domenica 30 giugno 2019

Scarti da TM #47

Current 93 - Imperium (1987): Cercavo Imperium V, una imperiosa folk ballad dal vivo che conoscevo dai tempi di Planet Rock, presente però è sul live Hitler As Kalki. Qui ci si ferma al 4, ed è un disco un po' confuso, sospeso fra i demoni dell'inizio e qualche trovata kitsch, qualche caduta di dubbio gusto. Nel complesso buono ma non eccelso. 6,5/10

PJ Harvey - Rid of me (1993): Ai tempi non mi faceva impazzire ed oggi altrettanto. Diciamo che ho sempre preferito la PJ irresistibilmente femmina, e non il maschiaccio aggressivo degli inizi. Ottima la produzione di Steve Albini ma le songs non erano in fondo così memorabili. 6,5/10

Monster Magnet - Dopes to infinity (1995): Primo segno di declino inarrestabile per Dave Wyndorf, dopo lo scintillante major Superjudge. Un disco con 2-3 perle ma troppo lungo e tirato con poche idee sostanziali, in una parola stanco e forse vittima di una riacquistata "lucidità" mentale. 6/10

Mandragora ‎- Over The Moon (1988): Space-garage-rock vigoroso sulla scia degli Hawkwind di fine anni '70, con qualche interferenza world, sixties e persino punk. Un albo colorito e vivace, con tutti i limiti del genere, che dopotutto era pur sempre un rimasticamento non troppo creativo di un passato glorioso. 6,5/10

Soft Machine ‎- Man In A Deaf Corner (Anthology 1963 - 1970) (2001); Antologia piuttosto raffazzonata. C'è l'intero Live in Paradiso 1969 che conoscevamo, c'è un'accozzaglia di improvvisazioni delle origini di natura ultra lo-fi, invero sconclusionate, estratti sparsi del 69/70, e persino una As long as... riregistrata nel 2000 con Jakzik alla voce. Un po' troppa carne al fuoco, e alcuna davvero passabile. 6/10

Bark Psychosis - Replay (Live 1991): Ad aumentare ulteriormente il caos seminato dalla sovrapposizione di Game Over e Independency, ci mancava solo questo che di  veramente inedito propone uno stralcio live del 1991, in una fase interessante ma ancora un po' embrionale delle meraviglie di lì a pochissimo. 6/10

Robert Fripp - Exposure (1979): Non ho mai amato il KC mark II, quello di Belew, per intenderci. E questo va sostanzialmente in quella direzione, di decostruzione della canzone pop, ma con quintalate di narcisismo, salvataggi di Peter Hammill e cadute di tono inspiegabili se non nel complesso di un'operazione concettuale molto intellettuale. 6,5/10

Sebadoh - Sebadoh III (1991): Il più celebrato disco dei Sebadoh, ma a mio avviso inferiore ad altri limitrofi. Troppo lungo, forse, e dispersivo. Più d'un pezzo è quasi irresistibile ma altri calano la media. 6,5/10

Sigillum S - Dispersion Sliced Carrions And Pixel Handcuffs (1991): Le sonorità fanno decadere il valore intrinseco di questi maestri italici dell'esoterico. Troppi alti, e paradossalmente patinati. 6,5/10

Gnidrolog ‎- ...In Spite Of Harry's Toe-Nail (1972): Omaggiati dai nostrani Areknames, furono un nome di serie B del prog inglese. E se non li conosce nessuno ancora oggi, un motivo preciso c'è: avevano velleità importanti ma non erano semplicemente niente di che. Prog semi-pirotecnico con tanto flauto, chitarra aggressiva, didascalie a non finire e poca sostanza. 6/10

Fiery Furnaces - Bitter Tea (2006): Art-pop-vaudeville con tanti fronzoli, immerso in una bolla piacevole di melodie condotte da tastiere auliche. A volte sembra la versione rinascimentale dei Built To Spill, ma con composizioni più elaborate. 6,5/10

Bauhaus - Gotham (1999): Ben ricordo il clamore della reunion, specialmente su Rockerilla, che sembrava preludere un ritorno in grande stile. In realtà questo live non andò oltre una dignitosa professionalità; grande materiale, buone esecuzioni, ma poca aria fresca. 6,5/10

Roger O'Donnell ‎- The Truth In Me (2006): Il talentuoso tastierista dei Cure da solista, con un disco praticamente solo per Moog, qualche beat e qualche vocals femminile. Composizioni circolari, pigre e leziose, per un complesso così svenevole e con poche idee da annoiare a morte. Vade retro. 5/10

Nessun commento:

Posta un commento