sabato 31 agosto 2019

Scarti da TM #49

Moon Relay - IMI (2018); Elettro-rock teso e vagamente vintagistico da parte di norvegesi normalmente dediti al jazz moderno. Sembra uno scherzo, ed in effetti potrebbe esserlo; a volte infilarsi in un terreno che non è il proprio, anche se è più facile, può essere molto scivoloso. Ed in questo caso la noia assale, assale, assale......5,5/10

Alan Sorrenti - Come Un Vecchio Incensiere All'Alba Di Un Villaggio Deserto (1973): Nettamente inferiore a quel gioiellino che era Aria appena un anno prima, non soltanto per le composizioni un po' banalotte, ma anche per la relativa normalizzazione generale delle atmosfere. Passi decisi verso l'abisso. 6/10

Catapilla - Catapilla (1971): Paradossi giganti. Primo album, freschi di contratto Vertigo: jams jazz-prog-blues stantie appena nate. Secondo ed ultimo album, un anno dopo, già licenziati dalla Vertigo ed obbligati ad assolvere l'obbligo contrattuale, in formazione rimaneggiata: meraviglia assoluta. Questi furono i Catapilla; un controsenso. 6/10

Egisto Macchi ‎- Città Notte (1972): Un Egisto mellifluo, di servizio, disposto a zuccherare partiture sonnolente per chitarre acustiche e violino. Eppure le macchiate sparse non mancano, quegli impeti di follia ed avanguardia che tante prodezze hanno causato. Ma se paragonato ad altre opere del periodo, impallidisce. 6,5/10

Whitehouse ‎- Birthdeath Experience (1980): Soltanto un anno dopo l'illuminato Rampton di Come, William Bennett varava la Casa Bianca radendo al suolo qualsiasi velleità art, seppellendo tutto sotto una dannata coltre di power electronics e declamazioni stentoree. Non nego che ha un certo impatto, ma fu un colpo di spugna, innegabilmente. 6/10

Fernando Grillo - Fluvine (1976): Il Paganini del contrabbasso, per la collana Diverso della Cramps, in un lungo solo basato più che altro sull'esplorazione della gamma di suoni prodotta dal legnone. Ho sempre detto che i dischi di solo basso sono inascoltabili, almeno questo si fa interessante perchè a volte suona come un violoncello ma ragazzi, quant'è peso. 6/10

Plastic Crimewave Sound ‎- No Wonderland (2006): Una lunghissima, interminabile orchite provocata da un hard-psych ottundente, rasente lo stoner ma dall'evidente, sottile approccio concettuale. Difficile arrivare alla fine. 4,5/10

Pullman - Turnstyles & Junkpiles (1998): Delicato, sonnolento album di fingerpicking da parte di un supergruppo composto da membri del giro Rex, Tortoise ed affini. Praticamente un tributo a John Fahey, ed allora dipende tutto dai gusti; bucolico e sopraffino in un caso, noioso e melenso nell'altro. 6/10

Jesu & Sun Kil Moon - 30 Seconds To The Decline Of Planet Earth (2017): Kozelek ha contagiato Broadrick e domina l'ultimo J&SKM con la sua incontenibile logorrea; il problema sono anche le basi, che vanno da un elettronica minimale all'orrido simil hip-hop, perdono la loro coloritura dei precedenti e non bastano un paio di buoni acustici a salvare il baraccone. 5/10

Cloud Nothings ‎- Last Building Burning (2018): Continuo a pensare che Dylan Baldi abbia il talento per rilasciare un grande disco, però di fatto continua a farne dei discreti e poco più. Il suo cantautorato indie-hardcore-grunge ha raggiunto il perfezionismo, ma non sorprende. Manca il coraggio o siamo arrivati in fondo? 6,5/10

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