domenica 31 gennaio 2016

Scarti da TM #6

Sinistri - Free Pulse (2005): Il passato è glorioso, non c'è che dire. Ma non è che poi ogni tua mossa non possa essere messa in discussione. Il cambio del nome l'ho trovato fuori luogo. Il disco ha un suono della madonna, ma è un monolite difficile da discernere. Giannini e Bertacchini sembrano auto-svilirsi. 6/10

Mama Dada 1919 ‎– Slits, Quick (1979): Improvvisazioni un po' raffazzonate e poste alla rinfusa: cori da tragedia greca teatrale. schitarrate neanche troppo fantasiose. Poca roba, caro Vlad, secondo me questo non va nella casta "da ascoltare". 5,5/10

Maquiladora - The Lost Works of Eunice Phelps (1999): Buon american-folk, un po' ubriaco, con una manciata di melodie notevoli. Una volta lo chiamavano alt-country. Per me il loro migliore resta Wirikuta. 6,5/10

Lightning Dust ‎– Fantasy (2013): Synth-pop al femminile, con qualche puntata agreste e discreti pezzi ma con un suono patinato ed un po' troppo zuccherato. 5/10

Gate - Damned revolutions (2012): Micheal Morley alle prese con due lunghissime divagazioni noise debosciate e prive di mordente. Lontani i tempi dei Dead C. 5/10

Pram - Sargasso Sea (1995): Post-rocckino educato, con i vibrafoni, la marimba, la voce femminile aggraziata. E senza uno straccio di melodia da ricordare. Che palle 5/10

Volcano The Bear - The Inhazer Decline (1999): L'ha detta bene Pierino su VTB: troppe pubblicazioni, troppa dispersività. Questo fu il primo di una serie altalenante ma tutto sommato abbastanza felice. I NWW che jammano con i Faust, sostanzialmente. Ah, è successo veramente? 6,5/10

Bourbonese Qualk - Autonomia (1993): Devastante techno-industrial, furore robotico portato al limite. Come diceva il maestro jazz nel bellissimo Whiplash, not quite my tempo. 5,5/10

Current 93 / Nurse With Wound ‎– Music For The Horse Hospital / Sounds From The Horse Hospital (2002): Limitato (accompagnava un installazione di chissà cosa) e per completisti estremi. Tibet organizza un festino da camera per sole donne di 40 minuti, Stapleton fa incazzare perchè non è altro che Salt Marie Celeste con un anno di anticipo. 6/10

Vonneumann - Il De' Blues (2014): Ma quale blues, il blues d'Egitto. De' Math-rock che fa tanto USA metà'/fine '90, agilmente elaborato con qualche puntina di post-hc e qualche spruzzata di jazz con tanto di sax in svisatura. Scarsa creatività, questi suoni hanno conosciuto tempi migliori. 5,5/10

Loftus - Loftus (1999): I Red Red Meat + i Rex. Viva l'amicizia instaurata al termine del tour insieme nel '95. Volemosebbène. Erano altri tempi, diciamocelo. A distanza, i Rex restano ancora grandi, i Red Red Meat poco meno. Ma fare la somma delle parti resta sempre una scienza molto, molto oscura. 6/10

Axolotl - Way Blank (2006): Un po' laterale rispetto allo U.S. Noise anni zero ma facente comunque parte di quella ondata. Un po' Animal Collective, un po' Skaters, un po' Mudboy, un po' rumorista, un po' dronico. Tante cose carine (ironico), un buon disco, ma non abbastanza per scriverci un post. Magari un domani. Ma probabilmente no. 6,5/10


Bark! ‎– Fume Of Sighs (2012): Electro-impro per ticchettii e singulti convulsi, quasi una forma anomala di free-jazz in salsa schizofrenica. Al primo ascolto incuriosisce, ci si chiede che roba sia mai questa. Già al secondo già la noia fa capolino. Al terzo la fa da padrone. 5,5/10

Third World War - Third World War (1971): Rocckaccio un po' hard un po' folk. Non è male, anzi, alcuni momenti sono anche buoni ma restano una minoranza. Mi sarebbe spiaciucchiato 15 anni fa. La vecchiaia. 5,5/10


Arti & Mestieri - Tilt (Immagini per un orecchio) (1974): Capisco sempre più Vlad quando dice che la musica italiana dei '70 mostra la corda, man mano che si ascolta (scopre) più quella europea. Il prog-jazz degli A&R è anche bello, ma quelle parti cantate col diabete fanno letteralmente cascare le braccia. Mancanza di coraggio. 6/10

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