Parlare dei Low per me significa innanzitutto parlare di un rimpianto, perchè non li ho amati quanto forse avrebbero meritato. La vita è fatta anche di coincidenze musicali. Il primo pezzo che ascoltai di loro fu la cover di Transmission sul tributo ai Joy Division nel 1995, e la trovai curiosa ma nulla di più. Nel frattempo la critica lodava i loro dischi, ma quelle parole non mi conquistavano. Poi nel 2001 comprai Things we lost in fire, lo trovai gradevole ma rimasi un po' deluso. Non toccava le corde giuste della mia anima e pensai che fossero un po' sopravvalutati. Dopo ben 24 anni mi decisi ad approcciare il loro debutto e rimasi sconvolto; se l'avessi ascoltato all'epoca, sarebbero diventati dei miei eroi, una spanna sotto i Red House Painters. Poi passai al secondo, poi al terzo e conobbi il rumore dell'anima che vibrava intensamente in quelle tre opere.
E negli ultimi anni il rinnovamento, un po' forzato ma foriero di sorprese e l'attestazione di un entità che invecchia benissimo. Purtroppo invecchiava. Questi giorni Mimi Parker ci ha lasciato a soli 55 anni, e questo mio (francamente) banale rimpianto lascia spazio ad uno ben più grande: non li ho mai visti dal vivo, sicuramente mi sono perso tanto, fra cui la possibilità di farli entrare definitivamente nel mio cuore, nonostante un repertorio contrastante. La massima solidarietà umana va ad Alan, marito e compagno di una carriera artistica degna del massimo rispetto. Erano unici e lo resteranno. RIP
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