giovedì 31 gennaio 2019

Scarti da TM #42

Neutral Milk Hotel - In The Aeroplane Over The Sea (1998): Un decantatissimo della critica, specie da BU. Un cantautorato pop-acustico ma eseguito con un'urgenza ed una frenesia quasi inarrestabile, quasi tutto con chitarra, qualche ritmica e qualche fiato, ed una voce esacerbata. Qualche buon pezzo c'è. Ma io non arrivo al 7/10.

Peaking Lights - Cosmic Logic (2014): Gettano la maschera e si danno al synth-pop hypnagogico con voce ingenuamente stonata. Le chitarre non esistono più. E' stata una scelta di campo importante e forse anche coraggiosa. Alla fine è persino gradevole perchè non ruffiano, ma quelle di 936 erano ben altre luci. 5,5/10

Blues Control - A Full Tank (2007): Questi sono (erano?) i BC: un duo di sballati persi, in grado di prodezze come il primo album o di nefandezze come questa accozzaglia confusa, registrata malissimo, con inspiegabili inserti di Guns'n'Roses, giochini blues inqualificabili, e poca della sbobba su cui si esprimevano al meglio. 4,5/10

Rovescio Della Medaglia - Io come io (1972): Inferiore al mitico La Bibbia, forse perchè improntato su una maggiore cervelloticità e danneggiato da una produzione asettica come pochi altri in quegli anni. Ottimi momenti nella seconda metà, comunque. 6,5/10

Tomografia Assiale Computerizzata - Il Teatro Della Crudeltà (1987); Electro-art-post-RIO, molto distaccato dal debutto di pochi anni prima che avevo apprezzato. Di certo era una proposta molto originale, ma piuttosto dispersiva, troppo legata ad un flusso di immagini che occore visualizzare nella propria mente, e non è facile. 6/10

Tiziano Popoli & Marco Dalpane - Scorie (1985): Zingales è un grande, niente da dire. Mi ha fatto scoprire cose incredibili ma ogni tanto mi frega, specie su Rewind, quando parla di presunte perle disotterrate dal nulla come questa specie di new-age fatta con quelle tastierone MIDI che fanno accapponare la pelle. E non è la prima volta, confesso. 5/10

Fugazi - The Argument (2001): L'ultimo Fugazi era l'istantanea di un gruppo forse in discussione, indeciso sulla direzione da prendere: proseguire con la sperimentazione o tornare a rollare come all'inizio? Frutto di una probabile faida interna, non accontentò nè gli uni nè gli altri. Poi oh, erano sempre i Fugazi. 6/10

John Carpenter ‎- Anthology (Movie Themes 1974-1998): Remake interno di certuni classici. Senilità apparente per Carpenter che si auto-celebra, con un autoironia quasi insospettabile. Il trattamento è hauntologico con qualche caduta nel tamarrismo più totale, come l'iniziale. Certi brividi sono perpetrati, anche in contesti dubbi. 6,5/10

Guru Guru - Hinten (1971): La maledizione di UFO, la pietra miliare di esordio, fu deleteria per i GG. Da temibili e sbandati psych-corers si trasformarono in professionisti dello sballo, e per quanto Hinten sia gradevole, non può reggere il confronto con quel monumento dell'anno precedente. 6,5/10

Quicksilver Messenger Service - Winterland November 1968: Gran fregatura, questo live di cui da qualche parte avevo letto si trattasse di una variante da sballo di Happy Trails. Sorpresa, è esattamente quello replicato e perlopiù con una patina ingiallita (dovuta alla non produzione). Il resto poi è passabilissimo, a parte Smokestack lightning. Doppione pressochè inutile. 6/10

Watter - History Of The Future (2017): Non mi convince di nuovo, il secondo album side project di Zak Riles dei Grails; ancor di più perchè il mito Britt Walford c'è e non c'è, e pare che ora sia fuori. In ogni caso, siamo sul versante Grails un po' più ripulito e fin troppo estroso, girandolante e policromo. A tratti bello, ma non abbastanza per stregare. 6,5/10

Dzyan - Electric Silence (1974): Psych-Kraut di bassa classifica, per un terzetto teutonico molto tecnico, ai limiti del jazz-rock più estatico. Vanità e velleità, sventagliate di sitar, ritmica a parte ma che quando si sveglia, scatenatevi bestie. La differenza con gli Ash Ra Tempel non era nel talento, era nelle visioni. 6,5/10

John Lennon & Plastic Ono Band - John Lennon & Plastic Ono Band (1970): Ho sempre trovato irritanti i Bitolz, e non sopporto neanche il Lennon più maturo, proprio perchè aveva pose e velleità intellettuali che fanno quasi sorridere. Risibili le ritmiche, prosciugate le canzoni, ben poca sostanza e tanto fumo. E la Ono? Qualche abbellimento superfluo. Bah. 5/10

Giles Corey - Deconstructionist (2012): Le note: This is not a regular album, e via con un pistolotto filo-medicale che fa incuriosire. In realtà Barrett ha partorito un mostro da un ora e mezza, un concept su temi leggerini come il suicidio, che vive di stasi insopportabili, di suoni che non vanno da nessuna parte, di ossessioni da cella d'isolamento. Non va. 4,5/10

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