martedì 31 maggio 2016

Scarti Da TM #10

VV.AA. - Lágrimas De Miedo 14 - Pornography Re-heat (2008): Scadente tributo a Pornography, peraltro impresa impossibile quando la maggior parte dei gruppi sono sludge-metal che si rendono pressochè ridicoli nel cercare di reinventare. Alzano la media Nadja e Savage Republic. 5/10

Pye Corner Audio & Not Waving - Intercepts (2014): Hypnagogic-synth ambientale rigorosamente vintagistico. L'hauntologia ha già partorito i ritardatari / salitori di carrozzoni / irrispettosi / irriverenti (questi ultimi due in senso spregiativo). 5/10

Klaxon Gueule - Pour En Finir (2014): Post-jazz-impro con bassone pirotecnico in primo piano. Non male, peccato per l'uso esacerbato dell'elettronica che guasta un bel po'. 6/10

Desmadrados Soldados De Ventura - Interpenetrating Dimensional Express (2014): Hard-psych tirato all'inverosimile come se non ci fosse un domani o come se il giorno dopo si fosse inibiti dal suonare per il resto della propria vita. 4 pezzi di 20 minuti ciascuno, monotonali, con chitarre in delirio costante. Alcuni spunti sarebbero anche buoni ma se qualcuno gli avesse messo un freno forse si sarebbe tirato fuori qualcosa di decente. 5/10

Tindersticks - Ypres (2014): Colonna sonora per un museo belga di bestiali atrocità della 2° guerra mondiale. Non capendo perchè Staples l'abbia intestato al gruppo, penso che si tratti di precise mini-sinfonie molto suggestive e cariche emotivamente, ma che rientrano nella categoria "soundtracks che da sole faticano a stare in piedi". 6/10

Heavy Winged - Taking The Veil (2006): Impro-space-noise lo-fi che va ben oltre l'harsh di tendenza; probabilmente volevano incarnare la rinascita dei Gravitar, impresa quasi impossibile e infatti non riuscita, ma nel mucchio selvaggio ci sono anche ottime fasi vulcaniche. 6,5/10

Iceage ‎- You're Nothing (2013): Punk-wave alla vorrei fare i primi Husker Du ma non ce la posso fare. Il suono è eccellente ed il cantante un trascinatore, ma mancano i pezzi che si facciano ricordare all'istante, e ce ne sono 3-4 in più. Comunque discreto. 6/10

Greenslade - Greenslade (1973): Inqualificabile caduta nel cattivo gusto di colui che fu il tastierista di Valentyne Suite, per dirne una. Questo non era più neanche progressive, era un'ibrido di pop smaccato ed arrangiamenti lambiccati su composizioni scadenti sprecate per una formazione comunque validissima. 4,5/10

Sd Laika - That's Harakiri (2014): E' vero che il grime non fa per me, anche se non ho mai ben capito cosa fosse ed oggi mi sono wikipediato su di esso, senza tuttavia uscirne con un idea più chiara. Questo poi butta nel calderone troppe cose in maniera inconcludente, finendo per svilire gli spunti migliori che svaniscono in pochi secondi. 5/10

Autumn Grieve - Terra Infinita Extended Edition (2007): Cantautrice canadese qui al suo secondo, ristampato dalla label di Skelton. Cantautorato folk dolente, autunnale (eh eh...) ai limiti della tristezza cosmica leopardiana. Bello stile ma un po' troppo monocromatico. 6,5/10

Jean-Luc Ponty - King Kong - Jean-Luc Ponty Plays the Music of Frank Zappa (1970): Jazz-rock tutto sommato ben orchestrato nonostante il celeberrimo violino abbia la parte del leone. Ma suona esattamente come quei dischi in cui un fenomeno viene messo al centro dell'attenzione anche se lui non ne ha voglia: non dico un pesce fuor d'acqua ma quasi. 6/10

Amps For Christ ‎- Canyons Cars And Crows (2014): Cantautorato psych-folk elettrificato, con delle belle trame e qualche effetto spacey che intriga. Il materiale invece è canzoncine disperatamente modulate su un vintagismo un po' insipido per non dire caricaturale. Si salva perchè è un ex-rumorista, grande stima. 6/10

Murcof - Utopía (2004): Elettronica digital-glitch sostanzialmente fredda ma con qualche ispirato inserto di micro-melodie. Senza che ce ne accorgiamo neanche, un beat da club ci circonda et voilà, musica ballabil-intellettuale. Formalmente impeccabile ma il distacco è ampio, gelido, inesorabile. 6,5/10

Volt - Nucleosynthesis (2007): Synth-hypnagogic con velleità seriose (pezzi da 20 minuti, affiliazione addirittura al progressive). Come tempi eravamo abbastanza puntuali, il problema è che senza ironia si rischia di fare brutte figure. Ce ne vuole una certa. 5/10

Rahmann - Rahmann (1979): Jazz-rock, pulito, sincopato, tecnicamente perfetto. Un po' freddo, vale un buon ascolto ma poi si ripone come comprimarietà. 6,5/10

Nessun commento:

Posta un commento