giovedì 28 febbraio 2019

Scarti da TM #43

Kill The Vultures - The Careless Flame (2006): Vale lo stesso discorso che feci tempo fa per i New Kingdom: odio l'hip-hop, ma se dovessi essere condannato ad ascoltarlo, questo va bene.  Poco invasato, suono polveroso ed organico, abbastanza breve per non stancare. 6,5/10

Mark Sandman - Sandbox (2004): Raccolta antologica con ben 31 inediti (!) di tutta la carriera di MS, quindi anche fuori dai Morphine. Qui sta il problema: la sua essenza era di cantautore pop, e finchè era contenuta nel magic-trio si esprimeva al meglio. Fuori da esso, il giudizio è impietoso. Almeno 20 tracce sviano su un caramello fangosissimo, e sono talmente mediocri che era meglio tenerle nel cassetto. 5,5/10

Formula 3 - Sognando e risognando (1972): Due pezzi normali di Battisti/Mogol e due lunghe suite autografe, nel tentativo di smarcarsi con autorità. Molto bella L'ultima Foglia, scolastica Aeternum. Era un prog molto ben suonato e persino personale, ma le influenze mainstream pesavano un po'. 6,5/10

Egg - The Civil Surface (1974): Uscito praticamente postumo, anzi, assemblato per terminare lavori rimasti incompleti. Lo stile è quello dei grandi primi due, ma una certa autoreferenzialità si era fatta strada, andando a complicare le cose oltre il dovuto. Era il destino comune di tutto il prog & affini, dal quale non sfuggiva neanche questo grande trio incompreso. 6,5/10

Andy Anderson

A certe cose non ci pensi mai. In questi giorni tiene banco il lutto, molto più circolare, di Mark Hollis, che meriterebbe libri su libri anche soltanto per il suo silenzio. Poi oggi scopro che è venuto a mancare Andy Anderson e penso, diavolo, se non erro è il primo Cure a lasciare questa valle di lacrime. E' con ogni probabilità il più anziano ad aver mai militato (classe 1951), ed era stato in formazione per poco tempo, fra il 1983 e l'84. Entrò ad altezza Lovecats e fu sbattuto fuori durante un tour nell'anno successivo; pare che fosse un bevitore di grande levatura, una notte sradicò un albero (!), aggredì tutti i compagni fisicamente e si chiuse in camera, disseminato di pezzetti di corteccia. La mattina dopo venne svegliato con cautela, non fece storie quando gli venne notificato il licenziamento, e si costruì una carriera di session man di tutto rispetto, includendo Peter Gabriel e Mike Oldfield fra i più famosi.
Era evidentemente un batterista eclettico, l'ideale per la svoltina di Japanese Whispers, con quel suo stile felpato, ritagliato appositamente per Lovecats e Speak My Language, ma in grado di far gran bella figura anche su The Top, caratterizzato da tanti stili per quanto imperfetto fosse quell'album, ed in grado anche di dire la propria su Concert, che metteva in mostra uno stile potente e primitivo, grezzo ed asciutto. Poi era chiaro che qualunque batterista venisse dopo Lol Tolhurst avrebbe avuto vita facile, ma AA aveva il potenziale per ritagliarsi uno spazio duraturo alla corte di Ciccio Smith. Senonchè andò come andò, ed il suo successore Boris Williams non lo fece certo rimpiangere.
Se ne va quindi un personaggio abbastanza marginale della saga quarantennale dei Cure. RIP.

domenica 17 febbraio 2019

Post-Shazam #2 - Mental Hour vol. 1 Lato B (1993)



Lato B - Track #2 (13)
Davvero nulla a che vedere con l'ambient. Un pezzo abbastanza canonico di wave-dub, ruspante e bello circolare, con tanto di assolo di chitarra. Dal canto sembrerebbe essere inglese, ma non ha nulla a che vedere con Pop Group, 23 Skidoo o affini. Direi più proveniente da degli ex-punk riconvertiti alla causa. Dovrebbe essere facilmente identificabile, per un espertissimo dell'epoca.


Lato B - Track #3 (14)
Un meraviglioso maelstrom che tutti gli indizi riconducerebbero ai Seefeel, se non fosse chè in tutta la discografia fino al '93 incluso non compare nulla del genere. Intervallata da un annuncio di Luca De Gennaro, è un vorticare di voci, flauti, percussioni, eminent, audio generators che ha del divino. 



Lato B - Track #5 (16)
Stesso identico discorso di sopra, applicato agli Scorn. Sembra un remix di Scorpionic rallentato, oppiaceo e denudato dal basso, ma alla fine la riflessione è che i casi sono due: o questi sono live mixes ad opera di Spillus oppure le bands facevano delle uscite laterali/limitate che non sono comparse su Discogs.

Lato B - Track #7 (18)
E giù nel gorgo rave, in piena. Ipercinesi acidissima, che in tutta onestà non saprei dire se catalogabile come house o altro affine. Potrebbe essere dei Future Sound Of London o di qualche belga della KK. Non è la mia priorità, comunque. All'epoca non fu certo questo che mandò in orbita la mia sensibilità.


Lato B - Track #9 (20)
Atmosfera quasi carpenteriana-cibernetica, con droni robotici in riverbero ed il monologo di uno yankee che sembra sbruffone ma al contempo anche quasi impaurito.


Lato B - Track #11 (22)
Di nuovo atmosfere techno-trance, questa volta più da club europeo che da acid-rave inglesi, da EBM, ciberneticamente allucinate. La qualità è davvero bassa ma dovrebbe essere facilmente riconoscibile da parte di un super-esperto del settore.


Completavano la C-90 questi altri artisti: Orb, Clock Dva, Pop Group, Embryo, Ozric Tentacles, Echo Art, This Mortal Coil, Shamen, Future Sound Of London, Porcupine Tree e Art Of Noise. 
Qui c'è il post originalmente apparso su TM#1, che fino a quando era possibile avere le statistiche di Mediafire aveva guadagnato n. 120 downloads.

Segue vol. 2...........

giovedì 14 febbraio 2019

Post-Shazam #1 - Mental Hour vol. 1 Lato A (1993)

Anche dopo 25 anni, non mi sono ancora arreso. Shazam ha fatto un ottimo lavoro, per essere un applicazione essenzialmente mainstream. Onore ai compilatori del database che hanno incluso nelle miniere Clock Dva, Ozric Tentacles, Embryo, Pop Group ed altre eminenze del sotto-suolo. So che non ci sono praticamente speranze, ma quantomeno un'appello scritto e reso pubblico viene rilasciato per restare. Qualcuno conosce titolo e/o artista nei video sottostanti?
Parto, superfluo, dal leggendario primo volume (aehm, la prima C-90, rigorosamente TDK) della Mental Hour di Planet Rock. Siamo nel Gennaio del 1993.
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Lato A - Track #1 (01)
Intro anomala. 20 Secondi di Contrabbasso Jazz, fluente e felpato, folate di archi, piano in contrappunto. Collage? Estratto da un classicissimo del genere? O da un oscuro?


Lato A - Track #2 (02)
Purissimo tribal immerso in una giungla. Solo percussioni, un ronzio (credo il didjeridoo), ipnosi e girotondo incessante. Un minuto e mezzo.


Lato A - Track #3 (03)
Ancora tribalismi, ma di respiro ampio. Il flautino Andino svisa in libertà, trasportato dal vento, per poi atterrare attorno ad un falò, dove un gruppo di uomini grida ritmicamente, con enfasi, invocando chissà cosa
.

Lato A - Track #5 (05)
Torniamo in città. Il reading di un uomo, molto probabilmente anziano, asettico ma al tempo stesso inquietante, prima compatto e poi in sfaldamento, quasi robotico. Gli ultimi 30 secondi, un piano atonale, molto più inquietante, a volume basso, proveniente da una stanza attigua. Altissimo tasso di suspence. Cosa può succedere?


Lato A - Track #7 (07)
Dieci minuti netti, uno streaming techno-ambient molto romantico. Ritmo sostenuto ma non da club, refrain principale robotico ma profondamente melodico. Lo direi di provenienza europea, ma non dalla Perfida Albione, realizzato da artisti con delle influenze gotiche contaminate dai corrieri tedeschi. Chi mai sarà? Forse dei tardi Tangerine Dream?


Lato A - Track #8 (08)
Un fascinoso loop di armonici (piano elettrico o chitarra?) su cui si srotola un androide vocoder annunciatore, che inneggia al mitico Spillus DJ.