Ennesimo fallimento, purtroppo, nonostante il coinvolgimento di nomi anche piuttosto illustri; chi fotocopia fa brutta figura, chi stravolge perde il senno. Alla fine i migliori sono i Dinosaur Jr., ma con la loro Just Like Heaven paradossalmente datata 1989...... 5/10
Uochi Toki - Cuore Amore Errore Disintegrazione (2010): Croce sopra ed è un peccato. Idioti mi piacque alquanto, ma dopo averne sprezzati altri 3 penso di poter chiudere la mia esperienza con gli UT. Troppo, troppo lo sproloquio nerd-intellettuale, troppa poca la base musicale. Dovrei ascoltarlo come podcast discorsivo/letterario, preso con le molle, e sono sicuro che apprezzerei. Ma ora come ora voglio impiegare il mio tempo solo per la musica. 5,5/10
Blue Sun - '73 (1973): Dalla Danimarca con professionalità e passione, un gruppo dedito ad un soft-jazz-rock sempre sul limite dello stucchevole e ad oggi, vecchio come l'uomo di Neanderthal. Sax melenso ed organo in primissima linea. A dirla tutta qualche buona melodia c'è, ma come ha esemplificato Vlad, si trattava di qualcosa di sostanzialmente innocuo. 5/10
Reform Art Unit - Darjeeling (1970): Autorevole collettivo free-jazz austriaco, in questa sede ospitante un sitarista indiano di grido. Free-raga-jazz? Fermo restando che il suddetto spesso suona spaesato e senza tanta convinzione, la base è di quelle furiose, con dei fiati notevoli. Ma per la sua natura, resta auto-ostracistico oltre ogni misura. 6/10
Ragnar Grippe - Electronic Compositions (1977): Cellista svedese fulminato sulla via dell'elettronica vintage. Di lui in rete pochissime tracce: genio incompreso o ciofeca? La verità sta più o meno nel mezzo. Spirali minimaliste, voci manipolate, concretismi, per un set molto sfocato nonostante qualche passaggio rilevante. 6/10
Embryo - Father Son And Holy Ghosts (1972): Il più grande limite degli Embryo sintetizzato in uno dei loro primi dischi: una miscela inebriante di etno-jazz-rock strumentale dalla spinta ritmica irresistibile, legata al formato jam, con dei suoni fantastici, ma tirato un po' troppo per le lunghe. L'ultima traccia, un live di 20 minuti, acuisce la controversia fino al parossismo. 6,5/10
Talibam! - Boogie in the Breeze Blocks (2009): Sopraffatti da un inarrestabile voglia di strafare, qui Mottel & Shea hanno finito per esagerare. Altrove, come nel primo o nel terzo album, una maggiore focalizzazione ha permesso alla loro vena pazzoide di emergere e di esaltarsi. Qui c'è troppa dispersione, ma ciò non toglie che il divertimento sia assicurato. 6,5/10
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