sabato 31 luglio 2021

Scarti da TM #64


Qa'a ‎- Vesprada (2009): Gruppo spagnolo che con fare ineffabile sciorina un calderone di psichedelia, avanguardia, elettronica e tanto altro. Tutto e troppo, un peccato perchè ciascuno dei punti presi, se affrontati con minor frenesia e più concentrazione, denota una capacità molto promettente. 6,5/10

Quiet Nights - Quiet Nights (2020): Una cassettina divertente di Aidan Moffat, se così si può definire, in stile papettiano. Patinata, soffusa library da anni '80, a tratti fin troppo stucchevole ma mai pacchiana e con qualche piccola, sparsa, puntina del suo tratto distintivo, per me sempre riconoscibile fra un miliardo. Qualche gene erede di Lucky Pierre c'è. 6,5/10

Jandek ‎- Ready For The House (1978): Diciamo che Jandek aveva bisogno di qualche anno, un po' di pratica e meno misantropia per carburare qualcosa di interessante. Questo (ovviamente privatissimo) ha assunto importanza soltanto in prospettiva, perchè fu il primo della serie, ed è una lagna interminabile, monotona e volgarmente blues. Troppo. 5/10

Nick Cave - Skeleton Tree (2016): Il rispetto per l'uomo, alla luce dell'infinita disgrazia che l'ha colpito, è smisurato. Fermandosi alla stretta disamina del disco, però, appare chiaro che il flusso di coscienza prevale su tutto il resto, e ciò che rimane è un lotto non molto ispirato, con pochi spunti musicali, tanta nebbia e troppo verbo, neanche tanto teatrale. 6/10

Make Up - I Want Some (1999): Raccolta di singoli pubblicati nei primi anni, e furono veramente tanti (23 tracce in totale). Testimonia che nei Make Up l'aspetto politico ed iconoclastico ebbero il sopravvento su tutto il resto e la musica restò isolata nell'exploit In mass mind, il climax artistico. Un ascolto dignitoso, a prescindere. 6,5/10

Residents - The Commercial Album (1980): Il cosiddetto spot album dei Residents, 50 tracce da un minuto di media, la disintegrazione del loro stile art-dada, la dispersione in mille rivoli. Francamente, un po' troppo, concettualmente manipolavano il tutto con la loro maestria, ma i capolavori furono prima e dopo. 6,5/10

Aidan Moffat & Rm Hubbert - Ghost Stories For Christmas (2018): Alla vigilia del benedetto AS comeback, AM continuava ad incespicare affidandosi alle compassate nenie acustiche del povero RH, un musicista dignitoso ma pur sempre di serie B. Nella prima parte, quando compare la batteria, si sente qualcosa di buono, ma col passare della scaletta la qualità decresce vertiginosamente e la melassa intacca tutto. 5,5/10

Ulver ‎- Bergtatt (1995): Ho sempre avuto un'avversione epidermica verso il black metal, poi una decina d'anni fa uscirono i capolavori di Gnaw Their Tongues e pensai che forse avrei dovuto indagare. Ho provato col primo dei Mayhem e adesso col primo degli Ulver, la sostanza non cambia: rispettabilissima e poliedrica, ma non fa per me. 6,5/10

Peter Zummo ‎- Experimenting With Household Chemicals (1995): La solita free-form session di Zummo con compagnia fra cui un accreditato Arthur Russell a cello e voce, anche se io la voce non l'ho sentita, a meno che non mi sia totalmente avulso dall'ascolto di una lunghissima jam, troppo lunga ed ipnotica per catturare l'attenzione. Troppo difficile per me il concetto ben esplicato nelle note di copertina. In ogni caso, grandi suoni come sempre. 6/10

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