sabato 31 dicembre 2016

Scarti Da TM #17

Bron Y Aur - Between 13 & 16 (2001): 6/10 Carriera altalenante, quella degli enigmatici milanesi. Questo, il secondo, è una rassegna di impro per avant-rock un po' louisvilliano un po' algebrato-free-jazz-astratto. Non tutte le ciambelle escono col buco; sfocato. 6/10

Duster - Stratosphere (1998): Indie-rock mid-tempo che nei momenti migliori sembra quasi addirittura anticipare Death Cab For Cutie e Pinback, senza però il relativo talento compositivo, senza una registrazione degna di essere chiamata tale, e con una scaletta troppo lunga e monocromatica per nascondere qualche carenza. Però 6,5/10

Augustus Pablo ‎- East Of The River Nile (1978): Massimo rispetto, sempre, per uno dei padri del dub. Le mie tracce preferite ovviamente sono quelle meno melodiche, più riverberate, meno solari. Grosso modo una metà del disco, che è comunque godibilissimo e adatto ad sottofondo rilassante, diverso dai miei standard. 7/10

mercoledì 30 novembre 2016

Scarti Da TM #16

Magic Muscle ‎- The Pipe, The Roar, The Grid (1988): Ma quali figli degli Hawkwind. Se non pubblicarono nulla in vita, c'era anche un motivo. Non tutti sono stati colpiti dalla sfortuna a fine anni '60, e forse i MM non meritavano una pubblicazione. Blues-rock appena appena modernizzato per i tempi, ma senza talento. 5/10

Thurston Moore - Psychic Hearts (1995): C'era una tale reverenza nei confronti dei SY che le lodi si sperticarono persino per questo solo di Moore, che a me sembra più una raccolta di scarti dei SY che un espressione solista. D'altra parte gli ingredienti erano sempre quelli, ma senza il contributo dei compagni. Che contavano, oh che contavano. 5/10

VV.AA. - Criminale Vol.4 - Violenza! (2015): Di gran lunga inferiore ai volumi precedenti, ma non per demeriti oggettivi; semplicemente contiene un easy listening / funky / exotica che non mi sfagiola assai, pur essendo un genuinissimo prodotto italico di anni d'oro. Insomma, di violenza ce n'è ben poca. 6/10

Dissolve - Third Album For The Sun (1997): Psichedelia letargica, quasi del tutto priva di ogni percussione. Non dico anni luce dalla classe cristallina dei Labradford, ma qualche km sì. 6,5/10

Breeders - Pod (1990): La Deal ad un'altra prova fuori dai Pixies. Indie-pop variopinto ed angolare, buon sangue non mentiva ma il suono è invecchiato maluccio e Frank Black era un marpione con facoltà di scelta molto ben oculata. 6/10

Jacques Thollot ‎- Quand Le Son Devient Aigu, Jeter La Girafe À La Mer (1971): Batterista jazz francese, in completa solitudine, per fortuna suonava anche il piano e bene. Al netto dei pallosi assoli di tamburi, un po' troppo dadaista e gigione per farsi apprezzare. I pezzi migliori infatti sono covers. 6/10

Baciamibartali ‎- The Mournful Gloom EP (1984): Con un nome così ridicolo non avrebbero potuto fare tanta strada, eppure facevano della new-wave raffinatissima, di chiara estrazione british, non troppo originale (qualche influenza Japan in rilievo, soprattutto il basso) ma molto curata e gradevole, voce a parte che forse era l'anello debole. 6,5/10

Eitzel Ordeal - The Konk Sessions (2013): Live in studio con la formazione che lo accompagnò nel tour europeo. Grande enfasi sul pianoforte, versioni alternative (alcune azzeccate, altre no), un po' di ubriacatura nelle tre bonus track realmente dal vivo. Anche in un prodotto in tono minore in quanto autoprodotto, The Voice è sempre The Voice. 7/10

French Radio - Elements (2006): Ennesimo progetto di Bruce Anderson, qui in trio con un nastrista ed un rumorista elettronico. Solita risonanza carbonara e cd-r. Suono sulfureo e statico, col maestro un po' in sordina, concentrato su un minimalismo estremo. Alla lunga il fascino fuoriesce, ma è chiaro che è un prodotto minore. 6,5/10

David Crosby - If I Could Only Remember My Name (1971): Non è proprio il mio pane, il west-coast-country-pop di CSN, neppure quando si era aggiunto Nellone. Eppure bisogna ammettere che questo decantatissimo è davvero bello, pastorale il giusto che aggira ogni smanceria o eccessi zuccherosi. Certo, non una pietra miliare ma umile ed ispirato. 7/10

Guapo - Black Oni (2005): Replica sbiadita di quel temibile Five Suns che solo l'anno prima li aveva portati alla ribalta. Certo, la costanza non è mai stato il punto forte  dei Guapo. L'ossessività può essere un'arma a doppio taglio, ed in questo disco è equivalsa un po' alla monotonia. 6/10

Gnu - Suro (2003): Jazz-rock di razza, a metà fra Soft Machine e Tortoise, suonato con guanti bianchi ma non troppo pulito per infastidire. Vale un discreto ascolto, ma nulla di eccezionale. Quasi strano che siano giapponesi. 6,5/10

Neurosis - Enemy of the Sun (1993): Niente da fare, non li digerisco, con tutta la buona volontà. Non nego la rilevanza, certo. Ma non fanno per me, troppa enfasi, troppo dramma, troppo di tutto. 5/10

Nadja & Uochi Toki ‎- Cystema Solari (2014); Non funziona, l'esperimento del dream-drone-metal di Baker con il rapping dei friulani, in sostanza perchè le due cose cozzano e non si amalgamano in qualcosa di significativo. 5/10

Cat Stevens - Teaser And The Firecat (1971): Mai stato un fan di CS, anche se ho apprezzato timidamente i suoi principali hits. Questo disco però devo ammettere che fu in larga parte molto bello, con i suoi limiti (qualche faciloneria, perdonabile peraltro) e i suoi pregi (gli arrangiamenti essenziali e qualche canzone da ricordare). 7/10

Henry Kaiser - Those Who Know History Are Doomed To Repeat It (1988): Inqualificabile accozzaglia di covers fra country, psichedelia plasticata e presunte stranezze che manco ti si alza il sopracciglio. Inspiegabile che Ginn pubblicasse questa robaccia su SST. 4/10

lunedì 31 ottobre 2016

Scarti Da TM #15

Rollo - Pinhole (2007): Progetto solista del batterista dei Boris, in tutta franchezza inaspettato perchè a tratti si sente qualche tratto caratteristico del trio. Un disco dimesso, svanito e polveroso. Psych-folk registrato con approssimazione, con buoni frangenti ma che risente dell'evidente precarietà. Comunque discreto. 6,5/10

F.A.R. - Presto i topi verranno a cercarci (1987): Industrial paradossale da teatro di macelleria, che probabilmente ai tempi poteva sembrare persino temibile, almeno in Italia. Il tempo non gli rende molta giustizia, vista anche la pessima registrazione, ma se non altro era da applaudire per il coraggio. 6,5/10

Santandrea - Ricordi e sogni del mio vescovo (1985): Curioso mix fra opera, pop, teatralità, tradizione ed elettronica. Ne fuoriusciva una specie di vaudeville sintetico che se non altro coglieva l'attenzione per l'originalità. Ma manca l'amalgama e le ripetute concessioni alla stucchevolezza rovinano tutto. 5/10

Dream Syndicate - The Medicine Show (1984): Decisamente non per me, e spiace per l'aurea di pietra miliare che si porta dietro. Rockaccio che vorrebbe essere rustico-stradaiolo ma è talmente insipido e registrato con le peggiori tecniche '80 che non riesco ad arrivare alla fine. 4/10

K. Leimer - 2014 A Period Of Review (Original Recordings- 1975 - 1983): Elettronica vintage applicata alla library o al synth-pop, da parte di uno statunitense ritenuto pioniere di certe cose. E' un antologia lunghissima e risente sia di disomogeneità che di stucchevolezze. Quasi sicuro che non andrò a cercare i suoi album. 5,5/10

Pere Ubu ‎- 2015 The Pere Ubu Moon Unit: Ultima incarnazione per un live forse all'insegna dell'improvvisazione. I vecchi fuochi dell'avanguardia si sentono ancora, ma una gigantesca autoindulgenza generale mitiga l'effetto che probabilmente fanno dal vero, altrimenti dubito che Thomas lo avesse voluto pubblicare. 6,5/10

Hammerhead - Into the Vortex (1994): Dopo un debutto fulminante nel firmamento noise-rock, ripulivano ed irrobustivano il suono; l'equivalente di un sell-out. Intendiamoci, erano ancora cazzutissimi ma i Melvins li sapevano fare solo i Melvins. 6/10

Jack Or Jive - Mujyo (1992): I campioni nipponici del gothic-dream-pop che più euro non si può. Hanno fatto di meglio in altri dischi. Una produzione un po' troppo gonfiata ed enfatica non giovava ad un disco comunque pieno di belle atmosfere. 6,5/10

Giorgio Carnini - Trait D'Union (1977): Scordiamoci Zanagoria ed il suo killer di un lustro prima. Il Carnini incravattato di questa library è un altro signore, che denota maestria da vendere in una pseudo-soundtrack da film melodrammatico all'italiana, con suoni piuttosto alla moda (il basso flanger). Gradevole ma di secondo piano. 6,5/10

Loren Mazzacane & Suzanne Langille - Come Night (1991): Uno dei preferiti di SIB. Chitarrista sui generis, dallo stile personale, qui con una vocalist, qualche colpo di batteria e qualche borbottio di sax. Una specie di jazz-blues rarefatto, dai ritmi anemici, dai vuoti assordanti, con questa chitarra in perenne vibrazione. Noia, noia, noia. Noia e basta 5/10

Aurora Lunare - Live la Goldonetta (1980): Bootleg di un collettivo fuori tempo massimo. Un prog-pop particolare, con una componente percussiva preponderante (tribal-prog?). Le inclinazioni teatrali e le stucchevolezze però rovinano quanto di interessante sembrerebbe emergere. Niente paura, di Locanda Delle Fate ce n'è stata solo una. 5,5/10

Membranes - Kiss Ass... Godhead! (1988): Non riesco a spiegarmi la reverenza nei confronti dei Membranes. Fall? Ma quando mai. Noise-rock? A volte sì, ma dozzinale, sguaiato e senza cattiveria. A me sembra più un pub-punk per ubriachi. 5,5/10

Akron⁄Family - Love Is Simple (2007): La voglia di strafare, quanti danni che fa. L'entusiasmo che susciterebbe il secondo degli A/F viene così annacquato drasticamente, da un eclettismo esagerato e da una dispersione allagante. 6/10

Cowboy Junkies - The Trinity Sessions (1988): Lessi, tanto tempo fa, non ricordo dove, che era stato un anticipatore dello slow-core. Stronzata. Questo è country lambiccato, patinato, da club ingioiellato, mal mascherato da folk rurale. Vade retro 4/10

Steve Kilbey & Russell P. Kilbey ‎- Gilt Trip (1997): Il cantante dei Church insieme al fratello, in preda a delle visioni new-age cinematiche. Velleità che, man mano che il disco scorre, si spengono sempre più in un manierismo peraltro troppo serioso. Non era decisamente il suo habitat ideale. 5/10

Aural Fit - 2008 II: Di gran lunga inferiore a quel Mobumuso che due anni dopo li ha resi paladini di un nippo-psycho-noise pantagruelico. Questo è un harsh che guarda all'America con condiscendenza, di media qualità. 6/10

Metamorfosi - La Chiesa Delle Stelle – Live In Rome 2004: La reunion in occasione del freddino Paradiso, in verità un ritorno che fece un po' sbottare ma non ci aspettavamo miracoli. Registrato in una chiesa, con gli evidenti limiti del caso in fatto di suono: aggravante, nessun estratto da Inferno. Eppure è discreto, e si lascia ascoltare bene fino alla fine. 6/10

venerdì 30 settembre 2016

Scarti Da TM #14

Alrune Rod ‎- Hej Du (1971): Secondo album dei danesi, pesantemente inferiore all'ottimo primo che li impose, seppur solo in Scandinavia, come esempio brillante di art-prog in anticipo sull'Europa. Questo invece fu fiacco, senza le impennate che furono punto di forza, e dilatato a causa delle poche idee. 5/10

Cycomotogoat - Alkaline (1994): Questo cd era negli scaffali del negozio del mio amico Pig quando uscì, e c'era ancora nel 2007 quando faceva gli scatoloni per la chiusura. Alternative-crossover di stampo hendrixiano, con hippytudine a limiti più che tollerabili; suoni buoni ma canzoni da ricordare neanche una. 5/10

Jef Gilson - Le massacre du printemps (1971): Dalla List, un jazz-trio (piano elettrico, organo e batteria) francese in impro totale. Non c'è che dire, grandissimi suoni, attitudine dissacrante e la follia giusta. Ma è un po' troppo monocromatico. 6,5/10

Ulan Bator - Ego Echo (2000): Non mi ha mai sfagiolato questa band francese che negli anni zero ha avuto tanti consensi anche in Italia. Essere Arty a tutti i costi non è facile. Un lavoro che è disomogeneo e monotono al tempo stesso, che cerca e trova sfide anche appetitose ma non conclude molto di significativo sul piano pratico. Gli altri album furono persino peggio. 6/10

VV.AA. - 2015 Library of Sound Grooves - Obscure Psychedelic Manuscripts from the Italian Cinema (1967-1975): Raccolta un po' superficiale (americana, infatti) che pesca come da titolo. Al di là del fatto che chiamarla psichedelica fa un po' ridere, ci si dimena fra pieces notevoli e pezzetti ammiccanti, al punto che i secondi sviliscono la magia dei primi. Media; 6,5/10 

Devo - Duty now for the future (1979): Seguito dello storico debutto domanda-risposta che lascia l'amaro in bocca: talmente perfetto e professionale da far perdere ai Devo la spontaneità e la genuinità. Ai tempi poteva anche passare per innovativo e peculiare, ma con il senno di poi, fu soltanto l'inizio di un declino che ha conosciuto fondo come pochi. 6/10

Solo Andata - Fyris Swan (2006): Nulla a che vedere stilisticamente col duo che 4 anni dopo ha realizzato un'ottimo compendio di post-dark-ambient. Qui gli australiani debuttavano con un folk d'atmosfera tedioso, ampolloso, strumentale, ad encefalogramma quasi piatto. Inspiegabile 4,5/10

Drcarlsonalbion - Edward Kelley's Blues (2012): Decisamente Carlson da solo non mi sfagiola. O è troppo piatto e compassato o troppo terrorista come in questo, 50 minuti di feedback senza capo nè coda. E pensare che quando si discute degli Earth di solito si parla al singolare. Viene qualche dubbio, anche vista la statura storica del personaggio. 5/10

mercoledì 31 agosto 2016

Scarti Da TM #13

Min Bul - Min Bul (1970): Non riesco ad amare Terje Rypdal, il chitarrista/sassofonista norvegese, icona del free-jazz-rock tributato nella List ben due volte (se contiamo la comparsata sul Mantler sono 3). Non scocca quella scintilla magica che fa così. C'è del genio ma c'è un non so che. Amen. 6,5/10

Circle - Pori (1998): Band finlandese di corso ventennale, con una discografia colossale. Questo è il classico esempio di come originalità non significhi necessariamente bontà. Uno strano ibrido di psichedelia, pseudo-metal, progressive, minimalismo che cerca di andare a parare un po' ovunque ma non porta a nulla di significativo. 5,5/10

Golden Cup - Vagabond (2012): In tema di psychedelia vintage-style, credo si sia arrivato al fondo del barile anche come genuino revival. Peccato per questo italico che opera quasi esclusivamente all'estero, con una prova incolore, scialba e strasentita. L'occult è stato ben altro. 5/10

Smog - Dongs Of Sevotion (2000): Uno dei primi segnali di schizofrenia di Callahan, che all'epoca trovai deludente. Dopo 16 anni, resta una grande stridentia: un pugno delle sue ballad crepuscolari di classe vs. un'altro pugno di canzonette sciape ed insignificanti. 6/10

Blue Sabbath Black Cheer - Bourtanger Moor (2007): Cdr in 50 copie a due facce: il primo pezzo (34 minuti) un'imponente e intimidatoria suite drone-horror-metal, il secondo un dispensabile brancolare pseudo-industriale nel buio con troppi silenzi. La media fa 7/10

Peaking Lights - Imaginary Falcons (2009): Esordio immaturo, registrato male per non dire dilettantistico in senso stretto. Quel senso di giocosità che fece fiorire Lucifer 3 anni dopo c'era già, mancava un veicolo coerente ed una produzione decente. 5/10

Brian Chase ‎- Drums & Drones (2013): Lunghissimo e basato su droni minimalistici e manipolazioni di suoni della batteria (la suona negli Yeah Yeah Yeahs). Titoli didascalici che spiegano la fonte. Una palla mortale. 5/10

Robert Aiki Aubrey Lowe - Timon Irnok Manta (2012): Tutto questo minimalismo moderno inizia a rompermi un po' i maroni. Non si salva neanche il mitico Lowe, oppure sarà una mia fase in cui sopporto sempre meno tali cose. Che noia, e pensare che è diverso da quanto fa a nome Lichens. Crisi d'identità? (Mia, non di Bobby) 5,5/10

Confusional Quartet - Confusional Quartet (1980): Nulla da dire sull'originalità, specialmente se rapportata al periodo ed alle contingenze (Bologna nel post-punk). Ma nel complesso, nonostante certe jazzate di rilievo, è un po' troppo goliardico per i miei gusti (sì, sono un musone). 6,5/10

Seishokki - 1975-1977 (2005): Recupero di un'oscurissima formazione nipponica attiva negli anni che titolano il disco. Si è scomodato Julian Cope per sbandierare l'operazione archeologica, ma si sa che basta un'occhio a mandorla per mandarlo in solluchero. Quando il dilettantismo e la naivetè sbaragliano qualsiasi velleità artistica. 4,5/10

Appaloosa - The Worst of Saturday Night - Musica Per Energumeni Del Sabato Sera (2012): Basta, parlar male dei gruppi italiani. 5/10

Deutsch Nepal - Deflagration of hell (1991): Elettro-industrial invecchiato male, monotono e poco poco intimorente. 5/10

BeMyDelay - Hazy Lights (2013): Ballate folk autunnali e delicate di fingerpicking per la Marcella. Alcune sono anche molto intriganti (Stranger), ma alla lunga la sua voce fiacca ed incerta svilisce il complesso. Si sente l'umiltà di fondo e la si apprezza. 5,5/10

Biglietto Per L'Inferno ‎- Vivi. Lotta. Pensa (2015): Lasciamo perdere. Frate Claudio, dalla sua mite ed eremitica posizione, potrebbe anche incazzarsi. 4/10

Black Widow - Sleeping With Demons (2011): Che orrendità. Non riuscire a raggiungere l'età della pensione ed arrabattarsi per infangare un nome (quasi) storico, peraltro senza averne neanche tutti i diritti. E sono anche fin  troppo cattivo perchè il fautore di tutto ciò, Clive Jones, ha lasciato questa valle di lacrime nel '14. 4/10

Walker Brothers - Nite Flights (1978): Reunion isolata, al culmine della crisi che attanagliò Scott per tutti i '70. Disco diviso fra i tre componenti; la sua parte è molto buona con un proto-crooner-wave di classe cristallina, quelle degli altri due sono noiose ed insignificanti. La media fa 5,5/10

Nosferatu - Nosferatu (1970): Una delle poche ovvietà tutto sommato trascurabili della NWW List. Rock flautato e frizzante in stile Jethro Tull/Colosseum, grintoso quanto basta, per un ascolto curioso e nulla più. I Lily in questo campo furono molto superiori. 6,5/10

domenica 31 luglio 2016

Scarti Da TM #12

Big Blood - Unlikely Mothers (2014): Ci riprovo, con i due ex-Cerberus Shoal, ma anche stavolta ciccia. Il loro ritual-psych-folk-core non va più in là di lì, aggravato da una serie di lungaggini infinite; ascoltare questo disco dall'inizio alla fine è un po' una prova di resistenza. Croce Sopra 5/10.

Richard Dawson - Nothing Important (2014): Songwriting art-folk, stralunato, elaborato, a tratti un po' pretenzioso. Non male ma autoindulgente fino all'ossessione. Occorrerebbe ascoltare anche i precedenti per capire meglio quest'inglese. Ma non ne ho voglia. 6/10

T2 - It'll All Work Out In Boomland (1970): Hard-rock con leggerissime finiture progressive ed un sentore west-coastiano sparso pressochè ovunque. Ma se sono rimasti un nome underground di quegli anni un motivo c'è. 6/10

Nucleus - We'll Talk About It Later (1971): Jazzino-rocchino bello educato, per conformazione assimilabile ai Soft Machine ma privo di qualsiasi coraggio. 5/10

Ma Banlieue Flasque - Ma Banlieue Flasque (1979): Altra deriva french-prog fuori tempo massimo, fuori anche dal Rio. Discreto ma si sente già puzza di plastica. 6/10

Von Zamla - Zamlaranamma (1982): Costola dei gloriosi ZMM, non a caso durata poco perchè la migliore ispirazione era già bell'andata. Cervellotico e molto poco ironico, che era una delle migliori doti dei ZMM. 5,5/10

Hastings Of Malawi - Vibrant Stapler Obscures Characteristic Growth (1981): Heman Pathak, fuoriuscito da NWW, con un trio psico-dadaista nelle intenzioni ma dai risultati fin troppo naif e senza inventiva. Momenti sparsi fanno rivivere la magia di Chance Meeting, ma durano poco.
5,5/10

Groundhogs - Live at Leeds (1971): Incomprensibile pubblicazione, per la quale bestemmiai non poco all'epoca dell'uscita perchè comprai il cd. Un live registrato malissimo, un peccato mortale per il trio che all'epoca faceva super-faville con Split5/10

Incredible String Band - The Hangman's Beautiful Daughter (1968): Poco da dire, non è il mio genere. Viene definito un caposaldo del folk inglese; speravo di intrasentire le radici di un Roy Harper o di un Kevin Coyne, invece ciccia. Ingiusto dare un voto.

Mad River - Mad River (1968): Avevo letto di riferimenti ai Quicksilver, di chitarrismo ai tempi avanguardistico, invece si tratta di un west-coast molto umorale (per non dire poppeggiante) che mi ha lasciato l'amaro in bocca. 5/10

John Fahey - The Voice Of The Turtle (1968): Fahey, il monumento del finger picking. Poco da dire, non è il mio genere. Ingiusto dare un voto, non ci capisco niente.

Arcane Device - Engines of myth (1988): Stranissimo esperimento per feedback elettronici. Inizia con dei bei tonfi siderali che sembrano stabilire un parallelo fra l'esoterismo ed il rumorismo puro, poi si appiattisce. Comunque interessante. 6,5/10

Holy Modal Rounders - Indian War Whoop (1967): Spassoso e dissacrante spettacolo weird-folk-pop come solo in quegli anni poteva essere concepito. Porta un po' troppo addosso il suo mezzo secolo di vita, ma resta un crocevia molto importante. 7/10

Ramones - Rocket To Russia (1977): Sì, non avevo mai ascoltato un disco dei Ramones fino a ieri. E non mi ero perso proprio un bel niente. Una pochezza che dire imbarazzante o disarmante è dire niente. Ci stava il successo, ma anche il clamore critico, nooooooo... 4/10


Einstürzende Neubauten - Tabula Rasa (1993): Persa quasi ogni forza agitatoria-caustica, gli EN si davano in pratica alla musica da club. Censurabile. 5/10

Gavin Bryars - The Sinking Of The Titanic (1975): Una palla gigantesca, mortale, minimalista. La musica da camera non può essere rappresentata da questo tedio. 4,5/10

Paul Dolden - L'ivresse de la vitesse (1994): Esperimento massimalista, con non so quante centinaia di tracce e strumenti sovrapposti. Il problema è che manca un'idea musicale di fondo, e non finisce mai. Sembra più un promo di servizio per produttori o addetti che un disco con delle velleità artistiche. 5/10

Cramps - Songs the Lord Taught Us (1980): Quasi come i Ramones, nel senso di pochezza d'idee e limite di raggio d'azione. Paradossalmente gruppi successivi che furono influenzati da loro saranno di gran lunga più talentuosi (Jon Spencer, Gallon Drunk). Per non parlare del parallelo con i Gun Club: non sia mai! 5/10

Clientele - Bonfires on the Heath (2009): Si spegne la luce. Baldanzosi, frizzanti e sbarazzini, gli ultimi Clientele hanno perso non soltanto la magia primaverile dei primi anni ma anche la disincantata poesia britannica dei dischi di mezzo. 5/10

Claw Hammer - Pablum (1992): Altro che il Capitano e i Devo. Forse ho sbagliato disco, il terzo che veniva esaltato da Rumore e Rockerilla ai miei vagiti di ascoltatore alternativo. Qua c'è solo un rockaccio stradaiolo che fa pensare più ai Guns'N'Roses. Blah. 4,5/10

giovedì 30 giugno 2016

Scarti Da TM #11

Art Of Noise - (Who's Afraid Of) The Art Of Noise (1984): Avanguardia pop-elettronica, nel senso dei samples e delle orchestrazioni sintetiche. Contiene l'ultra-celeberrima Moments in love, che paradossalmente è il momento migliore del disco. Fino a qualche decennio fa poteva accadere. 6/10

Stefano Pilia - Blind Sun New Century Christology (2015): Può capitare: sei il miglior chitarrista italiano degli ultimi anni ma in qualche modo devi sopravvivere ed allora entri negli Afterhours, t'impelaghi in progetti scarsi, fai lavori solisti umili in acustico, etc. Forse era meglio se non te lo dicevo, che sei il miglior etc etc ? 5/10

Vessel - Punish, Honey (2014): Elettronica generalmente scura e ritmata in maniera non banale. Un po' fuori dal tunnel di Haxan Cloak, per dire (stessa label), viste le maggiori concessioni ai pattern melodici. Buono ma non mi prende per la gola. 7/10

Big Wheel - Slowtown (1993): Peter Searcy che provava a fare il Westerberg un pelo fuori tempo, però con una visione molto più quadrata. Disco novantissimo, certo non da condannare (alcuni pezzi sono trascinanti), ma neanche da annoverare. 6,5/10

Buon Vecchio Charlie - Buon Vecchio Charlie (1972): La data è solo di registrazione, fu ristampato molti anni dopo, in tempi di disotterramento prog di qualsiasi livello. Questo è probabilmente il più basso che abbia mai sentito. 4/10

Harry Pussy - Ride A Dove (1996): Antesignano dell'harsh-noise, in anni insospettabili. Il concetto è un po' duro da cogliere, l'effetto/impatto è devastante. Soltanto che la voglia di riascoltarlo non è scontata. 6/10

Blue Cheer - New! Improved! (1969): Il disco con Randy Holden a mezzo servizio, che portava in dote Fruit & Iceberg. Ma il suo contributo era limitato e non bastava per salvare una baracca allo sfascio, fatta di blues rancido, west-coastizzazioni inadatte ed ammiccamenti alla classifica. Un'altro gruppo rispetto all'anno precedente. 5/10

Artcane ‎- Odyssée (1977): Ancora prog francese che inizia con la A, ma molto diverso dal romanticismo di Ange e dalle meraviglie acrobatiche degli Atoll. Ossessionati dai King Crimson ma privi del talento compositivo di Fripp. Comunque, un buon ascolto ma di seconda fascia. 6,5/10

Trumans Water ‎- Godspeed The Hemorrhage (1993): Parte di un poker di Godspeed con cui i TW inquinarono il loro fulminante inizio carriera. Questo è una vera e propria emorragia di infantilismi (PS docet), registrato malissimo e molto poco convincente. Essere naif è un arma a doppio taglio. 5/10


Suzanne Ciani ‎- Lixiviation (Ciani ⁄ Musica Inc. 1969-1985) (2012): Hauntos-hypnas di tutto il mondo, sparatevi queste musiche per Coca Cola, Atari e tanti altri, questo modernariato che diec'anni fa avremmo bollato come bubboni insensati, che riportano gli over-40 a mondi ed emozioni lontanissimi. Lei fu la regina della library americana. 7/10

VV.AA. - A Psych Tribute To The Doors (2014): Tributo cosiddetto psichedelico, ma in realtà molto molto poco. Il bilancio finale non è neanche orrido: qualcuno cerca degli arrangiamenti bizzarri, qualcuno fa il compitino o poco più (fra cui purtroppo i Dead Meadow), qualcun'altro azzarda ma non sfonda veramente. Va bene un ascolto e poi l'archiviazione. 6/10

Neil Young - Psychedelic Pill (2012): Caro vecchio Nellone, tutto il rispetto sempre, ma alla 1000esima variante nella tua gamma di epiche ballad elettriche rompi un po' i maroni. Anche se sei Nellone. 4,5/10

Unmade Bed ‎- Loom (2009): Buon compendio di psycho-pop illusionista seppur chiaramente ispirato ai Jennifer Gentle. Scompare letteralmente però in confronto al successivo, piccolo capolavoro già tributato su TM. A volte succede così: il debutto acerbo ed il secondo maturo. Ed il terzo, arriva? 6,5/10

Amorphous Androgynous - Tales of Ephidrina (1993): Side-project dei FSOL, per una trance meno ritmata e più atmosferica. Mi ricordavo un passaggio molto bello dai tempi della Mental Hour, ma durava solo un pezzo. Il resto è abbastanza ordinario. 6/10

Persona - Uptight (2000): L'ex-batterista dei Gravitar con un'elettronica furiosamente percussiva, ai limiti della drum'n'bass. Interessante perchè anticipa anche certe tendenze sporche di progetti '10, ma alla lungo piuttosto monotono. Insomma, un'incompiuta. 6/10

martedì 31 maggio 2016

Scarti Da TM #10

VV.AA. - Lágrimas De Miedo 14 - Pornography Re-heat (2008): Scadente tributo a Pornography, peraltro impresa impossibile quando la maggior parte dei gruppi sono sludge-metal che si rendono pressochè ridicoli nel cercare di reinventare. Alzano la media Nadja e Savage Republic. 5/10

Pye Corner Audio & Not Waving - Intercepts (2014): Hypnagogic-synth ambientale rigorosamente vintagistico. L'hauntologia ha già partorito i ritardatari / salitori di carrozzoni / irrispettosi / irriverenti (questi ultimi due in senso spregiativo). 5/10

Klaxon Gueule - Pour En Finir (2014): Post-jazz-impro con bassone pirotecnico in primo piano. Non male, peccato per l'uso esacerbato dell'elettronica che guasta un bel po'. 6/10

Desmadrados Soldados De Ventura - Interpenetrating Dimensional Express (2014): Hard-psych tirato all'inverosimile come se non ci fosse un domani o come se il giorno dopo si fosse inibiti dal suonare per il resto della propria vita. 4 pezzi di 20 minuti ciascuno, monotonali, con chitarre in delirio costante. Alcuni spunti sarebbero anche buoni ma se qualcuno gli avesse messo un freno forse si sarebbe tirato fuori qualcosa di decente. 5/10

Tindersticks - Ypres (2014): Colonna sonora per un museo belga di bestiali atrocità della 2° guerra mondiale. Non capendo perchè Staples l'abbia intestato al gruppo, penso che si tratti di precise mini-sinfonie molto suggestive e cariche emotivamente, ma che rientrano nella categoria "soundtracks che da sole faticano a stare in piedi". 6/10

Heavy Winged - Taking The Veil (2006): Impro-space-noise lo-fi che va ben oltre l'harsh di tendenza; probabilmente volevano incarnare la rinascita dei Gravitar, impresa quasi impossibile e infatti non riuscita, ma nel mucchio selvaggio ci sono anche ottime fasi vulcaniche. 6,5/10

Iceage ‎- You're Nothing (2013): Punk-wave alla vorrei fare i primi Husker Du ma non ce la posso fare. Il suono è eccellente ed il cantante un trascinatore, ma mancano i pezzi che si facciano ricordare all'istante, e ce ne sono 3-4 in più. Comunque discreto. 6/10

Greenslade - Greenslade (1973): Inqualificabile caduta nel cattivo gusto di colui che fu il tastierista di Valentyne Suite, per dirne una. Questo non era più neanche progressive, era un'ibrido di pop smaccato ed arrangiamenti lambiccati su composizioni scadenti sprecate per una formazione comunque validissima. 4,5/10

Sd Laika - That's Harakiri (2014): E' vero che il grime non fa per me, anche se non ho mai ben capito cosa fosse ed oggi mi sono wikipediato su di esso, senza tuttavia uscirne con un idea più chiara. Questo poi butta nel calderone troppe cose in maniera inconcludente, finendo per svilire gli spunti migliori che svaniscono in pochi secondi. 5/10

Autumn Grieve - Terra Infinita Extended Edition (2007): Cantautrice canadese qui al suo secondo, ristampato dalla label di Skelton. Cantautorato folk dolente, autunnale (eh eh...) ai limiti della tristezza cosmica leopardiana. Bello stile ma un po' troppo monocromatico. 6,5/10

Jean-Luc Ponty - King Kong - Jean-Luc Ponty Plays the Music of Frank Zappa (1970): Jazz-rock tutto sommato ben orchestrato nonostante il celeberrimo violino abbia la parte del leone. Ma suona esattamente come quei dischi in cui un fenomeno viene messo al centro dell'attenzione anche se lui non ne ha voglia: non dico un pesce fuor d'acqua ma quasi. 6/10

Amps For Christ ‎- Canyons Cars And Crows (2014): Cantautorato psych-folk elettrificato, con delle belle trame e qualche effetto spacey che intriga. Il materiale invece è canzoncine disperatamente modulate su un vintagismo un po' insipido per non dire caricaturale. Si salva perchè è un ex-rumorista, grande stima. 6/10

Murcof - Utopía (2004): Elettronica digital-glitch sostanzialmente fredda ma con qualche ispirato inserto di micro-melodie. Senza che ce ne accorgiamo neanche, un beat da club ci circonda et voilà, musica ballabil-intellettuale. Formalmente impeccabile ma il distacco è ampio, gelido, inesorabile. 6,5/10

Volt - Nucleosynthesis (2007): Synth-hypnagogic con velleità seriose (pezzi da 20 minuti, affiliazione addirittura al progressive). Come tempi eravamo abbastanza puntuali, il problema è che senza ironia si rischia di fare brutte figure. Ce ne vuole una certa. 5/10

Rahmann - Rahmann (1979): Jazz-rock, pulito, sincopato, tecnicamente perfetto. Un po' freddo, vale un buon ascolto ma poi si ripone come comprimarietà. 6,5/10

sabato 30 aprile 2016

Scarti Da TM #9

Andrew Chalk - Ghosts of Nakhodka (2015): Come tributare il disco strumentale di Gone To Earth, 30 anni dopo; stessi suoni, stessa estasi, stessa contemplazione. Però con neanche un decimo del talento di Sylvian. 5/10

Morton Feldman - The Late Piano Works Vol.2 - For Bunita Marcus (Steffen Schleiermacher) - Un'ora e un quarto è un po' troppo, per una composizione di solo piano, fra l'altro suonato molto spartanamente, a ritmi lentissimi. Ma immagino ci sia qualcosa sotto che non ho potuto cogliere....6/10

Catherine Ribeiro & Alpes - Nr. 2 (1970): Non basta la chilometrica e tempestosa Poeme non epique a farmi amare questo disco in cui la francese sembra recitare a teatro, con sottofondi variabili fra l'euro-oriented ballad folk e tappeti di organo fini a sè stessi. Autoindulgente. 6/10

John Foxx - The Garden (1981): Difficile spendere parole su un disco di new-wave tornitruante e di grande produzione, con qualche ottimo pezzo, che a momenti ricorda i Magazine. Al primo ascolto penso "ecco il paradosso, questo l'ho scoperto solo adesso", al secondo già cala la soglia dell'attenzione, perchè la scontatezza (storica) arriva inesorabile. Comunque buono. 7/10

Dennis Young ‎– Reel To Real (2015): Ex-marimbista/percussionista vario dei Liquid Liquid svuota cassetti/e del 1982/83. I limiti sono strutturali: disomogeneità paurosa, registrazioni carenti. Ma la freakeria è di quelle belle sane e creative, e ne esce un soggetto difficilmente inquadrabile, al di là della naivetè. 7/10

Untold - Black Light Spiral (2014): Techno allucinata, rovinosa, gigiona. Qualcosa di dubstep. Qualcosa dei primi '90. Un po' di Detroit. Alcuni spunti sono notevoli. Nel complesso non un capolavoro, ma si lascia ascoltare con piacere. 7/10

Peter Searcy - Couch Songs (2004): Quello del 2000 mi era piaciuto ma ora, ascoltando questa sciapa cofana di piacionerie acustiche alla Counting Crows, è evidente che l'ex-Squirrel Bait non è un'aquila e l'ottima produzione lo aveva mascherato piuttosto bene. Così nudo, sul divano, fa solo americanate di bassa lega. 4/10

Wilde Flowers - Tales Of Canterbury - The Wilde Flowers Story (1994); Fa quasi tenerezza; dei ragazzetti in erba destinati a diventare campioni, ma in quanto immaturi ed acerbi difficilmente sostenibili per un ascolto postumo. I pezzi con Wyatt alla voce alzano la media. 5,5/10

Sic Alps ‎- U.S. Ez (2008): Garage-pop lo-fi svanito. Echi di Guided By Voices e qualche pezzo da far invidia ai Deerhunter. Sostanzialmente innocuo 6/10

Guardian Alien - Spiritual Emergency (2014): Tribal-alien-post-acid-folk con recitazioni, da parte del batterista della metal-band più amata dagli indies su Thrill Jockey. Molto ma molto meglio di questa, che ho trovato insopportabile. Nonostante un focus pressochè inesistente, ottimi suoni e notevole lavoro poliritmico. 6/10

Monarch - Monarch (2004): Quando ho letto la parola magica Khanate ho fatto un salto sulla sedia. Quando ho iniziato ad ascoltare il disco mi sono cascate le braccia. Sludge-doom fiacco e prevedibile che al confronto gli Electric Wizard sono dei fantasisti. 4,5/10


Bonzo Dog Doo-Dah Band - Gorilla (1967): Il vaudeville, il jazz da big-band, il teatrino anni '60, tutto molto simpatico ma non è proprio la mia cup of tea. 5/10

Aeoliah - Inner Sanctum (1982): New-age da terapia, da lettino di fisioterapista. Il mio di fiducia metteva in loop la stessa cassetta di musica tibetana che mi annoiava meno. 4/10

John Martyn - Bless the weather (1971): Folk-jazz di razza, con qualche gran bel pezzo ed una dose massiccia di vanità ed autoindulgenza. Buono ma piuttosto inferiore al successivo Solid Air, già bloggato in passato. Il clima è di jam alla come viene viene tanto sono un fenomeno e comunque Tim Buckley era ben'altro. 6,5/10

Osso Exótico - Musica #1 (IV) (1993): Drone di buona valenza, ben prima che diventasse movimento di massa. Un pezzo unico di un'ora, la prima mezz'ora un filo statica e la seconda più agitata, con un simpatico scacciapensieri alla ribalta. 6,5/10

Irresistible Force - Flying High (1992): Zingales lo mette allo stesso livello di 76:14 dei Global Communication, il che concettualmente ci potrebbe anche stare, ma l'illuminazione è diversi gradini sotto. 6/10

giovedì 31 marzo 2016

Scarti Da TM #8

Steven Halpern - Spectrum Suite (1976): Uno dei padri putativi della new-age, come da guida ben vergata da Gino Dal Soler. Continuo a pensare che la Demby l'ha fatto grande a tutti. Diciamo che questo piano elettrico mi piace se l'ascolto nella sala d'attesa del dentista, nell'atroce e (si spera, salvo fila) immediato anticipo di una sudata ghiacciata. Altrove no. 4/10

Cactus - Cactus (1970): I Led Zeppelin americani, si è scritto. Con tutto il rispetto: hard-blues caciarone e fragoroso, che mi sarebbe piaciuto da matti 15 anni fa. Esecuzioni invidiabili e pathos sanguigno al parossismo. Ma la classe dove la mettiamo? Intendo quella di Page & Co. ....Difficile.... 6/10

Daniel Johnston - 1989 (1990): Hai voglia te a leggere qualcosa di negativo su DJ...non si trova, non esiste. Tutto questo genio naif io non lo scorgo. A costo di sembrare bastian contrario cronico, quando invece proprio non lo mando giù. Le tracce meno peggio sono di fatto pallide imitazioni di Neil Young. Le altre sono imbarazzanti, a volte sembrano delle messe. 5/10

Golden Retriever - Seer (2014): Architetture statiche di synth kraute con un contrappunto compassato di clarinetto più o meno costante. L'assonanza attitudinale coi Cloudland Canyon è palese; va bene il tributo, musica bella e piacevole, ma metterci qualcosa di proprio, qualcosa in più, o ce l'hai o non ce l'hai. . 6/10

I Am A Lake Of Burning Orchids - Innocence (2011); Scartato solo perchè era un sabato o una domenica; durante la settimana mi avrebbe aiutato a scaricare lo stress come per i Wraiths, gli Skaters o altri estremismi. Buon noise-ambient-gaze-techno saturato di quello che fa gracchiare le casse. Sarebbe da rivedere, ma nel weekend propendo per cose più morbide. 7/10

Robin Hayward - Nouveau Saxhorn Nouveau Basse (2014): 65' di sola tuba microtonale, di cui un intervallo di 8' in coppia con una chitarra acustica che fa armonici strozzati. Sarà anche dotato di certo fascino,  incluso l'aspetto tecnico interessante dei terzi e quarti di tono, ma non è uno strumento così eclettico per farsi un'ora. Stranezze di Piero. 5/10

Membranes - The Gift Of Life (1985): Tendo ad ammorbidirmi? Può darsi. Post-punk-noise-wave sguaiato e volutamente approssimativo. Produzione peggio del peggio, il piattume degli '80 mischiato al lo-fi. Ma anche la sostanza non che fosse così memorabile, al confronto di quanto letto in giro. Innegabile comunque un 6,5/10.

Zombi - Cosmos (2004): Synth-core per batteria più che buona e analogicismi come se piovesse. Qualcuno l'ha definita progressive. A me sembra una versione un po' più tirata dei Trans Am più energici, ma anche un po' meno ignorante (al criterio personale di chiunque si applichi l'accezione positivo/negativo). 6,5/10

Laraaji - Flow Goes The Universe (1992): Eno ha sempre avuto questa gran fotta di scoprire gente, ma non è che abbia poi aiutato il progresso nel mondo. Il primo pezzo dura 26 minuti ed è un minimal-tappeto new-age in maggiore; dopo una mazzata così quelle poche cose buone che seguono non si riescono ad apprezzare perbene. 5,5/10

Leonard Cohen - Songs Of Love And Hate (1971): Quando si parla male dei mostri sacri c'è sempre da guardarsi attorno. A me con Cohen succede lo stesso effetto di De Andrè: mi fanno addormentare. Sì, belle parole, belle melodie, ma che noia. 5,5/10

Juana Molina ‎- Un Día (2008): Electro-folk all'argentina. L'idea potrebbe anche intrigare, ma ho sempre creduto che per fare questo genere bisogna essere degli autori davvero bravi, insomma più sul folk che sull'electro. La Molina invece punta sulle ripetizioni vocali e su stati onirici. Zero canzoni che si ricordino, talento davvero basso. 5/10

War On Drugs - Lost In The Dream (2014): Sempre più difficile prendere sul serio Onda Rock dopo che mi schiaffano questo ai posti più alti del poll annuale. Un'autore di talento che spreca buone canzoni in un arrangiamento '80, tronfio e piatto. Fa ancora più incazzare. 5/10

Deviants - Ptoof! (1968): Uno di quelli che sono più storici in base al contesto da cui uscirono piuttosto che per la loro validità intrinseca. Viene di solito menzionato come proto-punk; io ci sento molto blues, tanta approssimazione, non troppa fantasia, con i pezzi migliori che sono quelli acustici. Farren era sostanzialmente un giornalista, e si sente. 6/10

Upsetters - Super Ape (1976): No, il dub tradizionale non è il mio genere. Ho voluto soltanto dare un'ascolto ad uno dei più celebrati. Grandi, grandissimi suoni ma mi sono fatto due palle così. E dubito che con uno stato mentale opportunamente alterato mi piacerebbe. Forse dovrebbe essere necessariamente alteratissimo. 5/10

Angel Corpus-Christi - I♥NY (1985): Piccola macchia nel curriculum di Bruce Anderson. La qui presente signora (moglie di Rich Stim) giocava a fare la Siouxsie con un sottofondo synth-pop che dire irritante è fargli un complimento, perlopiù su cover di Lou Reed e dei Suicide. A volte per le donne si fa qualsiasi cosa (togliamo la macchia dal fenomeno, ci sta...) 4/10

Alameda 5 - Duch Tornada (2015): Non dico che fosse prevedibile, ma un passo falso da parte di Ziolek ci può stare. Il massimalismo eclettico è come camminare sul filo del rasoio. Scommetterei che sono improvvisazioni pure. Si gira a vuoto a lungo, eppure i suoni sono magnifici.... 6/10

Lilacs & Champagne - Danish & Blue (2013): Side project dei Grails, con Amos ed il chitarrista Hall. Probabile frutto di fumate un po' più pesanti (o peggio contaminate) del solito: fantasia hypnagogica post-library condita con trip-hop e tamarridutini chitarristiche che ricordano addirittura i Queen. Vade Retro 4/10

Room - Pre-Flight (1970): Incrocio fra blues-rock stantio, hard-rock, progressive e Jesus Christ Superstar. Se già i primi tre non entusiasmavano, l'ultimo dà la mazzata. 5/10

Patto - Roll 'em smoke 'em put another line out (1972): Peccato mortale, di fronte all'immensa Loud Green Song, uno dei pezzi che ho più ascoltato negli ultimi 10 anni. Un gruppo forse stanco e molto indeciso sulla direzione da intraprendere. Si salva metà della scaletta, l'altra metà davvero bassa (per non dire orribili le gag del batterista) 6/10

lunedì 29 febbraio 2016

Scarti da TM #7

PVT - Church With No Magic (2010); Passo indietro rispetto al precedente, peraltro inciso come Pivot. Elettro-rock poco fantasioso e carente di reale ispirazione, si salva per alcune trovate sonore interessanti. 6/10

Paul Beauchamp - Pondfire (2015): Dopo che l'ho visto dal vivo, provo una sincera simpatia per PB, fra l'altro il suo set mi era anche piaciuto. Su disco, nulla di veramente memorabile. Ambient tendente al dark, qualche graffio, un'artista di seconda fascia abbondante. 6/10

Bron Y Aur - Millenovecentosettantatre (2007); Quinto ed ultimo, il che lascia pensare allo split. Chiusura in tono minore per questo gruppo meneghino che aveva il potenziale per diventare un grande dell'avant-rock ma si è un po' perso nel finale. Frammentato all'impossibile, ci sono momenti eccelsi ma sembra fin troppo improvvisato e sbrigativo. Peccato. 5,5/10

Albergo Intergalattico Spaziale - Albergo Intergalattico Spaziale (1978): Purtroppo sto vivendo un periodo molto conflittuale con l'italiana anni '70, la cui considerazione si riduce sempre più. Non fa eccezione questo che, pur con coraggio, cercò strade alternative e poco battute (Battiato '74/75). Troppo scarno, troppe poche idee, troppo enfatica la voce (e aridaje). Risicato 6/10

Dead Rat Orchestra - The Guga Hunters of Ness (2012): Interessante saga folk ancestrale; gighe alla moviola, arie funeree per organo e violino, tutto strumentale. Con un maggior sviluppo di orchestrazione e produzione si sarebbe potuta tirare fuori una prodezza. 6,5/10.

Tom Middleton - Lifetracks (2007): Metà dei grandi Global Communication al debutto da solista. Downtempo raffinata, per non dire salottiera. Il sound che vorrei proprio sentire in sottofondo mentre mangio al ristorante. Da solo, un paio di pezzi sono veramente belli (la 2 e la 5), ma il resto non entusiasma. La magia di 76:14 è lontana. 6,5/10

The Ex - Starters Alternators (1998): In un ipotetica lega RIO degli anni '80, gli olandesi Ex sarebbero stati fra i fondatori. Ma la differenza non la fa solo l'epoca, ma anche la classe. I Crass ne sarebbero stati leaders, gli Ex degli onesti comprimari. Buon art-noise-punk con sonorità ai tempi in auge, contenuto molto altalenante. 6,5/10

Affinity - Affinity (1970): Più che buon pop-jazz che uscì su Vertigo, e quindi garanzia minima di qualità. Nulla da dire sullo stile; una vocalist che ricorda Grace Slick, un tastierista pirotecnico ed elegante, canzoni discrete quando non buonissime. E allora perchè non un post? Boh! Forse TM ha bisogno di cose più tese. 7/10

Stargazer's Assistant ‎- The Other Side Of The Island (2007) - Il batterista dei Guapo che si inventa drone-metal-dark-ambient-organic per la mostra delle sue sculture. Il tempismo non era male, il risultato un po' confusionario e privo di una visione ben precisa. Almeno alle mie orecchie. 6/10

Baby Dee - Love's Small Song (2002): Quadretti pacifici e rilassanti per piano bucolico e voce ancor di più. Inutile fare paragoni con Antony, qui manca del tutto tensione e trasporto drammatico. Se si ignora a piè pari la stucchevolezza, può essere anche un'ascolto gradevole perchè inconsueto. Ma l'ora secca di usignoli appare un atto a tradimento del tutto evitabile (se l'avessi comprato a prezzo maggiorato perchè doppio mi sarei incazzato a morte). 6/10

Khan - Space Shanty (1972): Ha ragione Vlad, niente da dire. Le sonorità e le esecuzioni sono da manuale storico (Hillage e Stewart, e che sezione ritmica!), ma il materiale è nettamente sotto la media di Egg. Gong e Soft Machine. Al primo ascolto sembra un reperto importante, al secondo già scade di netto. Da qui a dire che fa schifo però ce ne corre, eh.... 6,5/10

Spires That In The Sunset Rise - Beasts in the Garden (2015): Psycho-folk al femminile con flauto, sax e voci trattate. Un chè di ancestrale ma con suoni moderni e la giusta visionarietà per distinguersi adeguatamente. Manca un aggancio killer, ma forse andrebbe ascoltato più volte per scovare il meglio. 7/10

Valerio Tricoli - Misery lares (2014): Ovvero come sarebbe stato un disco dei 3/4hadbeeneliminated senza i contributi di Pilia e Rocchetti. Il problema è che io non sono abbastanza ferrato in materia di elettro-acustica-organica, oppure che sono un neo-melodico, oppure che questo è troppo lungo e diventa una noia mortale? 5/10

Greg Haines - Where We Were (2013): Conosciuto in uno split con Xela, Haines in piena solitudine non convince appieno. Si sente che ha i numeri per diventare un novello Eluvium, ma divaga e spazia troppo fra ambientalismi e qualche numero ritmico. Rivedibile. 6/10

Liturgy - Aesthethica (2011): Come avrà fatto la TJ a pubblicare un gruppo black-metal, vien da chiedersi. I tempi sono duri per tutti, anche per le istituzioni storiche. Poi però non copritevi dietro la scusa "eh ma questo è black metal d'avanguardia". 5/10

Rolo Tomassi - Cosmology (2010): Sempre un plauso a chi trova soluzioni originali. Gli inglesi RT ce l'hanno fatta: l'incrocio fra Carcass, math-rock e shoegaze gotico fa spettacolo con poco o niente. Ma un buon 2/3 del disco per me è fin troppo pesante. 5,5/10

domenica 31 gennaio 2016

Scarti da TM #6

Sinistri - Free Pulse (2005): Il passato è glorioso, non c'è che dire. Ma non è che poi ogni tua mossa non possa essere messa in discussione. Il cambio del nome l'ho trovato fuori luogo. Il disco ha un suono della madonna, ma è un monolite difficile da discernere. Giannini e Bertacchini sembrano auto-svilirsi. 6/10

Mama Dada 1919 ‎– Slits, Quick (1979): Improvvisazioni un po' raffazzonate e poste alla rinfusa: cori da tragedia greca teatrale. schitarrate neanche troppo fantasiose. Poca roba, caro Vlad, secondo me questo non va nella casta "da ascoltare". 5,5/10

Maquiladora - The Lost Works of Eunice Phelps (1999): Buon american-folk, un po' ubriaco, con una manciata di melodie notevoli. Una volta lo chiamavano alt-country. Per me il loro migliore resta Wirikuta. 6,5/10

Lightning Dust ‎– Fantasy (2013): Synth-pop al femminile, con qualche puntata agreste e discreti pezzi ma con un suono patinato ed un po' troppo zuccherato. 5/10

Gate - Damned revolutions (2012): Micheal Morley alle prese con due lunghissime divagazioni noise debosciate e prive di mordente. Lontani i tempi dei Dead C. 5/10

Pram - Sargasso Sea (1995): Post-rocckino educato, con i vibrafoni, la marimba, la voce femminile aggraziata. E senza uno straccio di melodia da ricordare. Che palle 5/10

Volcano The Bear - The Inhazer Decline (1999): L'ha detta bene Pierino su VTB: troppe pubblicazioni, troppa dispersività. Questo fu il primo di una serie altalenante ma tutto sommato abbastanza felice. I NWW che jammano con i Faust, sostanzialmente. Ah, è successo veramente? 6,5/10

Bourbonese Qualk - Autonomia (1993): Devastante techno-industrial, furore robotico portato al limite. Come diceva il maestro jazz nel bellissimo Whiplash, not quite my tempo. 5,5/10

Current 93 / Nurse With Wound ‎– Music For The Horse Hospital / Sounds From The Horse Hospital (2002): Limitato (accompagnava un installazione di chissà cosa) e per completisti estremi. Tibet organizza un festino da camera per sole donne di 40 minuti, Stapleton fa incazzare perchè non è altro che Salt Marie Celeste con un anno di anticipo. 6/10

Vonneumann - Il De' Blues (2014): Ma quale blues, il blues d'Egitto. De' Math-rock che fa tanto USA metà'/fine '90, agilmente elaborato con qualche puntina di post-hc e qualche spruzzata di jazz con tanto di sax in svisatura. Scarsa creatività, questi suoni hanno conosciuto tempi migliori. 5,5/10

Loftus - Loftus (1999): I Red Red Meat + i Rex. Viva l'amicizia instaurata al termine del tour insieme nel '95. Volemosebbène. Erano altri tempi, diciamocelo. A distanza, i Rex restano ancora grandi, i Red Red Meat poco meno. Ma fare la somma delle parti resta sempre una scienza molto, molto oscura. 6/10

Axolotl - Way Blank (2006): Un po' laterale rispetto allo U.S. Noise anni zero ma facente comunque parte di quella ondata. Un po' Animal Collective, un po' Skaters, un po' Mudboy, un po' rumorista, un po' dronico. Tante cose carine (ironico), un buon disco, ma non abbastanza per scriverci un post. Magari un domani. Ma probabilmente no. 6,5/10


Bark! ‎– Fume Of Sighs (2012): Electro-impro per ticchettii e singulti convulsi, quasi una forma anomala di free-jazz in salsa schizofrenica. Al primo ascolto incuriosisce, ci si chiede che roba sia mai questa. Già al secondo già la noia fa capolino. Al terzo la fa da padrone. 5,5/10

Third World War - Third World War (1971): Rocckaccio un po' hard un po' folk. Non è male, anzi, alcuni momenti sono anche buoni ma restano una minoranza. Mi sarebbe spiaciucchiato 15 anni fa. La vecchiaia. 5,5/10


Arti & Mestieri - Tilt (Immagini per un orecchio) (1974): Capisco sempre più Vlad quando dice che la musica italiana dei '70 mostra la corda, man mano che si ascolta (scopre) più quella europea. Il prog-jazz degli A&R è anche bello, ma quelle parti cantate col diabete fanno letteralmente cascare le braccia. Mancanza di coraggio. 6/10

martedì 12 gennaio 2016

Scarti da TM #5

Platonick Dive - Therapeutic Portrait (2013): Pallida imitazione dei primi, grandi God Is An Astronaut. Peccato, sono toscani. 5/10

Raccomandata Ricevuta di Ritorno - Per un mondo di cristallo (1972): Difficile da stroncare per la portata delle parti strumentali, ma un po' pesantino e si sarebbe potuto architettare molto meglio. Un Ys mancato. 6/10

Retsin - Sweet Luck of Amaryllis (1998): Vale lo stesso concetto espresso per Ida e Lois. Questi complicati anni '90. Io ero adolescente, mi giustifico. 5/10

Robedoor - Rancor keeper (2007): Drone-noise imponente con qualcosa di sinfonico (volente o nolente). Buono ma non abbastanza da scriverci un post. 6,5/10.

Roil - Frost Frost (2012): Fantasia: Chris Abrahams che litiga con Buck e Swanton, li manda a fanculo e declama adesso faccio il mio trio sbattendo la porta. Poi fa il suo trio, registra, riascolta e cambia idea. Fanno pace ma intanto i Roil hanno preso impegni e Abrahams fa buon viso a cattivo gioco, li rispetta e fa il gentleman. 5/10

Samurai - Samurai (1971): Gli Web del fantastico I Spider costretti da chissà cosa a cambiare nome, e loro malgrado anche stile. Mediocre. Fine della corsa. 5,5/10

Seesselberg - Synthetik 1 (1973): Fratelli, tastieristi, testatori professionisti di nuovi modelli di synth. Musicisti e/o artisti no, però. Germania, 1973. Accadevano anche cose strane. 5,5/10

Jason Simon - Jason Simon (2010): Bravo Jason, hai fatto bene a confinare le tue ballad in un disco solista invece di invadere la Dead Meadow, che deve restare elettrica forever. 5,5/10

Judge Smith - Orfeas (2011): Il fondatore del Generatore insieme a PH e GE, presto andatosene in cerca di chissà che cosa. Opera rock tronfia ed inascoltabile, con tanti di quegli assoli di chitarra da non voler più ascoltare una chitarra per le 24 ore successive. 4/10

Sound - Drunk on confusion (1999): Side-project della Vas Deferens Organization. L'imprinting è quello; il disco parte malino con troppa chitarra e poi si riprende alla grande da metà in poi. La media fa 7/10. Non abbastanza per farci un post.

Strapping fieldhands - In the pineys (1994): Impossibile restare sulla media dei precedenti. Sembrano un po' degli scarti. 6/10

Techno-animal - Ghosts (1991): Martin e Broadrick. La grandezza dei personaggi non si discute, forse è invecchiato un po' male come suono ma che classe. 7/10.

Trans Am - Volume X (2014): Brutto brutto brutto. Quando non si ha neanche più l'idea su come intitolare il disco. 4,5/10

Uochi Toki - Macchina da guerra (2013): Bruttarello andante. Siamo alla frutta? 5,5/10

Vajra - Sichisiki (1997): Interessante variante di KH, solo come chitarrista accompagnatore di un poeta stridulo e forse un po' alterato. Non si sarà impegnato alla morte ma è da apprezzare quantomeno l'intenzione. 6,5/10

Van Morrison - Moondance (1970): Niente a che vedere con Astral Weeks. E' talmente ruffiano che vien voglia di cancellarlo, ma la classe resta. 6/10

Vortex - Le cycles de Thanathos (1979): Prog-zeuhl di seconda fascia. Per farsene mancare pochi. 6,5/10

Scott Walker - Til the band comes in (1970): Cantonata all'indomani del capolavoro. Ci poteva stare, peccato per 2-3 pezzi magnifici che ne escono così isolati da farsi dimenticare in fretta. 5/10

The World Is A Beautiful Place & I Am No Longer Afraid To Die ‎– Between Bodies (2014): Spoken word su sottofondo post-emo. Chris Leo non se l'è ancora mangiato nessuno e dubito che nessuno mai ce la farà. 5,5/10

lunedì 11 gennaio 2016

Scarti da TM #4

Migala - La increible aventura (2004): Con la bella esperienza dell'Acuarela speravo che dalla Spagna uscisse qualcosa di meglio, oppure non mi sono documentato. Indie-folk ombroso e decisamente le lingue latine hanno poco a che fare con queste sonorità. Non malaccio. 6,5/10


Mineral - The power of failing (1997): Parola d'ordine Emo. Ma dico, oltre al trasporto, all'enfasi ed alla carica, metterci un po' di talento no, eh? 5/10

Mojave 3 - Excuses for travellers (2000): Ovvero come nascondersi inconsciamente dopo un grande successo. Sono sicuro che la reunion degli Slowdive è avvenuta anche perchè si sono così pentiti di aver tirato fuori queste brutture che non vogliono essere più identificati con qualcosa che davvero non c'entrava niente. 4/10

Murple - Io sono Murple (1974): Da tempo scavo il fondo del barile dell'it-prog e ogni tanto tiro fuori qualcosa di inedito perchè il ricordo va sempre alle copertine Mellow che vedevo sui Rockerilla del 93/95, ai nomi strani, etc. Moltissimi reduci di quelle esperienze sono finiti a fare piano-bar. 5/10

Music Blues - Things Haven't Gone Well (2014): Bassista di gruppo post-metal cerca di riciclarsi cantautore spostato. Post-macelleria di bassa lega con pochissime idee. 5/10

Nautical Almanac - Rooting For The Microbes (2004): Sono convinto che anche Valerio Mattioli col tempo sta ridimensionando molto yankee-noise che un decennio fa esaltava a spada tratta. 5,5/10

Colin Newman - Commercial Suicide (1986): Non so le vendite, per me lo è stato artistico. 5/10

Niemen - Vol. 1 + Vol. 2 (1972-3): Cantautore polacco famosissimo in patria, voce possente ed enfasi romantico-classica. Un po' troppo zucchero. La media dei due fa 5,75/10.

Organ - Thieves EP (2008): Manciata postuma di pezzi rimasti nel cassetto, dove avrebbero fatto meglio a rimanere. L'integrità dell'unico splendido album è intatta, per fortuna. 5,5/10

Ovary Lodge - Ovary Lodge (1976): Progetto apocalittico di Keith Tippett, una roba post-jazz oscurissima ed impenetrabile. Incute timore e annoia un po', ma che stile. 6,5/10

Pandora's Box - Original Sin (1989): Una delle (ormai) tante cantonate clamorose del nostro Pierone. Musical plastico che manco Grease o quel telefilm americano della scuola d'arte di cui non ricordo il titolo. Orrendo. 4/10

Pierrick Pedron - Kubic Cure (2014): Dieci hits dei Cure rifatti in chiave jazz acustica, con il sassofono a fare le parti vocali. Un paio vengono anche piuttosto bene, ma suona principalmente come un inutile profanatura. A volte le scomesse si perdono, soprattutto quando hanno poche probabilità di riuscita. 5,5/10

People - Misbegotten Man (2007): Una cantautrice matta + Kevin Shea = un duo che andrebbe un po' recintato, ma alla fine per miracolo funziona. 7/10

People Of the North - Sub-Contra (2013): Drone-metal come per emulazione e non naturale ispirazione. Non mi era mai capitato di trovare un batterista così inadatto e fuori luogo. 5/10

Phew - Phew (1981): Il confine fra new-wave e jappo-pop di quelli che senti in repeat nei ristoranti all you can eat gestiti da cinesi. Per fortuna, stiamo un po' più dal primo ma per favore... 6,5/10

Pinkcourtesyphone - Description Of Problem (2014): Paragonato a Basinski, mah. Il disco è molto buono ma ultimamente quelli eccessivamente lunghi mi stancano. 6,5/10

domenica 10 gennaio 2016

Scarti da TM #3

Goblin Cock - Come With Me If You Want To Live! (2009): Esperimento metal di Rob Crow, uno che mi è sempre stato antipatico per aver distratto Zack Smith dai 3MP ma che alla lunga ha sempre fatto il suo mestiere con onestà ed integrità. Persino qui. 6/10

Hairy Chapter - Can't get through (1971): Non potevano mancare scarti dalla NWW List. Questo è troppo hard-rock, per quanto nel '71 l'hard-rock potesse vivere la stagione dorata. Diciamo che il ciclo fisiologico dell'H-R più canonico è un po' che è al nadir e non accenna a rialzarsi, nonostante la bravura quasi oggettiva. 6,5/10

Heads - Relaxing with...(1995): Stoner-rock monodimensionale di quello che a metà '90 era pompatissimo da Beppe Riva di Rockerilla, ed io lì pronto a cascarci. Per fortuna che non comprai il cd; non mi ispiravano dalle foto, chissà perchè. 5/10

Michael Hoenig - Departure From The Northern Wasteland (1978) Ex-Agitation Free, con un (presunto) capolavoro di musica elettronica ante-litteram. L'ho trovato bello ma non così sensazionale. Forse ero un po' stanco quando l'ho ascoltato. 7/10

James Holden - The Inheritors (2013): Elettronica ritmata di vaga ispirazione techno-trance con qualche velleità alla Swanson / Porter. Buono ma un po' sfiancante alla lunga 6,5/10

Ida - Ten small paces (1997): Indie-rock all'acqua di rose di cui ai tempi era quasi vietato parlare male. Tutto così perfetto, pulitino, arioso ed ordinato. Che palle. 5,5/10

Inventions - Maze of woods (2015): Mr. Eluvium + Smith degli Explosions. Delusione dell'anno. Inventatevi qualcos'altro, per favore. O ci mettete più impegno o lasciate stare. Ma grazie, per sempre. 5,5/10

Jacula - In Cauda Semper Stat Venenum (2001): Declamazioni in latino su strati di organo chiesastico, come se il mondo stesse per finire da un momento all'altro. Di una noia e pesantezza non indifferenti. 5/10

Jennifer Gentle - I Am you are (2001): Sydbarrettiano fino al midollo, ma anticamera lodevole del secondo album, il capolavoro. E' che non c'era molto da dire per farne un post. 7/10

La Piramide Di Sangue - Sette (2014): Obscure-psychedelia italiana, di quella inneggiata da VM. Meglio i Supervixens e i sardi Hermetic Brother-etc etc, ma merita un ascoltino. 6,5/10

Ladytron - 604 (2001): Uh? Eh? No, è che una sera al cinema c'era uno spot pro-industria e il sottofondo era He took her to a movie che è un pezzettino elettronico irresistibile. Il resto del disco molto meno. 5,5/10

Lemonheads - It's A Shame About Ray (1992): No, io su Dando non sono mai cascato. Già all'epoca le sue canzoncine mi sembravano del tutto insignificanti. Ed oggi sono lì, impietose e svergognate, a coprirsi la faccia. Una volta il marketing era onnipotente. 4/10

Lois - Strumpet (1993): Indie-rock all'acqua di rose di cui ai tempi era quasi vietato parlare male. Tutto così perfetto, pulitino, arioso ed ordinato. Che palle. 5,5/10

Mahogany Brain ‎– With (Junk-Saucepan) When (Spoon-Trigger) (1971): Un poeta sfatto da chissà quale sostanza che recita sopra un improvvisazione collettiva, di musicisti probabilmente fatti anch'essi. C'è un limite a tutto, ma anche alle critiche che gli si possono rivolgere. 6,5/10

Aaron Martin - Chapel floor (2014): Solo violoncello, acustico o effettato. Ha i pregi (il suono) e i difetti (la limitatezza) del caso. 6,5 e molto probabilmente croce sopra.

Martin Saint Pierre - Solo creation (1977). Solo percussioni, acustiche o effettate. L'intenzione era quella di esplorare la gamma dei suoni, non di mostrare muscoli alla Tulliodepiscopo. Ma resta una palla gigantesca. 5/10

sabato 9 gennaio 2016

Scarti da TM #2

Danny Cohen - Dannyland (2004): Uno che inizia a fare dischi verso la mezza età o è raccomandato oppure il mondo si è perso qualcosa. La seconda può anche succedere, la storia ce lo insegna. Qui è stato Tom Waits. 5/10

Mike Cooper With The Machine Gun Co. ‎– Places I Know (1971): Quando ho letto su BU della ristampa, speravo di aver trovato un'altra gemma nascosta dei 70. Peccato, solo un onesto cantautore folk-rock di serie B. 6/10

Lol Coxhill ‎– Ear Of Beholder (1971): Incensatissimo da PS, ma ho un limite: non è proprio la mia musica. Ciò non toglie che, dopo 2-3 ascolti, riveli doti istrioniche e di intrattenimento che trascendono i gusti. 7/10

Crisne - Albedo (2012): La Marongiu degli Architeuctis Rex in libera uscita personale col suo progetto hauntologico. Vaporoso, un po' krauto, suono molto sintetico anni '80; peccato che manchino i pezzi. Se ne fa un altro la riprovo, però. 5,5/10

David Cross - Exiles (1997): Confesso, l'ho ascoltato soltanto per la presenza di PH alla voce. Ma è la sagra del narcisismo, dei reduci del prog abbandonati soltanto ad un auto-estetica priva di ogni senso dell'avventura, e priva di buon gusto. 5/10

Devo - New Traditionalists (1981): Cantonata clamorosa, il peggiore synth-pop, svagato e pezzi inesistenti. Forse dovrei riascoltarlo, ma al massimo si arriverebbe a 4,5/10.

Drcarlsonalbion ‎– La Strega And The Cunning Man In The Smoke (2012): Carlson si dà alle sonorizzazioni, credo ormai disintossicato (a giudicare dalle interviste su Youtube, sembra piuttosto presente), da solo con la sua chitarra pigra e laconica. Meglio gli Earth, anche quelli meno esaltanti. Vale un ascolto, comunque 6/10

Early Day Miners - Placer Found (2000): Penso che i cicli siano fisiologici. Magari fra una decina d'anni rivaluteremo lo slow-core, al netto dei classici. Adesso è un po' al nadir. E allora potrò sbandierare che io l'ho sempre amato, follemente...Anche certi dischi minori. 6/10

Frogs - It's Only Right And Natural (1989): Folk sbilenco, folle e felice di esserlo. Riponevo qualche speranza, ma proprio non m'è entrato. La classe sta altrove. 5/10

Fuzz Orchestra - Morire per la patria (2012): Dobbiamo sostenere i gruppi italiani, dobbiamo aiutarli a superare questa mania di provincialismo, dobbiamo andarli a vedere dal vivo, dobbiamo comprare le magliette....sì, va bene, ma anche quando sono poca poca roba? 5/10

Peter Gabriel - Passion (1989): Incensatissimo da PS. Diciamo che se Gabriel lo avesse realizzato con sana e genuina adesione al concetto e con una produzione più spartana sì, avrebbe potuto realizzare un capolavoro. Invece è una mezza colonna sonora prodotta mainstream anno domini 1989. Si faccia un po' media, esce 6,5/10

Flavio Giurato - Marco Polo (1984): Oh, sulla carta doveva essere un must per noi panelliani/dongiovanniani. Qualche cosa di notevole c'è, ma forse Giurato avrebbe raggiunto risultati più rilevanti se si fosse dato al minimalismo. Tutte quelle ripetizioni fino alla noia provocano sbadigli. 6/10

Flavio Giurato - La Scomparsa di Majorana (2015): Ballad acustiche tendenti al grigio con un sussurro appena appena udibile, che snocciola testi molto belli. Per questi ultimi merita 2 ascolti, ma da qui a metterlo nella top 10 dell'anno, ce ne corre. 6,5/10

giovedì 7 gennaio 2016

Scarti da TM #1

Dischi originalmente destinati a TM ma scartati per selezione naturale del periodo.


Alcest - Souvenirs d'un autre monde (2007): Ambiziosissimo ed eccitante sulla carta. Promette emozioni a base di shoegaze e delicatezze di vario tipo. Il suono è ottimo ma mancano le canzoni killer. 6,5/10 e con ogni probabilità, croce sopra.

Alien Whale ‎– 1st Live Album (2010): Fallimento di un supergruppo messo su alla carlona, senza un criterio e possibilmente da cancellare dalle biografie di Colin Langenus (UIAM) e Matt Mottel (Talibam!). Un pastone casinista informe che vaga senza meta, forse frutto di qualche fumata eccessiva. Vale il classico detto solitamente applicato al blues: queste jam sono come le scoregge: piacciono solo a chi le fa. 4/10

Archive - Axiom (2014): I Radiohead mancati degli anni zero? Boh. Ho trovato questo disco laccato ed un po' troppo estetico, però non metto la croce sopra, voglio risentirli. 5,5/10

Robert Ashley - Perfect Lives (Private Parts) The Bar (1980): Mi arrendo, ma mi è piaciuto. Questo è quanto penso quando trovo gradevole un disco di avanguardia (presunta o tale) ma non riesco a coglierne il senso. Tutt'altro che difficile da ascoltare, peraltro. Quando è morto Ashley, ne hanno scritto ogni bene.  7/10

Atoms For Peace - Amok (2013): Puzza da morire, il supersupergruppo ultrapubblico. Però un po' Yorke e Flea li capisco: chi mai dovrebbe togliere loro il diritto di farsi una o più suonate insieme e magari fantasticare su cosa si sarebbe potuto fare insieme negli anni migliori? Alla fine il disco è anche simpatico, ciò non toglie che il coraggio abiti ad anni luce di distanza. 6,5/10

Mark Banning ‎– Journey To The Light (1985): Feticcio new-age di un chitarrista californiano rimasto irripetuto. Non è malvagio, ma ho l'impressione che al ventesimo disco di new-age degli anni '80 che avrò ascoltato archivierò drasticamente la faccenda con lo stesso pensiero di adesso: la Demby l'ha fatto grande così a tutti (e Raphael è degli anni '90, attenzione). 6,5/10

Barn Owl / Tom Carter ‎– Barn Owl / Tom Carter (2008): i Barbagianni erano ancora acerbi e bisognosi di farsi vedere, Carter già un veterano. File under: favore del secondo ai primi, che sfagiolavano 3 improvvisazioni tutto sommato dispensabili. Meglio il secondo, e detto da me è simbolico. 6,5/10

Bobby Beausoleil ‎– Dreamways Of The Mystic (2005): Delusione se si pensa a BB come l'autore della magnifica colonna sonora di Lucifer Rising. Rischia di diventare un modello in negativo quando si parla di suoni sintetici di cattivo gusto (flautini e tastieracce plasticate). Ma cosa scatta nella mente umana dopo 30 anni di carcere non lo possiamo sapere. 5,5/10

Black Bombaim - Titans (2012): Si parla di Quicksilver, di Blue Cheer, di Pink Floyd. A me pare un mastodonte di tamarritudine infinita, peraltro prodotto con una brillantina inadeguata. Indigeribile, ho fatto davvero fatica ad arrivare in fondo (anzi, forse ho troncato a qualche minuto dalla fine). 4/10

Olivia Block - Pure Gaze (1999): Vale più o meno il discorso di Robert Ashley, ma qui sembra mancare ogni senso dell'umorismo. Quindi, mezzo voto in meno. 6,5/10

Cat Power - Sun (2012): voto applicabile sia alla svolta musicale verso il pop più sfacciato che al cambio di look della Chan (capello cortissimo): stava molto meglio prima. 4/10                              

Appunti sperimentali

Spazio riservato a:
-gli appunti che mi girano in testa ma che non valgono la pena di essere approfonditi
-le stroncature di ciò che resta fuori da TM per demerito soggettivo
-a qualsiasi altra cosa che non vada ad inflazionare inutilmente TM.
-le keys of the day (i pezzi preferiti del giorno)
-le riflessioni concentriche musicali senza capo nè coda

Strictly personal e anche un po' strafottente, per non dire snob.