martedì 31 ottobre 2017

Scarti Da TM #27

Oneida - Rated O (2009): Folli, folli, folli Oneida a fare un triplo cd dopo il 2000; un passo decisamente più lungo della gamba, col risultato che gli ottimi spunti ivi inclusi vengono superdiluiti in una lunghezza insostenibile. Condensando accuratamente ne sarebbe uscito un loro capitolo dignitoso, dato che il meglio l'avevano ormai già dato. 5,5/10

Unwound - Fake Train (1993): Hardcore-noise cattivissimo per i giovani Unwound; frenetico, assordante, cinico. Ormoni a palla. Acerbi e poco in confronto a quanto riusciranno a sviluppare negli anni successivi. 6/10

Talk Talk - Live At Montreux 1986; Uscito su DVD, un filmato che già conoscevamo. La qualità audio ed il missaggio sono nettamente inferiori all'eccezionale Live In London, e forse anche la performance. Ma stiamo parlando comunque di documenti importantissimi e di grandi concerti. 7/10

Mike Oldfield - Ommadawn (1975): Una pompa ed una magniloquenza quasi mai sentite, che finiscono per inficiare quella che forse sarebbe stata un'intrigante suite. 6/10

Gracious! ‎- Gracious! (1970): Prog eclettico, con un ottimo inizio ed una progressione che cala drasticamente fra teatralità, vaudeville e sbornie varie. Ma la prima parte resta molto molto valida e grintosa. 6,5/10

Jesus and Mary Chain - Darklands (1987): Lenzuolata di motivetti pop direttamente mutuati dai Velvet Underground, di fatto un tradimento se confrontato al ben più rumoroso debutto. Alcuni (motivetti) sarebbero decisamente validi, ma tutto è ricoperto da una coltre di zucchero caramellato che fa venire il diabete. 5,5/10

Bill Nelson ‎- Chance Encounters In The Garden Of Lights (1988): Sue alcune fantastiche chitarre su Gone To Earth, nonchè una composizione. Da solo Nelson fa una specie di new-age-core, brevi strumentali esuberanti dalle fastidiosissime timbriche '80. Potrei riparare dicendo che è hauntologia, ma in realtà la stucchevolezza prevarica un po'. 6/10

Out Of Focus - Four Letter Monday Afternoon (1972)Progressive/jazz piuttosto eclettico... giudicheremo il disco per quello che è: una miscela intelligente e fascinosa di timbri e sonorità anni Settanta (con un eccellente sezione fiati) che, pur senza evidenti picchi, riesce lentamente a consegnarsi alla nostra ammirazione. (Vlad Tepes) 6,5/10

Tokyo Kid Brothers - Golden bat (1971): Musical dal vivo, ovviamente in lingua e quindi incomprensibile, di buon eclettismo e suonato da dio (fra prog, jazz e cabaret). Difficile però discernere dalle immagini, che a giudicare dalle risate del pubblico dev'essere stato molto divertente. 6,5/10

Sonic Youth - Bad moon rising (1985): Profanazione del mito? Ebbene sì. Per quanto potesse essere rivoluzionario, innovativo, etc quanto ti pare, lo trovo un disco tutto sommato abbastanza monotono. Poi alcune cose sono notevoli, eh, ma la sostanza resta questa qui. 6,5/10

Theatre Of Hate ‎- He Who Dares Wins (1981): Un gruppo che dal vivo era peggio che su disco, in tempi new-wave, significava il male assoluto, e i TOH lo erano. 4,5/10

Nurse With Wound - The Surveillance Lounge (2009): Un lavoro un po' prevedibile, che forse vorrebbe essere l'aggiornamento del classicissimo Homotopy To Marie, ma in realtà si sfoglia come un catalogo di luoghi comuni stapletoniani sì, sempre gradevole e ben realizzato, ma ahimè non più shockante come un tempo. 6/10

Caroliner Rainbow Hernia Milk Queen - Rear End Hernia Puppet Show (1985): Una versione spastica ed ignorante dei Sun City Girls, che mischiava con incoscenza folk, rumorismi ed amatorialità. Difficile, molto difficile da digerire. 5/10

Giuliano Sorgini ‎- Zoo Folle (1974): Lo chiamano un disco di jazz-funk, ma in realtà lo è solo il primo pezzo, perchè poi si va a tutto gas con sinfo-stucchevolezze da colonna sonora major del periodo (era per un documentario del fratello di Fellini sulle condizioni degli animali confinati negli zoo). Discreto, comunque. 6,5/10

Death In June ‎- But, What Ends When The Symbols Shatter¿ (1992): Magniloquente e lussureggiante folk del settore presunto "apocalittico", in verità molto solare, direi, quasi ottimista. Adesso però basta col top20 di Blow Up, perchè è evidente che non è proprio un filone per me. 6/10

Steven R. Smith - Crown Of Marches (2005): Lungo mantra per chitarra distorta, dai toni apocalittici ma anche dimessi, ben eseguita e dispiegata: non un caposaldo del suo genere, ma un buon ascolto. 6,5/10

Troller - Graphic (2016); Synth-pop con voce femminile acuta, con qualche spruzzata di gotico. Nulla di eccezionale. 6,5/10

Lorenzo Senni ‎- Quantum Jelly (2012); Elettronica secca ed appuntita per un italiano che ha saputo trovare riscontro all'estero. Io lo trovo un po' troppo asettico per attirare ascolto e concentrazione. 6/10


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